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22/05/2018 09:09:00

Il misterioso professor Giuseppe Conte, il premier voluto da Di Maio e Salvini

A distanza di mezz’ora l’uno dall’altro, ieri pomeriggio Di Maio e Salvini solo saliti al Quirinale e hanno indicato a Mattarella il nome del loro candidato premier.

Come previsto dai più, si tratta dell’avvocato Giuseppe Conte, cinquantaquattrenne ordinario di Diritto privato all’università di Firenze. Uscendo tutto sorridente dal colloquio col presidente della Repubblica, Di Maio ha ripetuto più volte l’aggettivo «politico» come a volersi giustificare con la sua base per aver proposto per Palazzo Chigi un professore e non un parlamentare cinque stelle («il nostro sarà un governo politico, che metterà al centro le questioni politiche»).

Poi ha aggiunto: «All’estero dico: fateci partire, poi criticateci». Anche Salvini ha lanciato un messaggio fuori confine: «Leggiamo con stupore dichiarazioni che arrivano da ministri e commissari che non hanno nulla di cui preoccuparsi: il nostro sarà un governo di speranza e di futuro, ma non remissivo».

Già oggi, molto probabilmente, Conte riceverà l’incarico – sarebbe il sesto presidente del Consiglio non parlamentare della storia della Repubblica.

Prima, in mattinata, Mattarella incontrerà i presidenti di Camera e Senato, Fico e Alberti Casellati. Scrive Stefano Folli su Repubblica:

«È un passo del tutto inusuale, ma è evidente il desiderio di ricostruire una cornice procedurale entro cui collocare il bizzarro ma prevedibile epilogo della crisi. Vedremo oggi quali decisioni prenderà il capo dello Stato, la cui irritazione è palese. È plausibile che come minimo voglia mettere l’incaricato, se sarà il prof. Conte, sui binari procedurali. Il che significa chiedergli di studiare il programma, quindi di farlo suo, e di tornare poi al Quirinale per sciogliere la riserva e presentare la lista dei ministri. Fra i quali, come è noto, nella casella del Tesoro, figura il nome del prof. Savona, economista prestigioso che fu ministro con Ciampi e le cui idee oggi sono scettiche sull’euro. E questo sarà il passaggio cruciale: ragione per la quale stamane è troppo presto per sostenere che la crisi è risolta».

Secondo la Stampa, Mattarella sta in effetti frenando sia su Conte sia su Savona all’Economia e ieri avrebbe letto a Di Maio e Salvini l’articolo 95 della Costituzione, dove sono elencati i poteri del premier.

Ieri mattina a Montecitorio Salvini aveva parlato a lungo con Giorgia Meloni, nel tentativo di convincerla a entrare nel nuovo governo. La Meloni non ha ceduto considerando tardiva l’offerta. I voti di Fratelli d’Italia sarebbero stati molto utili soprattutto al Senato, dove M5s e Lega possono contare solo su sei seggi di margine.

Commenta Polito sul Corriere della Sera:

«Quello che sta nascendo è un governo del direttorio. Mette fine alla fase rivoluzionaria del nuovo potere, legittimato del resto da ogni voto dal 4 marzo fino a ieri in Val d’Aosta; e, con un compromesso sulla figura del presidente del Consiglio, modifica sostanzialmente la Costituzione materiale che regge l’Italia dal 1948. A guidarlo è chiamato un non parlamentare, e questo suona paradossale per partiti che hanno fino a ieri protestato contro i «quattro premier di fila non eletti» succedutisi da Monti a Letta, da Renzi a Gentiloni. Conte sarebbe infatti il quinto, a conferma del fatto che nelle urne si elegge il Parlamento e non il governo, ma anche di una grave crisi di funzionamento del nostro sistema politico. Pur decisamente meno noto dei «tecnici» precedenti, Conte offre garanzie di continuità culturale con l’establishment e la tradizione, perché uomo di diritto e con esperienza istituzionale. Ma è stato scelto alla fine di un processo senza precedenti. Nominato prima di essere incaricato, subordinato a un contratto sottoscritto da altri, rischia di essere un premier debole dopo venticinque anni di ricerca spasmodica del premier forte».
 
Questo il ritratto del premier che fa sempre il Corriere: 

«Bravissimo a scuola negli studi, religioso e devoto di Padre Pio, regista nella squadra di calcetto, «studiava tantissimo ed era di una riservatezza assoluta», riassume un amico di infanzia, Antonio Placentino.È invece emozionata Patrizia Giunti, direttrice del dipartimento di Scienze giuridiche dell’università di Firenze: «Con i suoi allievi ha una grande capacità comunicativa, è un collega che ama ascoltare e che non è mai sguaiato. Lo conosco da tanti anni e posso dire che unisce garbo, signorilità e grande forza nelle sue convinzioni. due giorni prima che i 5 Stelle facessero il suo nome come uno dei possibili ministri, presentò una lettera di dimissioni dall’organo di giustizia amministrativa del Csm». A Salvini e Di Maio avrebbe chiesto e ottenuto un certo grado di autonomia.

Questo il ritratto di Repubblica: 

54 anni, cattolico, separato, un figlio di dieci anni con cui a gennaio è stato in montagna. Sempre elegantissimo, figlio di un segretario comunale e di una maestra elementare, con cui ha passato il Natale e che adesso è a Roma per assistere al giuramento del figlio. Devoto di Padre Pio (è nato dalle sue parti), discreto calciatore,« un regista, alla Capello».
«“Tradizionalmente il mio cuore ha battuto a sinistra. La mia dote principale? Quella di saper mediare anche in situazioni difficili”. Ne avrai bisogno adesso, gli dice il suo interlocutore. E lui: “Mi riconosco da sempre una grande capacità di ascolto, anche quando le parti appaiono tra di loro molto distanti”. Non è certo un caso che abbia scritto molti saggi sulla mediazione e sia stato scelto da Bankitalia per occuparsi di arbitrati».