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26/04/2018 06:00:00

Sorveglianza speciale per D'Alì, altro rinvio

14,00 - Nuovo rinvio nel procedimento davanti al Tribunale di Trapani per l'applicazione all'ex senatore di Forza Italia, Antonio D'Alì, di una misura di prevenzione. La difesa ha chiesto un rinvio per produrre nuovi documenti a favore del senatore, e per dimostrare la sua estraneità ad ogni tipo di contesto mafioso, come invece sostiene l'accusa. Se ne parla il 24 Maggio

 

06,00 - E’ attesa oggi la sentenza del procedimento giudiziario nei confronti dell’ex senatore di Forza Italia Tonino D’Alì, iniziato il 13 luglio del 2017 davanti al Tribunale delle Misure di prevenzione di Trapani. Curiosa coincidenza vuole che, proprio oggi, 26 aprile 2018, cada il 56° compleanno del boss castelvetranese Matteo Messina Denaro, il 24° da latitante.

Del boss ritenuto il capo di Cosa nostra in Sicilia occidentale (qui potete leggere la prima parte della sua storia e qui la seconda), infatti, non si sa più nulla dal giugno del 1993. Secondo l’accusa della Procura antimafia di Palermo, i rapporti tra l’ex sottosegretario all’Interno e la famiglia mafiosa dei Messina Denaro, sono alla base della “pericolosità sociale” di D’Alì e per questo hanno istruito questo processo.

Come si è arrivati a questo procedimento - Lo scorso anno l’esponente forzista arrivò davanti ai giudici a poco più di un mese dalle elezioni amministrative di Trapani, che lo avevano visto battuto al primo turno dall’ex sindaco Fazio e da Pietro Savona del PD, nel corso di una campagna elettorale surreale, in cui egli stesso era stato raggiunto da un provvedimento di sorveglianza speciale da parte della Procura distrettuale Antimafia di Palermo con l'applicazione del soggiorno obbligato a Trapani, e Fazio, addirittura, arrestato per corruzione.

Bisogna dire che in questo nuovo procedimento che si chiude oggi davanti al Tribunale delle Misure di Prevenzione, non ci sono state novità rispetto alla posizione processuale accertata dai due processi chiusi a carico dell’ex senatore: uno davanti al gup di Palermo e l’altro alla IV sezione della Corte di Appello, sempre di Palermo, che lo hanno visto assolto e contestualmente dichiarato il non luogo a procedere per prescrizione del reato fino al 1994 nel procedimento che lo vedeva imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. La Cassazione, però, ha annullato la sentenza d'appello e si attende l’inizio del nuovo dibattimento.

Le accuse – Secondo la procura D’Alì avrebbe svolto un ruolo fondamentale nella gestione degli appalti per importanti opere pubbliche e un suo collegamento con gli interessi mafiosi sarebbe emerso in modo significativo dalla vicenda del prefetto Fulvio Sodano che venne trasferito da Trapani mentre cercava di opporsi al tentativo della mafia di riappropriarsi della Calcestruzzi ericina, un’azienda sequestrata al boss di Trapani Francesco Virga.

I pentiti - Dei collegamenti di D’Alì con i boss mafiosi ne hanno parlato diversi pentiti tra cui Giuffrè, Campanella, Birrittella, Sinacori e Ingrasciotta. Quest'ultimo ha raccontato dei rapporti di D’Alì con i Messina Denaro, campieri nelle tenute di Castelvetrano di proprietà della famiglia D’Alì che si impegnarono per la prima candidatura al Senato nel 1994.
Altro rapporto personale che D’Alì avrebbe intrattenuto, secondo la Dda di Palermo, è quello con Tommaso Coppola, imprenditore valdericino, condannato in via definitiva per mafia e ritenuto il regista dei grandi appalti della Provincia di Trapani.

Don Ninni Trepiedi - Nel pesante atto di accusa nei confronti dell'ex senatore trapanese, rientra, infine, la testimonianza di don Ninni Treppiedi, ex arciprete di Alcamo ed ex direttore dell'ufficio amministrativo della diocesi di Trapani, i cui racconti in particolare nel processo di secondo grado sono stati ritenuti attendibili; racconti che riguardavano la Banca Sicula ma soprattutto i rapporti che tanti anni fa D’Alì avrebbe intrattenuto con la famiglia mafiosa di Mazara del Vallo degli Agate.

Operazione "Pionica" - Recentemente anche la carte dell'operazione antimafia “Pionica” erano finite nel procedimento trapanese. Le videocamere nascoste dei carabinieri, hanno ripreso un incontro tra D'Alì e Girolamo Scandariato, imprenditore in odor di mafia arrestato nel corso della stessa operazione. L'incontro non ha avuto alcun valore penale, e lo stesso D'Alì non è neanche rimasto coinvolto nell'operazione antimafia, ma le immagini che ritraggono l'incontro sono finite lo stesso tra le carte dell'accusa. Oggi il responso dei giudici sul provvedimento della sorveglianza speciale per D'Alì.