Stranamente stanotte ho sognato di parlare con il cosiddetto ‘uomo-cane’ di Mazara del Vallo.
Ma nel sogno non capivo cosa mi diceva. Da ragazzo io l’ho avvicinato e gli ho detto queste testuali parole: ‘Tommaso tu hai fatto una scelta che io non capisco, vivere così come un cane. Spiegami perché. Forse potrei seguirti anch’io se mi convinci delle tue ragioni’ . Lapidaria la sua risposta: ‘perchè mi disturbi?’. Non ho insistito. Io stavo in seminario a Mazara del Vallo e quindi lo vedevo ogni giorno; stava quieto ai piedi della statua di San Vito, che si trova nella piazza che divide il seminario dal palazzo vescovile. Il rettore della cattedrale era anche mio professore di storia, e ricordo che un giorno, parlando dell’uomo-cane, ci disse che frequentava la messa di domenica mattina e si confessava con lui. Ho pensato che quel prete celebrasse una messa molto di buon mattino proprio per consentire la partecipazione allo strano fedele. Sicuramente quel prete – penso sia ancora fra noi - conosce i segreti dell’uomo-cane, ma è vincolato dal segreto confessionale.
Intorno al 1990 mi sono trovato a fare un corso di informatica a Roma. L’ingegnere che sedeva in cattedra parlava per inciso di Ettore Maiorana e del mistero della sua scomparsa. Io avevo conosciuto da poco i fratelli Romeo, che mi avevano convinto della vera identità dell’uomo-cane. Quindi sbottai: ‘io conosco dove ha vissuto Ettore Maiorana, ha vissuto da barbone e come un cane a Mazara del Vallo, col nome di Tommaso Lipari’.
L’ingegnere rimase a bocca aperta nel sentire quanto io gli rivelavo. Voleva diffondere subito la notizia fra i suoi colleghi all’università. Tornato a casa, trovai un volumetto che percorreva la storia e il mito dell’uomo-cane, glielo mandai. Da allora quel professore si è dileguato, non ho saputo più nulla, non mi ha mai risposto per email.
Ma nessuna meraviglia.
Anche lo scrittore Leonardo Sciascia ha avuto un comportamento strano. Quando venne a Mazara a incontrare i fratelli Romeo, dopo avere analizzato per bene i fatti esposti, sembrava convinto della vera identità dell’uomo-cane. Ringraziò i fratelli Romeo, pregandoli di non divulgare la notizia del suo assenso e assicurandoli che presto ne avrebbe dato notizia lui stesso sulla stampa nazionale.
I fratelli Romeo attesero più di un mese di leggere il resoconto di Sciascia. Ma nulla. Allora decisero di parlarne loro alla stampa, ma subito intervenne Sciascia che li smentì clamorosamente.
Io ho parlato con i fratelli Romeo e ho visto come erano addolorati per questo voltafaccia. Loro erano sicuri di quello che dicevano. Erano stati marinai e mi dissero che un giorno a riva trovarono l’uomo-cane e che insieme arrostirono del pesce e bevvero tanto vino. Fu in quella occasione che col favore dell’alcool Ettore Maiorana si svelò e confermò la sua vera identità. Fece anche vedere un particolare del suo bastone: portava incise le iniziali del suo nome e la sua vera data di nascita.
Perchè Sciascia non volle rendere pubblica la sua convinzione?
Si può sperare ancora che un esame del DNA possa dirimere la questione? Chi ha interesse a completare una pagina di storia ?
Anche Paolo Borsellino sembra abbia chiuso l’indagine con molta fretta, senza tenere conto del parere di illustri grafologi, nel paragonare la firma di Tommaso Lipari con quella dell’uomo-cane, che dovette firmare il registro carcerario di Favignana, proprio col nome di Tommaso Lipari.
Secondo me ci sono validi motivi per condurre scientificamente una inchiesta, prima che scompaia la generazione di chi ha conosciuto e rispettato l’uomo-cane di Mazara.
Franco D’Amico - 5 maggio 2018