Uscito dalla stanza del presidente Mattarella, dove era rimasto chiuso per centodieci minuti (un record), il professore e avvocato Giuseppe Conte, presidente del consiglio incaricato di formare il nuovo governo, vestito di un abito scuro e con una cravatta celeste chiaro, senza pochette e con una tentazione di tirabaci sulla fronte, ha detto quanto segue: «Il presidente della Repubblica mi ha conferito l’incarico di formare il governo, incarico che ho accettato con riserva. Se riuscirò a portare a compimento l’incarico esporrò alle camere un programma basato sulle intese intercorse tra le forze politiche di maggioranza. Con il presidente della repubblica abbiamo parlato della fase impegnativa e delicata che stiamo vivendo e delle sfide che ci attendono e di cui sono consapevole. Così come sono consapevole della necessità di confermare la collocazione europea e internazionale dell’Italia. Il governo dovrà cimentarsi da subito con i negoziati in corso sui temi del bilancio europeo, della riforma del diritto d’asilo e del completamento dell’unione bancaria. È mio intendimento impegnare a fondo l’esecutivo su questo terreno costruendo le alleanze opportune e operando affinché la direzione di marcia rifletta gli interessi nazionali. Fuori da qui c’e un paese che giustamente attende la nascita di un esecutivo e attende delle risposte. Quello che si appresta a nascere sarà il governo del cambiamento. Il mio intento è di dar vita ad un governo dalla parte dei cittadini, che tuteli i loro interessi. Sono professore e avvocato. Nel corso della mia vita ho perorato la causa di tante persone. Mi accingo ora a difendere gli interessi di tutti gli italiani in tutte le sedi, europee e internazionali, dialogando con le istituzioni europee e con i rappresentanti di altri paesi. Mi propongo di essere l’avvocato difensore del popolo italiano. Sono disponibile a farlo senza risparmiarmi, con il massimo impegno e la massima responsabilità. Nei prossimi giorni tornerò dal presidente della repubblica per sciogliere la riserva e, in caso di esito positivo, per sottoporgli le proposte relative alla nomina dei ministri. Non vedo l’ora di iniziare a lavorare sul serio. Grazie a tutti».
Travaglio attacca i giornali a proposito delle critiche e dei sarcasmi relativi al curricuum del professor Conte: «Sono gli stessi cani da compagnia travestiti da cani da guardia che da oltre un anno tacciono sulla tesi di dottorato copiata da Marianna Madia, ministra dei governi Renzi e Gentiloni».
Alessandro Di Battista ha scritto in un post: «una maggioranza si è formata, una maggioranza che, piaccia o no a Mattarella, rappresenta la maggior parte degli italiani […] Il presidente della Repubblica non è un notaio ma nemmeno l’avvocato difensore di chi si oppone al cambiamento. Anche se sarebbe una causa persa, meglio non difenderla». E ancora: «Invito tutti i cittadini a farsi sentire». Il Pd ha accusato Di Battista di intimidazione ed eversione, avendo proposto «una forma ammodernata di marcia su Roma attraverso la mobilitazione del web per intimorire la presidenza della Repubblica».
Lo spread tra Btp/Bund ieri ha toccato un massimo di 194 punti, chiudendo a quota 188, contro i 177 di ieri. Piazza Affari, insieme a tutti gli altri listini europei, ha vissuto una giornata tutta in calo. Milano ha perso l’1,31%, Londra l’1,1%, Francoforte arretra dell’1,47%, Parigi dell’1,3%.
La Commissione europea ha inviato quattro raccomandazioni all’Italia: prevedere un aggiustamento strutturale del bilancio dello 0,6% per il 2019 (10,6 miliardi); migliorare il funzionamento della giustizia civile e della lotta alla corruzione; mantenere il ritmo di riduzione dello stock di sofferenze bancarie; attuare la riforma delle politiche attive del lavoro.
Scrive Matteo Feltri su La Stampa: «Fra le cento faccende anche burlesche di questi giorni una non è fra le ultime: l’impressione, molto solida, che a Bruxelles e a Francoforte e in molti palazzi romani interessi solamente chi sarà il ministro dell’Economia. Fa nulla se poi il premier è uno che mette le tessere di biblioteca in curriculum, se alla Giustizia va Torquemada e Attila all’Interno. Interessa l’Economia, e che paura di Paolo Savona che, detto in iperbole, sarebbe il meno matto in un governo di matti. Il professor Savona, approdato a posizioni di eurofobia preoccupanti, era uno di quegli euroscettici pieni di dubbi ai tempi di Maastricht, come Bettino Craxi e persino quel gigante dell’europeismo di Jacques Delors. Chi considerava rigidi i parametri, chi destinata al fallimento un’Unione costretta dai trattati esclusivamente alla contabilità economica, importantissima ma insufficiente a costruirci sopra una comunità. Avevano ragione. E due decenni e mezzo dopo siamo ancora lì, solo alla contabilità. Gli immigrati, la giustizia penale e civile, la difesa, il welfare, il lavoro sono questioni marginali e locali. Si trascina un’Europa senza una fiammella d’umanesimo: i governi stanno assieme per far tornare i conti, non per vivere fianco a fianco e tendersi la mano, secondo il sogno di De Gasperi, Schuman e Adenauer, e ancora di noialtri che eravamo ragazzi venticinque anni fa. È talmente ovvio che se per venticinque anni ci si preoccupa di nient’altro che non arrivi un Savona, poi un Savona arriva, e alla testa di un popolo coi forconi».
Di Savona parla Visco in un'intervista sul Corriere della Sera.
Professor Vincenzo Visco, è preoccupato dal nuovo governo, dall’arrivo di Paolo Savona all’Economia?
«La persona ha tutte le caratteristiche e la credibilità per fare il ministro del Tesoro. Ma ha due problemi non da poco. Applicare un programma di governo che lui sa bene essere inattuabile nelle condizioni attuali, confrontarsi con l’Europa avendo Lega e M5S che prospettano una soluzione pericolosissima, l’uscita dall’euro».
Anche Savona è diventato molto critico sulla gestione della moneta unica.
«Lui è stato il principale collaboratore di Carli, l’uomo del Trattato di Maastricht, è stato ministro con Ciampi, ha condiviso l’impostazione della moneta unica. Poi, come La Malfa e altri keynesiani non di sinistra, ha cominciato a contestare il modo con cui l’Europa gestiva l’euro».
Per la verità lo ha fatto anche lei, che con Ciampi e Prodi è uno dei tre responsabili dell’ingresso nella moneta unica.
«L’Europa di oggi non è certo quella che avevamo immaginato allora. Ma pensare, come fa Alberto Bagnai della Lega Nord, che si debba riconquistare la sovranità monetaria, magari in pieno conflitto con il resto d’Europa, è pericolosissimo. E poi c’è un altro rischio. Le posizioni di Savona sono, in modo radicale e suicida, antitedesche. Questo può creargli e crearci dei problemi».
Anche la Germania ha delle responsabilità, non crede?
«Qui nessuno ha fatto il suo dovere. Non lo abbiamo fatto noi, che ci eravamo impegnati a ridurre il debito e non l’abbiamo fatto. Né la Germania, che ha attuato una politica nazionalistica, mercantilista, usando l’euro come un marco “svalutato” per esportare»
Secondo Augusto Minzolini, che ne scrive ieri e oggi sul Giornale, Renzi è deciso a farsi il suo partito. «Qualcuno dirà che è troppo tardi, altri che è troppo presto, ma ormai il meccanismo si è messo in moto. Le due anime del Pd, o di quel che ne è rimasto, stanno volando verso la scissione, o meglio, l’anima renziana punta a rinascere in un nuovo soggetto politico. Un nuovo soggetto in gestazione, la cui costruzione è in fase avanzata con tanto di modelli e di scadenze, affidata alle cure di un vero e proprio team. Tappe principali: la Leopolda del prossimo autunno; mentre la nascita della nuova «creatura» è prevista per l’inizio del 2019, pronta per le grandi manovre primaverili e, probabilmente, per le elezioni europee». Modelli ispiratori: En Marche! di Macron e la spagnola Ciudadanos. Il portavoce Marco Agnoletto smentisce, ma Minzolini conferma: «Non ho l’abitudine di inventarmi nulla, anche perc hé non ho fantasia».