“ Gli ho detto che ci siamo andati a buttare quattro bottiglie, là … Dice ‘ha preso fuoco niente?’ Gli ho detto e che minchia ne so”.
A Parlare è Giuseppe Tilotta, uno degli arrestati nell’operazione Anno zero dello scorso 19 aprile, mentre riferisce a Giuseppe Paolo Bongiorno (anche lui arrestato nella stessa operazione) di un incontro al bar con Gaspare Como, cognato di Matteo Messina Denaro.
Como avrebbe commissionato un attentato incendiario contro un imprenditore edile, Giuseppe Rizzuto della Domotek srl, operante sia nel settore pubblico che nel privato.
A programmarlo, secondo le risultanze investigative sarebbero stati in tre: il Tilotta, il Bongiorno e Leonardo Milazzo (un altro degli arrestati di Anno Zero). Già nel primo sopralluogo però, siamo a fine marzo 2015, erano spuntate le prime difficoltà, che il Tilotta condivideva con Bongiorno: “Dovremmo andare ad incucciari a Panda noi (‘Panda’ è l’appellativo di Gaspare Como, ndr). Minchia, là .. l’affare che mi .. mi ha mandato… Minchia, non ci si può entrare! …(…)… Ci sono i muri alti … a parte i muri … che i muri sono niente … ci sono le telecamere a girare intorno!” … “oppure prendere le bottiglie e tirarcele dentro dall’altra parte .. e dove cadono cadono! …(…) .. Perciò io ho detto a Nardo ‘o facciamo quattro bottiglie, e ci si buttano a incrociare da là’ e dire due e due, mi hai capito? Si accendono e ci si buttano, e dove cadono cadono. O… così! Minchia, ci sono due muri al limite … Nardo dice ‘con una scala …’ (…)… Eh ma … in un palo ci sono 4 telecamere a girare intorno … Solo lì. Più le altre”.
Insomma, dopo il brainstorming, si decide per le bottiglie incendiarie.
La cosa singolare è che nell’ultimo sopralluogo il Tilotta, nel racconto che fa a Bongiorno, sarebbe stato visto dallo stesso Rizzuto, “che era nascosto fra gli alberi e col quale si sono mandati un saluto”. Particolare questo, che presuppone che forse i due si conoscessero.
Nella stessa conversazione, il Bongiorno spende parole di elogio sulle capacità del Milazzo di confezionare bottiglie incendiarie, ma Tilotta lo ridimensiona: “E che ci vuole? Prendi la be nzina, la nafta, mischi un po’ di olio … Ci vuole più olio che benzina che nafta … Perché è l’olio quello che assorbe di più e dura di più …(…)… ci vuole più olio, la nafta e poi la benzina. La benzina per prendere fuoco, la nafta per .. (…)… L’olio è quella che dura di più..”
Ma perché quest’intimidazione? Si trattava di pizzo? Estorsione? Difficile dirlo. Almeno fino a quando non verrà escussa la persona offesa, dal momento che l’ormai avvenuto isolamento degli autori dell’attentato potrà meglio garantire la genuinità delle dichiarazioni da acquisire. Il Rizzuto, infatti, non ha mai denunciato l’episodio.
Un’operazione, questa dell’incendio, non proprio eseguita “al meglio”. Soprattutto alla luce dei timori dei tre (presunti) esecutori (“Forse ci hanno ripresi”) di essere stati beccati dalle telecamere.
In questo caso, forse, il desiderio del Tilotta (ne abbiamo parlato in qualche articolo precedente) di prendersi “un pezzo di paese” per dimostrare “come minchia si ragiona”, stride con i “risultati” ottenuti sul campo.
L’impressione è che gli arresti ed i sequestri da parte della magistratura e delle forze dell’ordine, abbiano di fatto prodotto una rilevante desertificazione anche in termini di forza “militare” locale.
Senza dimenticare che troppo “scruscio” (rumore, dato da azioni eclatanti), ridimensionerebbe il prestigio mafioso di Matteo Messina Denaro. Anche perchè qui non si tratta di azioni contro lo Stato a chissà quali livelli, ma molto più banalmente della credibilità della cosca in termini locali.
Egidio Morici