E’ un mayday, un grido d’allarme sull’economia del mezzogiorno e delle isole quello lanciato dall'economista Pietro Busetta nel corso della presentazione all'Università degli Studi di Palermo, dell'analisi previsionale sull'economia del Mezzogiorno realizzata da Diste Consulting per Fondazione Curella. Ad illustrare il Rapporto, oltre al pro-fessore Pietro Busetta, docente della Facoltà di Economia e vice presidente della Fon-dazione Curella, Alessandro La Monica, presidente Diste Consulting, Sebastiano Bavetta e Antonio Purpura, economisti e docenti dell’Università degli studi di Palermo.
"L'economia del Mezzogiorno e delle Isole - ha spiegato Busetta - a distanza di tre anni dalla fine delle recessione, resta ancora imprigionata nelle maglie di un proces-so di rilancio troppo lento, non in grado di assicurare nel breve-medio termine il risanamento delle ferite causate dalla crisi. Continuando di questo passo, e supponendo un cammino con la stessa andatura del triennio 2015/2017, occorreranno non meno di dieci anni per ritornare alle condizioni dell'anno precrisi, il 2007. E ciò nonostante le recenti stime Istat indichino una crescita del Pil nel 2015/2016 del 2,4%, superiore al +1,8% del centro nord. Malgrado le analisi del Report Sud abbiano raffigurato il proseguimento nel 2017 della fase di recupero. Se tutto va bene e se le turbolenze che incombono sui mercati finanziari e sugli scambi internazionali non attiveranno shock inaspettati, dopo quasi un quarto di secolo – sette anni di crisi e tredici di ripresa – si ritornerà al punto di partenza. Per questo abbiamo voluto dare come titolo al Report Sud numero 34 “Mayday, mayday, il Sud lancia l’allarme”.
L’occupazione cresce a rilento - Il ritorno del ciclo in territorio positivo e la rimozione di alcune rigidità del mercato del lavoro hanno impresso una spinta all’occupazione, aumentata l’anno scorso di 71 mila unità e nell’ultimo triennio di 266 mila. La performance ha coperto solo una parte del tracollo precedente: nel decennio 2007/2017 il sistema produttivo ha registra la scomparsa di 345 mila posti di lavoro.
Disoccupazione e 700mila famiglie in povertà - Il tasso di disoccupazione ha mantenuto nel 2017 un livello (19,4%) simile a quello dell’anno precedente (19,6%), a sua volta sceso di 1,1 punti percentuali sul massimo storico del 2014. Il confronto rispetto a dieci anni prima mostra un ingrandimento di 8,4 punti percentuali, con peggioramenti estesi per genere e per classi di età. Tra gli 8,2 milioni di famiglie residenti, 700 mila famiglie costituite da circa 2 milioni di persone soffrono condizioni di povertà assoluta, con risorse insufficienti a garantire un livello di vita accettabile. Si tratta dei potenziali beneficiari del reddito d’inclusione, una pletora di indigenti in cui verranno selezionati quelli in regola con i requisiti per accedere ad un contributo economico di circa 500 euro per diciotto mesi rinnovabili per altri dodici.
Prospettive - In base al profilo congiunturale del secondo semestre del 2017, le prospettive nel breve termine possono essere ritenute moderatamente favorevoli. Le proiezioni indicano il conseguimento di un tasso di crescita dell’1,3%, in avvicinamento alla dinamica dell’area centro settentrionale (+1,6%).L’industria assumerà un’impostazione espansiva, con un aumento del valore aggiunto dell’1,9%. Vi si affiancherà per il settore delle costruzioni un incremento del 2%, mentre i servizi concorreranno con un +1%. Per quanto riguarda il valore aggiunto prodotto dall’agricoltura, silvicoltura e pesca l’anno dovrebbe chiudersi con un parziale recupero (+2,6%) delle perdite subite nel biennio precedente.
Investimenti - Sono aumentati del 3% gli investimenti, incoraggiati - come si legge nel report - dalle aspettative favorevoli sulla domanda, dalla politica monetaria accomodante, dalle condizioni di finanziamento tuttora convenienti. Gli investimenti in costruzioni hanno per contro stentato a prendere slancio (+1,6%), sorretti soprattutto dai lavori di ristrutturazione e da interventi di riqualificazione energetica. Hanno continuato a incontrare difficoltà le nuove costruzioni sia residenziali che economiche, compreso il comparto delle infrastrutture.
Comparti produttivi - Per quel che riguarda la produzione, il contributo dei rami di attività è generalmente positivo, ad esclusione dell’agricoltura che ha scontato le conseguenze delle cattive condizioni climatiche (-2,6%). Il valore aggiunto industriale ha registrato un incremento dell’1,5%, conservando un livello più basso di 1/4 sul 2007. L’attività delle costruzioni, in aumento dell’1,3%, si è mantenuta di 1/3 inferiore a dieci anni prima. Il valore aggiunto prodotto dai servizi ha realizzato il quarto incremento consecutivo (+1,1%), avvicinando il traguardo del pieno recupero delle perdite precedenti.