“Mi avevano invitato là al Baglio Vecchio a mangiare… c’era il senatore D’Alì.. no… gli ho detto me ne vado perché mia moglie aspetta me…”. E' questo lo strano quanto curioso retroscena offerto dall'operazione antimafia Anno Zero, che giovedì scorso ha portato in carcere 21 persone, accusate di far parte del clan mafioso guidato dal superlatitante Matteo Messina Denaro. Uno degli arrestati non ha voluto partecipare ad un pranzo perché tra i presenti c'era il senatore di Forza Italia Antonio D'Alì.
Vittorio Signorello, impiegato del ministero della Difesa, in servizio presso la base militare del 37° Stormo di Birgi, è protagonista di una intercettazione shock in cui "giustifica" l'omicidio del piccolo Santino di Matteo. Poi, in un'altra, viene ascoltato mentre conversa con l'imprenditore Giovanni Ligambi in cui spiega i motivi del rifiuto a partecipare a quel pranzo perché presente il senatore D'Alì.
Il fatto è a dir poco paradossale. Signorello è considerato dagli inquirenti come membro della famiglia mafiosa di Castelvetrano, per avere collaborato con Gaspara Como nelle sue attività illecite, facendo da messaggero tra lo stesso Como e Vincenzo La Cascia (esponente di vertice della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara), organizzando incontri riservati, fornendo la disponibilità dei propri mezzi di trasporto e della propria residenza estiva, prendendo personalmente parte ad incontri e riunioni con i medesimi e con altri esponenti di Cosa nostra, intervenendo nella trattazione e nella gestione delle attività criminose, minacciando in concreto ritorsioni e danneggiamenti, recuperando e trasportando ingenti somme di denaro, nonché curando il reperimento, l’alterazione e l’occultamento di armi comuni da sparo da tenere a disposizione dell’organizzazione mafiosa.
Insomma, in base alle indagini di Anno Zero, Vittorio Signorello è un soggetto accusato a tutti gli effetti di essere mafioso, ma ha un "grosso" problema, non vuole farsi vedere con il senatore che da anni è sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa. E' molto probabile, invece, che Signorello era così nervoso perché immaginava di essere sotto investigazione, tanto da giustificare con questo sfogo, con queste parole, il fatto di non essere andato a quel pranzo: “…non so niente... e non voglio sapere niente... qualche giorno... qualche giorno da me vengono... qualche giorno da me vengono...minchia se vengono... se la fanno ficcare in culo...”.