MAZARA DEL VALLO – Continuiamo con quest'ultima puntata il nostro viaggio dentro i misteri, le magagne, le bugie dietro l'escavazione del porto canale di Mazara del Vallo.
L’ associazione ambientalista riconosciuta dal Ministero dell’ambiente ‘Fare Ambiente’ ha risposto con una nota alle sciocchezze esternate dai politici locali a vari livelli. “Abbiamo sempre auspicato – si legge nel comunicato degli ambientalisti – più frequenti interventi di dragaggio del nostro porto. Per questo motivo non accettiamo lezioni da parte di nessuno circa la cura del nostro fiume. È pretestuoso tra l’altro scaricare responsabilità sull’assessorato regionale Territorio e ambiente che, com’è noto, ha già autorizzato il dragaggio, curandosi del legale, corretto smaltimento dei sedimenti dragati. Non sembra però che il progettista (Leonardo Tallo), probabilmente pressato dal Comune, si sia adeguato alle indicazioni dell’assessorato regionale che rispettano appieno le normative vigenti in materia. Normative che continuano a prevedere lo smaltimento anche a mare, purché i sedimenti siano puliti. Dal 2015 è reato, tra l’altro, danneggiare ecosistemi naturali, protetti o non protetti, figurarsi eliminarli o seppellirli, cosa che anche il Ministero dell’Ambiente ha provveduto a fare presente al progettista, al soggetto attuatore del dragaggio e al Comune. A Mazara sembra, purtroppo – continua la nota – che ci siano gruppi organizzati che più che al dragaggio sembrano pensare all’acquisizione della colmata B, biotopo ormai noto a livello europeo. Il gruppo consiliare autonomisti piuttosto che lanciare invettive nei confronti dell’associazione ‘Fare Ambiente’ o nei confronti della Regione o del Commissario di Governo alla mitigazione del rischio idrogeologico avrebbe fatto bene a documentarsi”.
TRA I SOGGETTI COINVOLTI NEL PROGETTO C’E’ PURE CHI HA PROCEDIMENTI GIUDIZIARI IN CORSO – Il riferimento di ‘Fare Ambiente’, a possibili ‘pressioni’ sul progettista dei lavori, Leonardo Tallo (Opere marittime Sicilia – Calabria) è, forse, dovuto ad un’operazione della magistratura e Forze dell’ordine del 2012 (?) relativo ai lavori per il porto di Castellammare del Golfo. In quell’occasione Tallo fu arrestato assieme ad altri per presunti mancati controlli sulla qualità del calcestruzzo che sarebbe risultato di scarsa qualità. Per tale questione tallo che anche in quell’occasione aveva delle responsabilità in qualità di controllore e direttore dei lavori fu in seguito, nel 2016, rinviato a giudizio.
UNA GARA D’APPALTO ESPLETATA SENZA CRITERIO – Non c’è una cosa, o quasi, che in questa strana vicenda del dragaggio del porto canale – ma in realtà la questione è tutta sullo sversamento dei fanghi (di cui una parte inquinata) in Colmata B – abbia una specie di ‘consecutio temporum’, una consequenzialità e una logicità temporale, almeno dal punto di vista delle procedure. Si è realizzata, infatti, una progettazione, a livello di opera pubblica, prima che si facessero tutti i necessari passaggi relativi alle valutazioni ambientali. E, addirittura, si è indetta, oltre due anni fa, una gara di appalto – che è stata pure aggiudicata, non si sa come – quando non erano stati completati tutti i passaggi previsti dalle normative vigenti. Come è possibile che si agisca in tale maniera dilettantistica, confusionaria, chiusa al confronto con la cittadinanza e quindi poco trasparente? Misteri mazaresi e siciliani.
Nei prossimi mesi proseguiremo a raccontare altri aspetti poco chiari, qualora se ne manifestassero di nuovi. Su di essi proveremo a gettare luce, come fatto in passato, al di là delle ciarle fumose e nebulose create ad arte da chi – nascondendosi dietro lo spauracchio economico-ambientalista – vorrebbe ché il territorio anziché essere ‘cosa di tutti’, fosse solamente dei burocrati, dei politici o degli pseudo ‘bene o meglio informati’.
Alessandro Accardo Palumbo
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