"La grande scommessa che ci attende è quella di contribuire a valorizzare le nostre risorse, questa terra oggi vuole mostrarsi agli occhi di chi la osserva un insieme di bellezze naturali e paesaggistiche, di eventi culturali di alto spessore", parole di Nicolò Catania, Sindaco di Partanna, pronunciate in occasione del 50esimo anniversario del terremoto del Belìce il 15 gennaio scorso.
Un discorso profetico o coincidenza?
Stiamo parlando della quinta tappa di 153 chilometri del Giro d'Italia 2018, che oggi arriverà in una zona molto nota della provincia di Trapani.
La carovana ciclistica, in partenza da Agrigento, subito dopo Menfi, entrerà nel cuore della Valle del Belice. Dopo avere percorso la provinciale di Misilbesi e del feudo Arancio costeggiata da geometrici filari di lussureggianti vigneti, e avere superato Santa Margherita e Montevago, taglierà il traguardo volante di Partanna, la città dei Grifeo, che vale un premio della montagna.
Subito dopo, sarà la volta della nuova Salaparuta, nota, tra l'altro, per l'omonimo vino doc e per avere ospitato il Papa polacco Wojtyla nel 1982.
Quindi, dopo il circuito cittadino nella vicinissima Poggioreale, i cui ruderi sono stati il set di un film di Giuseppe Tornatore, il serpentone raggiungerà la vecchia Salaparuta, per poi rasentare il cretto di Burri di Gibellina, in una scenografia degna di Antonioni.
Pochi minuti ancora e i telespettatori di mezzo mondo faranno la conoscenza in diretta del famigerato "asse del Belice". Un tratto viario assurto negli anni ad emblema della mancata ricostruzione di questa zona colpita dal sisma.
Avrebbe dovuto collegarsi la Sciacca - Palermo all'autostrada 29.
Ma, dopo una decina di chilometri e un paio di viadotti, la strada si perde nel nulla, inghiottita da uliveti e vigneti. Da qui non passa nessuno, o quasi. E del resto, non porta da nessuna parte. E tuttavia essa e' stata oggetto di imbellettamento da parte dell'Anas assieme a quelle ricadenti nella Valle del Belìce la 188 “Centro Occidentale Sicula”, la 115 “Sud Occidentale Sicula” fino a Sciacca (AG).
Complessivamente sono 40 i chilometri di nuova pavimentazione. E cosi, sia pure per un giorno, l'Asse del Belice ritornerà ad essere funzionale.
L'ultimo tratto della corsa sarà impegnativo per via di due brevi salite e una rampa di 900 metri tra il 6% e il 12% che porteranno i corridori verso l’ultimo strappo della giornata, verso il traguardo finale previsto per le 17,30 sul viale alberato Piersanti Mattarella di Santa Ninfa.
Indubbiamente si tratta di un un evento eccezionale. Il coro e' unanime. Dichiarazioni di politici e fiumi di inchiostro lo hanno saltato al massimo.
Nell'enfasi, qualcuno lo ha definito "storico". Addirittura come la grande occasione per la rinascita, attesa dai cittadini e promessa da tutti i governi succedutisi da mezzo secolo, ma mai mantenuta arrivata.
Oggi le speranze di tingono di rosa, dello stesso colore, del resto, della kermesse sportiva. Una sorta di via ciclistica allo sviluppo!
Girando per la Valle in questi giorni, abbiamo sentito però campane diverse e dissonanti. Un cittadino di Salaparuta con amara ironia l'ha battezzata la"tappa del risarcimento delle beffe".
Un signore di Poggioreale ci dice che queste strade rifatte di oggi non ricevevano un grammo di asfalto da 40 anni. L'ultimo intervento per 10 km circa (la zona chiamata Befarella) lo si ebbe grazie a Carmelo Spitaleri, un presidente della Provincia che, caso raro, mantenne una promessa elettorale!
Persino un ponte crollato nel 1995, non fu ritenuto degno di attenzione da parte di governi regionali o nazionali. Il sindaco dell'epoca Toto' Castronovo, dovette fare i salti mortali per coinvolgere il Genio Civile per il suo ripristino. Storie vecchie, ma altamente emblematiche e che fanno capire come sono andate le cose in queste lande siciliane.
I soliti bastian contrari, si dirà.
Ma in tanti ci hanno ricordato che non sarà un giro ciclistico a risarcire una comunità che , dopo mezzo secolo dal devastante sisma del 1968, deve registrare non ancora ultimata la ricostruzione a causa dei "mancati finanziamenti che ne hanno bloccano il completamento “.
Cosa che in ogni caso hanno denunciato anche i sindaci della Valle, nell'ultima ricorrenza del gennaio scorso. Si calcola che da cinquant'anni a questa parte siano stati investiti meno di 13 mila miliardi di vecchie lire e che servono altri 300 milioni di euro circa per finanziare gli ultimi interventi.
Cosi come sono stati disattesi i vari piani di rinascita.
Il primo dei quali venne proclamato in una memorabile manifestazione pubblica dall'allora primo ministro Emilio Colombo, doroteo, come lo erano i cugini Salvo che lo vollero in una Alicia di Salemi stracolma nel corso della quale venne annunciato urbi et orbi l'esistenza di un pacchetto d'interventi con i quali si sarebbero creati ben 25 mila posti di lavoro. Si promisero fabbriche e ciminiere. Ovviamente non se ne fece nulla.
Si ebbero solo grandi appalti che ridisegnarono e violentarono il territorio con viadotti faraonici (Salemi, Partanna, ecc) e svincoli galattici e strade che portavano verso l'emigrazione o verso il nulla.
Un territorio in cui da un ventennio non si pratica la normale amministrazione e la manutenzione delle strade e che oggi, solo una parte di esse viene asfaltata, grazie al Giro d’Italia.
Viva Nibali, verrebbe da gridare!
Di cosa stupirsi, oggi?
E vero, gli antichi romani le strade le costruivano.
Noi, loro discendenti, quando va bene, più modestamente le asfaltiamo, ma solo per gli eventi straordinari. A Salemi per la visita del gerarca fascista Italo Balbo.
Ma non sempre. Una vulgata popolare vorrebbe che, in occasione di una visita di Mussolini e del Re Vittorio Emanuele III in provincia di Trapani, nel tratto che attraversava la parte periferica del comune di Salemi, non ci fu i tempo o i denaro per l'asfalto, e in sua vece fu spalmato velocemente solo un leggero strato di bitume nero.
Le strade vennero asfaltate invece in grande stile per il centenario dell'Unita' d'Italia ( ovviamente solo nelle città garibaldine).
Più recentemente, per il 150mo dell'impresa di Garibaldi, oltre alle solite pulizie straordinarie ( senza asfalto, stavolta) si andò oltre le regole!
Per immortalare, a beneficio dei posteri, l' incontro tra il sindaco dell'epoca Vittorio Sgarbi e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fu utilizzato il medesimo balcone, da dove si erano affacciati nel passato personalità come il Balbo del Ventennio. Una balconata cola di autorità e di cittadini in cerca di gloria!
Ma poterlo fare, venne aperto al pubblico il Palazzo Municipale, inaccessibile da lunghi anni per un restaurato protrattosi più a lungo del previsto e per una perdurante controversia tra l'impresa e l'Amministrazione. Fu fatto aprire, solo per il tempo della cerimonia ufficiale, il Palazzo Municipale. Storie di ordinaria sicilianità, riscritte quella volta da un personaggio calato da una Ferrara "decaduta, perché senza più duchi", come recitava il poeta !
Riuscirà il Giro d'Italia, con tutte le iniziative collaterali, consumate in un effimero spazio di una giornata, ad accendere una nuova speranza? Saranno capaci le tonnellate di asfalto spalmate su strade abbandonate da sempre, aprire nuove vie di sviluppo?
Domande, queste, alle quali solo le generazioni future potranno dare una risposta certa!
Franco Ciro Lo Re