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14/05/2018 10:15:00

Sicilia, l'arresto di Montante: “Spiava le indagini dei magistrati”. Coinvolti poliziotti

18,00 - Dal politico all’avvocato, dal giornalista all’imprenditore. Antonello Montante voleva conoscere il «nemico» o comunque le persone con cui aveva a che fare e per questo attraverso Diego Di Simone, ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo faceva fare a Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della polizia in servizio a Palermo, le interrogazioni alla banca dati della forze di polizia Sistema d’indagine (Sdi).

Sono decine i profili richiesti: da Alfonso Cicero, che era alla guida dell’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, a Davide Durante, ex presidente di Confidustrria Trapani, da Gioacchino Genchi ex poliziotto e legale di Pietro Di Vincenzo, imprenditore condannato per estorsione e cessione fittizia di beni, dall’ex senatore Pd Vladimiro Crisafulli all’attuale assessore all’Economia e avvocato Gaetano Armao. L’elenco è lunghissimo: ci sono i collaboratori di giustizia Carmelo Barbieri, Pietro Riggi e Aldo Riggi, l’ex presidente del consorzio Asi di Caltanissetta Umberto Cortese, l’ex direttore di Confindustria nissena Tullio Giarratano, l’ex assessore regionale Nicolò Marino e i suoi figli, i giornalisti Giampiero Casagni e Attilio Bolzoni.

15,00 - Il cosiddetto “sistema Montante” che emerge dall’odierna indagine della Procura di Caltanissetta mette in luce un vasto sistema di dossieraggio e di raccolta abusiva di informazioni sul conto dei "nemici", anche solo potenziali, dell'ex numero uno della Confindustria siciliana.

Tutto ciò per mantenere l’immagine legalitaria e antiracket di Antonello Montante. L'imprenditore, emerge dall'inchiesta, sembra che non volesse che venissero fuori i suoi antichi legami intessuti con alcuni personaggi.

L’indagine "Double face" ha preso le mosse dalle dichiarazioni rese nel corso nel 2014 dal collaboratore di giustizia Dario Di Francesco, già reggente della famiglia di Serradifalco, che aveva fornito indicazioni sulla “vicinanza” di Montante con ambienti mafiosi nisseni, come i boss Paolo e Vincenzo Arnone, entrambi uomini d’onore al vertice della famiglia di Serradifalco e testimoni di nozze di Montante.

Sono state le dichiarazioni rese da due imprenditori un tempo assai vicini a Montante, l’ex assessore regionale Marco Venturi e l’ex presidente dell’Irsap Alfonso Cicero a svelare la rete di relazioni che Montante era riuscito ad instaurare sbandierando il vessillo della legalità. Questa immagine di “paladino della legalità” sarebbe servita in realtà a nascondere i rapporti che Montante avrebbe avuto in passato con esponenti di spicco della criminalità organizzata.

La stanza segreta nella casa di Montate con file e documenti di possibili “nemici”. Dalle indagini è emerso che Montante per preservare l’immagine di “uomo della legalità”, si sarebbe occupato spasmodicamente di precostituire documentazione da spendere in futuro per neutralizzare possibili future accuse sempre per accreditare la tesi del complotto ai suoi danni per il suo impegno sul fronte antimafia.

La polizia giudiziaria nel corso di una perquisizione eseguita nel gennaio del 2016 ha trovato l’archivio segreto all’interno dell’abitazione di Montante in contrada Altarello di Serradifalco. Gli agenti della squadra mobile di Caltanissetta in una stanza segreta al seminterrato dell’abitazione, nascosta dietro una libreria, c’era una porta blindata.

08,00 -  Antonello Montante, ex presidente della Confindustria siciliana ed ex delegato nazionale alla legalità per la confederazione degli industriali, è stato posto agli arresti domiciliari dalla polizia di Caltanissetta. L’imprenditore è attualmente presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta e presidente di Retimpresa Servizi srl di Confindustria Nazionale. Con lui sono state arrestate ai domiciliari altre cinque persone (tra cui tre poliziotti). Un altro indagato è stato colpito dalla misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dell’ufficio pubblico per la durata di un anno. Qui tutti i nomi. 

Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di essersi associati allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione e di accesso abusivo a sistema informatico, nonché più delitti di corruzione. I provvedimenti di lunedì arrivano dopo una lunga indagine condotta dalla Squadra Mobile di Caltanissetta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Montante, infatti, era finito sotto inchiesta per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa a seguito delle accuse di alcuni pentiti, respinte dall’imprenditore, tra i protagonisti della svolta antiracket di Confindustria, su cui in questi anni l’inchiesta a carico dell’imprenditore ha addensato nubi di sospetti.

L’indagine, di cui si era appreso tre anni fa, ha portato nel gennaio del 2016 alla perquisizioni di abitazioni e uffici di Montante. In quella circostanza furono trovati dossier e documentazioni che riguardavano anche politici e magistrati. Ora, il provvedimento cautelare annunciato da una nota nella quale però non si menziona la mafia. Secondo gli inquirenti sarebbe stata posta in essere un’attività illegale di spionaggio.

Montante è stato uno degli esponenti di punta della svolta antimafia di Confindustria ricoprendo anche la carica di responsabile nazionale per la Legalità. Il 22 gennaio di due anni fa, Montante aveva ricevuto un avviso di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, venivano ipotizzati legami d’affari e rapporti di amicizia con Vincenzo Arnone, boss di Serradifalco, figlio di Paolino Arnone, storico padrino della provincia di Caltanissetta morto suicida in carcere nel 1992. Vincenzo Arnone è stato testimone di nozze di Montante.

Ai domiciliari vanno anche Giuseppe D’Agata, colonnello, già capocentro della Dia di Palermo poi approdato ai servizi segreti; Diego Di Simone ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo, assunto da Montante come responsabile della sicurezza; Marco De Angelis, sostituto commissario in servizio alla prefettura di Milano; Ettore Orfanello che ha lavorato alla Polizia Tributaria palermitana; l’imprenditore Massimo Romano, il cui interrogatorio era stato citato dalla procura nell’avviso di garanzia recapitato a Montante due anni fa. Sospensione per un anno nei confronti di Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della Questura di Palermo.