“Triscina è uno scandaloso esempio di abusivismo che diventa normalità – aveva scritto qualche giorno fa in un comunicato stampa, Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – con ville e piscine a meno di 30 metri dalla linea di battigia”.
Lo Stato, a Triscina non è mai passato ai fatti, se si escludono i due abbattimenti di qualche anno fa, che hanno riguardato un immobile mai finito di costruire e mai abitato ed un piccolo garage.
Abbiamo chiesto a Gianfranco Zanna se le colpe di questo mattone selvaggio non siano da attribuire anche a coloro che dovevano vigilare e non l’hanno fatto.
Certamente, anche loro hanno delle colpe. Ma il colpevole lasciar fare da parte di chi, in passato non ha fatto il proprio dovere, non può diventare un alibi anche per il presente.
Le casse abusive di Triscina non hanno nessuna possibilità di essere sanate. I commissari hanno avviato finalmente un’azione laddove tutte le amministrazioni precedenti non hanno rispettato la legge.
Qualcuno potrebbe dire che l’abusivismo a Triscina c’è da 40 anni e Legambiente si sta facendo sentire solo adesso. Cosa le risponderebbe?
Legambiente è impegnata da sempre. Da vent’anni, nei nostri dossier, mettiamo il caso Triscina come uno degli esempi più negativi. Chi si chiede dove siamo stati fino ad ora non conosce le nostre attività e la nostra storia, oppure fa finta di non saperle.
In tanti dicono che le case costruite prima della legge sull’inedificabilità assoluta entro i 150 metri dalla battigia, rimarrebbero in piedi vicino a quelle demolite, vanificando di fatto una riqualificazione della costa. Qual è la sua posizione sui cosiddetti abbattimenti “a macchia di leopardo”?
Anche se il territorio è unico, l’abusivismo è fatto di tanti casi singoli. Gli immobili possono avere delle procedure diverse. C’è la casa insanibile, già accertata in tre gradi di giudizio e ci sono case non ancora raggiunte dall’iter per l’abbattimento. Così come ci sono le case, poche, non lontane dalla battigia, che non sono abusive.
Quelle costruite davvero prima della legge di inedificabilità assoluta del ’76, devono essere accertate. Ma c’è qualcuno che ha tentato di spacciare una casa costruita molto recentemente, come se fosse stata edificata prima del ’76. Chiaramente sono verifiche che spettano al Comune, alla Regione Siciliana e, se del caso, alla magistratura. Si tratta di autocertificazioni che, se accertate come false, implicheranno anche una responsabilità penale di tipo personale.
Che ne pensa del progetto dell’associazione “Triscina Sabbia D’oro” sull’installazione di barriere in prossimità dell'arenile che allargherebbero la spiaggia, in modo da salvare le case, visto che aumenterebbero così la loro distanza dalla battigia?
E’ una cosa francamente incommentabile. Ricordo una vecchia trasmissione televisiva, che si chiamava Samarcanda, dove il giornalista era andato ad intervistare uno dei proprietari di queste seconde case (sono tutte seconde case). E il tizio, proprio sull’abusivismo, rispose che avrebbe fatto causa alla Regione Siciliana, perché quando lui l’aveva costruita, la sua casa era a 150 metri dalla battigia. Ma per colpa della Regione, che non aveva difeso la costa, il mare si era portato via la spiaggia e lui si era ritrovato la casa a due metri dalla battigia. I paradossi hanno quindi sempre accompagnato questo fenomeno.
Lei ha parlato anche di “maldestri tentativi di sanatorie più o meno mascherate presso l’assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana”.
La nostra impressione è che in assessorato si stia perdendo troppo tempo per dare corso alle richieste fatte dai commissari. Forse qualcuno spera di arrivare alla fine della gestione commissariale, per poi ritornare a fare melina.
Egidio Morici