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È saltato tutto. Mattarella ha detto no a Paolo Savona, la Lega non ha ceduto, il professor Conte ha rinunciato all’incarico. Il M5s e Fratelli d’Italia adesso vogliono attivare l’articolo 90 della costituzione, quello che regola la messa in stato d’accusa, per alto tradimento, del capo dello stato.
Mattarella a sua volta ha convocato per stamattina Carlo Cottarelli, a cui darà l’incarico di formare il famoso governo neutrale, destinato a essere bocciato dalle camere e a gestire quindi, in minoranza, le prossime elezioni.
Salvo altri colpi di scena, al momento imprevedibili, si voterà ai primi di settembre (il 9?), forse appena in tempo per far passare la legge di stabilità prima del 31 dicembre.
Spiega La Stampa:
«Avendo la maggioranza in Parlamento, Salvini, Di Maio e Meloni sono in grado di impedire la partenza di qualsiasi altro governo, anche se la scelta di Cottarelli, per il suo recente passato e la conoscenza dei meccanismi della spesa pubblica, parla anche a una parte dell’elettorato leghista e pentastellato. Il varo di un esecutivo di tregua, come quello che Mattarella aveva proposto il 7 maggio, era già stato bocciato da Lega e 5 Stelle. Insistere su questa strada, sperando che possa trovare egualmente una maggioranza nelle Camere, fondata sul dissenso di singoli parlamentari rispetto alla chiamata alle urne dei leader, è illusorio. La legislatura è finita, e al massimo nascerà un governo elettorale per riportare il Paese al voto. La campagna che si prepara – è bene saperlo – sarà spaventosa».
Il discorso di Mattarella
Il presidente Mattarella ha giudicato «deludente» una nota di Paolo Savona in cui il candidato leghista al ministero dell’Economia affermava di volere «un’Europa diversa, più forte ma più equa». Ha poi ricevuto, nell’ordine, Salvini, Di Maio e il presidente incaricato professor Giuseppe Conte, il quale all’uscita ha annunciato di aver rinunciato all’incarico. Poco dopo è venuto al microfono lo stesso Mattarella e ha pronunciato un discorso di sette minuti. Il passaggio chiave è questo: «Avevo fatto presente sia ai rappresentanti dei due partiti sia al presidente incaricato che per alcuni ministeri avrei esercitato un’attenzione particolarmente alta sulle scelte da compiere. Questo pomeriggio il prof. Conte, che apprezzo e che ringrazio, mi ha presentato le sue proposte per i decreti di nomina dei ministri che, come dispone la costituzione, io devo firmare assumendomene la responsabilità istituzionale. In questo caso il presidente della repubblica svolge un ruolo di garanzia che non ha mai subito né può subire imposizioni. Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri tranne quella del ministro dell’Economia. La designazione del ministro dell’Economia costituisce sempre un messaggio immediato di fiducia o di allarme per gli operatori economici e finanziari. Ho chiesto per quel ministero l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con l’accordo di programma. Un esponente che, al di là della stima e della considerazione per la persona, non sia visto come sostenitore di una linea più volte manifestata che potrebbe provocare probabilmente o addirittura inevitabilmente la fuoriuscita dell’Italia dall’euro, cosa ben diversa da un atteggiamento vigoroso nell’ambito dell’Unione europea per cambiarla in meglio dal punto di vista italiano. A fronte di questa mia sollecitazione, ho registrato con rammarico indisponibilità a ogni altra soluzione e il presidente del consiglio incaricato ha rimesso il mandato».
Di Maio e Di Battista vogliono l’impeachment
Di Maio, telefonando in diretta a Fabio Fazio, ha annunciato l’intenzione di mettere il presidente della repubblica in stato d’accusa per alto tradimento, secondo la procedura prevista dall’articolo 90 della Costituzione. In un comizio a Fiumicino, Di Battista s’è detto d’accordo: «La democrazia è stata abolita». Anche la Meloni è per la messa in stato d’accusa, mentre Salvini, fino a questo momento, preferisce che si vada subito al voto. Berlusconi s’è schierato con Mattarella, tacciando di «irresponsabile» il M5s e insistendo che la cosa più importante è la difesa del risparmio degli italiani.
Che cosa dice l’articolo 90 della Costituzione
Il testo dell’articolo 90 della Costituzione: «Il presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri»
Questo uno stralcio dell'intervista a Salvini su Repubblica:
Movimento 5 stelle e Lega insieme alle elezioni?
«Non a caso viene chiamato Cottarelli. Guarda caso un signore del Fondo monetario internazionale. Emblema di quei poteri forti per i quali l’Italia o si allinea a certi diktat o non ha diritto di dar seguito alla volontà popolare». Voto in autunno. Sarà ancora lei il leader di centrodestra?
«Ho letto con grande rammarico le parole di Silvio Berlusconi, che anziché difendere il suo alleato ha parlato di altro (no impeachment, difesa di Mattarella, ndr). Sembrava di sentir parlare la Merkel, ma di questo avremo modo di parlare». Intanto ci dica se al voto a questo punto intende presentarsi con la nuova alleanza Lega-M5S.
«In questo momento voglio solo ringraziare, oltre ai professori Conte e Savona, anche Luigi Di Maio e il M5S. Non ci conoscevamo, partivamo da posizioni distanti. Ma abbiamo lavorato bene in queste settimane, c’è stata intesa». Le richiedo: Sarete dunque insieme, a caccia del 100% dei collegi?
«Oggi dico solo una cosa. Il contratto sottoscritto insieme non sarà carta straccia. Sono state poste buone basi per lavorare insieme» [Matteo Salvini a Lopapa, Rep]. «Certo, si dirà non senza motivo che Salvini, a differenza di Di Maio, ha cercato questo esito fin dall’inizio: non credeva nel governo bicolore affidato all’uomo invisibile e si è preparato con astuzia alle elezioni, schiacciando i Cinque Stelle e sventolando la bandiera del “sovranismo”. Ecco perché non è mai stato interessato a sostituire Savona con il più rassicurante Giorgetti. Tuttavia la fase che comincia ora capovolge tutti i punti di riferimento. Le prossime elezioni saranno lo scontro finale fra due concezioni opposte dell’Europa, del modo di stare nell’Unione, della politica economica e quindi del ruolo della moneta»