Pubblichiamo il testo letto da alcuni ragazzi del gruppo scout alla fine del corteo di Sabato scorso.
Noi siamo gli eredi dell'antica Selinunte, figli di quei greci che hanno inventato la democrazia e portato la civiltà al mondo.
Noi siamo concittadini di Carlo d'Aragona, il Magnus Siculus, fra le più grandi intelligenze politiche di tutto il Cinquecento. Noi siamo concittadini di Giovanni Pantaleo, il cappellano dei Mille, e di Giovanni Gentile, l'unico vero riformatore della scuola italiana, tra i maggiori filosofi del 900.
Noi siamo concittadini del pittore Gennaro Pardo, del musicista Raffaele Caravaglios, dello storico Giovan Battista Ferrigno, dell’erudito Leonardo Centonze, dell’editore Lorenzo Settimo Lentini, dello scrittore Virgilio Titone, del letterato Giorgio Santangelo, del poeta Gianni Diecidue, del saggista Ferruccio Centonze, del medico ricercatore Maurizio Vignola, dell’educatore Luciano Messina, del critico d’arte Giuseppe Basile, del latinista Rosario Di Bella, della pittrice Lia Calamia e di tanti altri uomini illustri nei quali ci riconosciamo.
Siamo un popolo che lavora, che produce, che, come tanti, fa sacrifici e stringe i denti e la cinghia per mantenere dignitosamente e dare un avvenire ai suoi figli, ma che non ne può più di sentirsi ogni giorno addosso lo stigma della mafiosità, o quanto meno della contiguità, della collusione, dell'omertà, di sentirsi umiliato di appartenere a una città che ha il torto di aver dato i natali al superlatitante Matteo Messina Denaro, il cui nome qui pronunciamo, alto e forte, per condannare, senza se e senza ma, lui, i suoi sodali, il mondo e la sottocultura che essi rappresentano.
Siamo qui oggi, donne ed uomini, giovani e adulti, gruppi e associazioni, pochi o molti non importa, per affermare la nostra voglia di riscatto, il nostro impegno a costruire una città normale, libera e solidale, la nostra volontà a collaborare, a tutti i livelli, con le istituzioni, perché questo è un punto di partenza e non di arrivo, perché da qui in avanti noi non ci fermeremo!