Stop alla busta paga in contanti. Dal primo luglio cambiano le regole e per i datori di lavoro scatta l’obbligo della tracciabilità dello stipendio previsto dall’ultima legge di Bilancio, fatti salvi i rapporti di lavoro con la Pubblica amministrazione, i lavoratori domestici come colf, baby sitter o badanti e i compensi per gli stage.
Mentre si torna a discutere dell’opportunità o meno di porre limiti all’uso dei contanti entra intanto in vigore una misura che, come aveva spiegato la promotrice Titti Di Salvo, punta a «prevenire gli abusi» ed evitare le «truffe» delle false buste paga, cioè il fenomeno per cui imprenditori «scorretti» corrispondono al lavoratore retribuzioni inferiori a quanto previsto dalla busta paga magari sotto il ricatto del licenziamento o della non assunzione. In questa direzione va anche la precisazione che la sola firma della busta paga da parte dei lavoratori non costituisce più prova del pagamento dello stipendio. Si tratta, come sottolineava Di Salvo, che aveva presentato anche una proposta di legge in materia, «di una norma a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche delle imprese corrette che devono combattere contro la concorrenza sleale di chi, scaricando falsi costi per il personale, accumula utili extra bilancio».
Il nuovo obbligo si applica a «ogni rapporto di lavoro subordinato indipendentemente dalla durata e dalle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa», quindi anche ai contratti a tempo determinato, ai contratti part time, alle collaborazioni coordinate e continuative, al lavoro a intermittenza o a chiamata e a tutti i contratto instaurate dalle cooperative con i propri soci.
Dal primo luglio le retribuzioni, ma anche gli eventuali anticipi o acconti, dovranno quindi essere corrisposte via bonifico bancario o postale, strumenti di pagamento elettronico, pagamenti in contanti presso sportello bancario, emissione di un assegno, pena sanzione da 1.000 a 5.000 euro, che può essere ridotta di un terzo, pagando entro 60 giorni dal verbale di contestazione. L’Ispettorato del Lavoro a fine maggio ha fissato anche le modalità che saranno adottate per contestare la violazione del pagamento degli stipendi esclusivamente con strumenti tracciabili.
Dal primo luglio scatta anche la rivoluzione sulle schede carburante: sarà obbligatoria la fattura elettronica. E i distributori insorgono. Le organizzazioni di categoria dei gestori degli impianti di rifornimento carburanti - Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio - hanno proclamato lo sciopero nazionale sia sulla rete ordinaria che sulla viabilità autostradale, per il 26 giugno.
Lo si legge in comunicato congiunto delle tre Federazioni che denunciano l’estrema criticità con il quale il settore ed i suoi utenti rischiano di dover affrontare i nuovi obblighi relativi alla fatturazione elettronica che, in assenza di provvedimenti normativi, scatteranno dal prossimo primo luglio. Sono «tali e tanti i ritardi e le incoerenze sia sulla certezza delle modalità operative che sui supporti tecnologici che l’amministrazione si era impegnata a mettere a disposizione che, senza alcuna enfasi, si può ragionevolmente affermare come la rete distributiva, per lo più costituita da chioschi da marciapiede, sia effettivamente a rischio di blocco e paralisi».