Domenica 20 maggio è stata la ricorrenza della Pentecoste cristiana. Il gruppo ecumenico - chiesa valdese, chiesa apostolica pentecostale e chiesa madre - ha celebrato il culto presso i locali della chiesa apostolica pentecostale. L'omelia è stata tenuta da Tim TenClay, pastore valdese proveniente dagli USA. Ecco il testo della sua predicazione.
Giuda (non l’Iscariota) gli domandò: «Signore, come mai ti manifesterai a noi e non al mondo?» Gesù gli rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che voi udite non è mia, ma è del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose, stando ancora con voi; ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. (Giovanni 14,22-26 )
Negli anni recenti la Pentecoste è stata un punto di disaccordo nella chiesa cristiana... soprattutto tra le chiese Pentecostali e le chiese storiche.... Non tutto di quel disaccordo è stato motivato da ragioni sbagliate. Anzi, ora si trovano nelle Chiese Pentecostali, nella chiesa Cattolica, e nelle Chiese protestanti storiche, come nella Chiesa Valdese, pneumatologie molto diverse.
Quindi, il disaccordo ha ragione d’esserci.
Per essere chiaro, le nostre diversità non sono gravi. È semplicemente che ognuno di noi si focalizza su aspetti diverse. Nelle chiese Pentecostali, storicamente, c’è stata un’enfasi sul lavoro dello Spirito Santo negli individui, mentre nelle chiese della riforma si trova un’enfasi sul lavoro dello Spirito Santo nel corpo dei fedeli, e nella Chiesa Cattolica l’enfasi è posta nel lavoro dello Spirito Santo nei sacramenti.
Ovviamente, tutti e tre le tradizioni si sovrappongono. Noi, per esempio, sottoliniamo la presenza dello Spirito Santo nell’ insieme dei fedeli riuniti in assemblea... ma crediamo anche che lo Spirito Santo può anche guidare e aiutare individui, e che lo Spirito è presente nella santa cena. Credo che si potrebbe notare la stessa sovrapposizione nelle chiese Pentecostali e fra i Cattolici.
Io suggerirei che abbiamo in comune più di quanto è spesso riconosciuto dalla storia.
Qui, a Marsala, ovviamente ci riconosciamo come fratelli e sorelle nonostante le nostre diversità... e giustamente... anche se non è così in tutta l’Italia né in tutto il mondo.
Oggi, però, credo che il testo parla delle cose che tutti noi condividiamo. Comincio con la parola, trovata in versetto 26: consolatore.
Il greco è “παράκλητος,” e devo confessare, non è una parola tanto semplice da tradurre. È un insieme tra “aiutante,” “difensore,” “avvocato,” e “consolatore.” La parola è composta da due parti che, grammaticalmente, sembrano un poco strane messe insieme.
Il concetto è abbastanza chiaro, però. Gesù promise lo Spirito Santo per aiutarci con due azioni in particolare: per insegnarci e per ricordarci tutto quello che Gesù ci disse.
Non è per caso, sicuramente, che queste due azioni sono riportate in Matteo 28, quando Gesù manda i suoi discepoli a compiere la grande missione.
Immediatamente prima dell’ascensione, Gesù insegnò ai discepoli, e quindi anche a noi come discepoli moderni, di... andare, fare discepoli, battezzandoli... e poi insegnare loro “a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate.”
Una chiesa, che non insegna e non ci ricorda quello che Gesù insegnò, non è vera chiesa... e in verità, io direi che quelli che si chiamano “cristiani”, ma che non imparano nulla e non studiano la parola di Dio, probabilmente non sono neanche veri cristiani.
Ovviamente non è affare mio dire chi è e chi non è cristiano... Non posso e non vorrei. Ma posso dire con certezza assoluta che non è possibile seguire Gesù se non si studia o non si ricorda quello che lui insegnò.
C’è una difficoltà, però. La parola di Dio non è sempre facile da capire. A volte ci dimentichiamo che la bibbia è una biblioteca dei documenti da 20... 30... a volte forse 40 secoli fa.
Nonostante tutte le traduzioni – che sono buone – c’è la realtà che la bibbia, e tutto ciò che Gesù disse e insegnò vengono da un tempo diverso... una cultura diversa... e una realtà diversa.
Gesù, sicuramente, capì questo problema. Per questo motivo ha promesso lo Spirito Santo.
Nonostante qualsiasi diversità che abbiamo nelle nostre teologie, credo che sia possibile condividere questa verità: lo Spirito Santo è mandato su di noi, in particolare, per rendere possibile il nostro apprendimento e la nostra comprensione della Parola di Dio.
Lo Spirito Santo ci rende capaci di essere discepoli.
A volte, facciamo finta che la Pentecoste è una festa dei miracoli... o delle lingue... o di qualsiasi altra cosa... ma in verità, non è questo. Queste cose accaddero nella prima Pentecoste cristiana, ma tutti i miracoli... tutte le lingue... tutte le altre cose non furono importanti in sé.
Avvennero per assicurare che tutte le le persone avrebbero potuto capire il vangelo e diventare discepoli... diventare uomini e donne che seguono Gesù.
Lo Spirito Santo ci rende capaci di essere discepoli... e la Pentecoste è, soprattutto, una festa di discepolato... una festa in cui noi celebriamo e ci ricordiamo quanto importante è lo Spirito Santo nelle nostre vite quotidiane e nelle nostre chiese... quanto importante è lo Spirito Santo per rendere possibile tutto ciò che significa essere cristiano e cristiana.
Non credo che quello che ho detto sia polemico. Probabilmente, siamo – almeno fino a qua – d’accordo.
Vorrei, però, aggiungere una cosa in più. In particolare, vorrei notare che in versetti 23 e 24 c’è un grandissimo collegamento tra la fedeltà e l’amore.
Mi sembra che questi versetti ci dicono che la nostra capacità di seguire quello che Gesù insegnò dipende dal nostro amore... e anche (e forse più difficile da accettare) che il nostro amore dipende dal compiere quello che Gesù comandò.
Detto più semplicemente: non possiamo seguire quello che Gesù disse senza l’amore... e non è possibile amare come Dio ci chiama senza che seguiamo l’insegnamento di Gesù.
Noi, a volte, pensiamo che l’ubbidienza e l’amore siano due cose diverse. Infatti, a volte, facciamo finta che l’amore è l’unica cosa importante come cristiani... mentre l’ubbidienza... eh... non ci piace tanto parlare dell’ubbidienza.
Ma, se sono diverse... dobbiamo almeno riconoscere che sono strettamente collegati. L’uno fa possibile l’altro... e viceversa.
Past. Tim TenClay – 20 maggio 2018 - Pentecoste