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30/04/2018 06:00:00

Mafia, Castelvetrano. Le intimidazioni al Consigliere Calamia e… l’olio

La vicenda dell’ex consigliere castelvetranese del Pd, Pasquale Calamia, al quale la mafia bruciò la casa estiva nel 2008, si arricchisce di nuovi elementi, che emergono dalle carte della recente operazione Anno Zero.

Ci sono delle novità rispetto all’attentato incendiario di dieci anni fa, per il quale furono condannati Giovanni Risalvato, Lorenzo Catalanotto e Marco Manzo, arrestati nell’operazione Golem 2 del 2010.

Due novità in particolare. La prima è che a squarciargli le gomme dell’auto nel 2013 sarebbe stato Giuseppe Paolo Bongiorno. La seconda è che nel 2014 lo stesso Bongiorno, insieme a Giuseppe Tilotta (entrambi arrestati nell’operazione Anno Zero dello scorso 19 aprile) stavano progettando un altro attentato nei suoi confronti: bruciargli la macchina. Progetto poi non realizzato.

 

Da quanto descritto dagli inquirenti in Anno Zero, i due in macchina, avevano visto nel 2014 l’architetto Calamia parlare con le forze dell’ordine e, dopo aver commentato la cosa (“Si sono presi l'abitudine di camminare pure in borghese...”), il Tilotta dice al Bongiorno: “Noi, lo sai che dovremmo fare? Gli dovremmo far saltare la macchina a questo merda... per farlo insegnare... per farlo ridere come dico io… Devi vedere che macchina ha… Questo inverno... si ci dà fuoco. L'hai capito?”.
“ La... 56... nera... – risponde Bongiorno - quando gli ho tagliato le gomme me ne sono accorto... qua è... guarda dov'è... La vedi? Questa di fronte..”

 

In sostanza la sequenza di azioni nei confronti dell’architetto Calamia è questa: nel 2008 l’attentato incendiario alla casa estiva, nel 2013 le gomme squarciate e nel 2014 il progetto per dare alle fiamme la sua auto.

Siamo proprio sicuri che la “colpa” dell’ex consigliere sia stata soltanto quella di auspicare la cattura di Matteo Messina Denaro? Eppure, un auspicio simile era partito anche dall’allora sindaco Gianni Pompeo. Ed era pure il periodo in cui si era venuto a sapere che Tonino Vaccarino, in contatto con i servizi segreti, stava dando il suo contributo per la cattura del superboss. Tra gli arrestati dell’operazione Golem 2 del 2010, per altro, sembrano significative le parole di Andrea Craparotta che, in macchina con la moglie, commenta: “Quello (Vaccarino, ndr) va in giro e non si capisce…, comunque è un morto che cammina..... un morto che cammina, ne sono convinto, lui e Gianni (Pompeo, ndr) pure adesso...”.

Insomma, sembra che il passaggio all’azione sia avvenuto soltanto per Calamia. Un’attenzione punitiva che si sarebbe prolungata addirittura per sei lunghi anni.

 

E se, oltre all’auspicio per l’arresto del superboss, ci fosse qualcos’altro?

E’ una domanda più che legittima, soprattutto in relazione ad un’altra sequenza di avvenimenti avvenuta nel 2008, che ha come filo conduttore una delle principali attività economiche del territorio: la produzione dell’olio. E’ in questo ambito, infatti, che matura una serie di eventi intimidatori contro diverse persone, legate a vario titolo al settore olivicolo.

Persone, scrivono i magistrati, coinvolte “nella costituzione di un consorzio tra gli agricoltori che avesse la finalità di combattere l’imposizione nei loro confronti del prezzo delle olive da parte dei gestori degli oleifici, onde ottenere una più equa distribuzione dei guadagni”.

 

La sequenza è questa.

Il 22 settembre 2008, venivano incendiati i locali della ditta del produttore di olio, Vincenzo Peruzza.

Il successivo 20 ottobre, Giuseppe Curaba, un altro produttore di olio, trovava davanti la propria ditta una corona di fiori con due lumini funerari.

Appena dieci giorni dopo, il successivo 30 ottobre, Tonino Catania (con Nicolò Nicolosi, entrambi arrestati in Golem 2) davano alle fiamme l’autovettura di Nicola Clemenza, impegnato in quei giorni nella nascita del Consorzio di tutela delle valli belicine, di fatto poi costituito il 5 novembre successivo.

Meno di un mese dopo, infine, il 23 novembre, veniva incendiata la casa al mare di Pasquale Calamia il quale, in un’intervista di pochi giorni prima, aveva sollecitato l’amministrazione comunale ad impegnarsi per fare costituire un consorzio tra agricoltori e gestori degli oleifici.

 

Ora, non c’è dubbio che ai mafiosi non piaccia che qualcuno possa sperare nell’arresto di Messina Denaro, ma le intimidazioni del 2008 lasciano intravedere quantomeno la possibilità che possano essere stati tutti legati dallo stesso filo rosso.

Un filo rosso, o meglio, d’olio. Che attraversa pericolosamente da anni un settore profondamente permeato dalla mafia.

Leggiamo infatti, dalle carte di Eden 2, come la produzione dell’olio sia “ovviamente controllata dall’organizzazione mafiosa (si pensi alla società ‘Fontane d’Oro’, riconducibile, tramite prestanome, a Franco Luppino, alter ego di Matteo Messina Denaro – sottolineano gli inquirenti - società che controllava il relativo mercato)”.

 

Intanto, sono pervenuti gli attestati di solidarietà a favore dell’ ex consigliere, tra i quali quello del Partito Democratico (in una nota firmata dall’onorevole Fausto Raciti della segreteria regionale, da Marco Campagna della segreteria provinciale e da Monica Di Bella del Pd di Castelvetrano): “Tutto il PD si schiera al suo fianco perché la battaglia per liberare il territorio trapanese dal giogo della criminalità mafiosa è da sempre anche la nostra.”

Solidale anche il movimento Castelvetrano Avvenire: “Una persona di spessore morale come l’amico Calamia deve essere sostenuta e non lasciata sola”. Ed il meetup Castelvetrano Selinunte dei 5 Stelle: “La lotta alla mafia e la liberazione di Castelvetrano passa anche per l’impegno di persone coraggiose come lui e come molte altre che nel nostro paese quotidianamente si impegnano contro la sua parte marcia che non è e non dovrà mai essere preponderante.”

 

Calamia, dal suo profilo face book ha ringraziato: “Sono commosso per i tantissimi attestati di stima ricevuti in queste ore. Grazie, ma è giusto dire che non sono né mi sento un eroe. Sono semplicemente un cittadino che nel doveroso rispetto delle regole si batte affinchè tutti comprendano che la legalità è l’unica strada percorribile. Continuerò a sostenere il mio credo contro ogni forma di malaffare e di cultura mafiosa. Grazie per messaggi ricevuti in queste ore, mi hanno fatto sentire meno solo, mostrandomi come tanti cittadini liberi ed onesti abbiano voglia di unire la loro voce alla mia. Castelvetrano ed i castelvetranesi possono aprire una nuova stagione di cambiamento all’insegna della legalità contro ogni forma di malaffare ed oppressione. È questo il nostro dovere per il futuro della nostra città, è questo il dovere che abbiamo.”

 

Egidio Morici