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18/05/2018 06:00:00

"Il sistema Montante. Una rete di potere ancora tutta da scoprire"

 In questi giorni in molti hanno commentato l'inchiesta per corruzione che ha portato ai domiciliari l'ex numero uno di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, dicendo “io l'avevo detto”. E si riferivano a questa antimafia di Montante che sarebbe finita male. In realtà, come ha scritto Enrico Bellavia, giornalista di Repubblica, gli oppositori a quel sistema sono stati davvero in pochi. E' così?

Sì, sono stati pochi quelli di buona fede, quelli che non sono sospettati di aver osteggiato il sistema Montente perchè portatori di altri interessi. Qui non esiste una sola mafia, una sola antimafia. Ma esiste un'antimafia pret-a-porter, buona per tutte le stagioni, pronta da esibire. Ormai non c'è nessuno che dice viva la mafia, sono tutti antimafia. Il problema è a cosa porta questa militanza. Se porta ad un arrivismo senza costrutto. Ad un “siamo tutti d'accordo, dobbiamo fare fronte comune, non c'è destra e non c'è sinistra”, baggianate di questo tenore portano a quel mondo lì. A quel mondo di cui era espressione Montante, che ha una direzione politica che ha espressione nel senatore Beppe Lumia, che ha prodotto un governo regionale come quello di Rosario Crocetta, che ha traghettato parte del proprio pacchetto di consensi e con Cuffaro e con Musumeci via Lombardo. Ecco quel mondo lì che teorizzava la cacciata degli imprenditori collusi e ne avesse trovato uno precedendo le inchieste giudiziarie, che era l'obiettivo etico che ci si poneva. Cioè innalzare il livello di guardia arrivando prima della magistratura. Tutto questo quel mondo lì non lo ha mai fatto. Montante è l'espressione di quel mondo.

L'inchiesta svela una vera e propria rete di dossieraggio, di spionaggio, con persone con ruoli primari nei settori che occupavano. Può tutto questo esser stato a disposizione di una sola persona, solo per Montante?

Secondo me c'è qualcosa in più. Una rete di spionaggio e controspionaggio è di proporzioni troppo grandi per proteggere un solo uomo. Il livello di compromissione dei personaggi coinvolti è tale che questa rete fosse a disposizione di un sistema di potere. Mi ricorda molto quella rete di protezione che fu scoperta intorno al Re Mida della sanità Michele Aiello e che passo dopo passo portò fino al presidente della Regione e arrivò a lambire potentati romani. Credo che sia riduttivo leggere questa vicenda giudiziaria come l'infortunio di un uomo dalla doppia faccia.

Questa struttura non può essere la paranoia di un uomo solo. Ed è impressionante quel bunker con i dossier scoperti.

Una rete di potere sulla quale credo si debba capire ancora molto. Le carte trovate in un bunker segreto è un immagine chiave di questa indagine. Si deve fare un lavoro di scavo e capire fin dove questa rete poteva arrivare. L'espressione servizi segreti ricorre spesso in queste indagini, anche in termini di pilotaggi di carriere. Siamo di fronte ad una rete, ad un servizio, che arriva fino all'ex presidente del Senato Renato Schifani.

Questa attività di scavo che deve fare non solo la magistratura, ma anche la stampa, i giornalisti, che però escono ammaccati da questa indagine.

Una rete di consenso che ha una gamba solida nella narrazione di sé, ha bisogno corinzi a gettone anche solo per compiacenza. E nel potere trovano una materie di cui scrivere, scrivere bene, credendoci, immaginando che la lotta alla mafia siano le trovate di Montante.