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25/06/2018 10:05:00

I sette gommoni lasciati in mare e poi riportati in Libia

Per diverse ore sette gommoni sono rimasti alla deriva al largo della Libia con un migliaio di persone a bordo dopo che la sala operativa di Roma, obbedendo agli ordini, si era sfilata dalle operazioni di soccorso e aveva ordinato alla Ong Open Arms di non aiutare i migranti.

Infine, alle nove e mezza di sera i gommoni sono stati intercettati dalle motovedette libiche e 820 persone sono state riportate in Libia. Molto soddisfatto Salvini: «Ringrazio di cuore, da ministro e da papà, le autorità e la Guardia costiera libica che oggi hanno salvato e riportato in Libia 820 immigrati, rendendo vano il “lavoro” degli scafisti ed evitando interventi scorretti delle navi delle Ong».

Dopo giorni di attesa in mare, al largo di Malta, l’equipaggio della nave Lifeline che trasporta 224 migranti non ha ancora saputo dove deve attraccare. Sabato il capitano aveva fatto sapere che «a bordo ci sono cibo e medicine per altri due giorni». E ieri dalla nave via Twitter è arrivato un invito al ministro dell’Interno italiano: «Caro @matteosalvini, non abbiamo carne a bordo, ma esseri umani. Vi invitiamo cordialmente a convincervi che sono le persone che abbiamo salvato dall’affogare. Vieni qui, sei il benvenuto!». Un tweet arrivato dopo che il ministro dell’Interno aveva detto: «Certe navi si devono scordare l’Italia, stop al business dell’immigrazione clandestina! La musica è cambiata».
 
I libici d’accordo sulla chiusura dei porti
Oggi il ministro dell’Interno italiano sarà in Libia per incontrare Al Serraji. «Salvini in Libia troverà forte supporto alla sua decisione di provare a chiudere i porti italiani alle Ong. A partire dalla Guardia costiera aiutata dalla Difesa italiana, per passare a tutti i leader politici. In Libia credono una cosa soltanto: ormai le Ong offrono un servizio di trasporto, non di salvataggio. Un aiuto oggettivo ai trafficanti. Ma la stessa Guardia costiera libica non è ancora in grado di svolgere fino in fondo il suo servizio. L’Italia ha schierato in porto una nave officina, adesso è la Caprera. Ma gli aiuti concreti del ministero della Difesa sono ancora pochi. Hanno chiesto navi Search& Rescue, che non sarebbero sotto embargo, hanno chiesto altri pezzi di ricambio perché le quattro vecchie motovedette si rompono spesso. Le risposte italiane sono lente. Salvini non avrà nessuno scrupolo a impegnarsi di più rispetto a Minniti e Pinotti, che aiutavano i libici con l’imbarazzo di doversi difendere dalla sinistra Pd.
 
La proposta di Conte al vertice europeo sui migranti
Ieri, al vertice informale di Bruxelles sul tema dei migranti, Giuseppe Conte ha presentato agli altri quindici leader dell’Ue una proposta chiamata European Multilevel Strategy for Migration. «Vogliamo superare completamente il regolamento di Dublino, basato su una logica emergenziale», ha spiegato il primo ministro italiano, «vogliamo affrontare il problema in modo strutturale. Le nostre opinioni pubbliche ce lo chiedono».
Questi i punti principali della proposta: «Responsabilità comune tra Stati sui naufraghi in mare», dunque far sbarcare in tutti i paesi che affacciano sul Mediterraneo i migranti salvati nel Canale di Sicilia. Occorre quindi scindere tra porto sicuro di sbarco e Stato competente a esaminare le richieste di asilo. «L’obbligo di salvataggio non può diventare obbligo di processare domande per conto di tutti». In cambio il governo italiano accetterebbe gli accordi sui movimenti secondari richiesti da Merkel per salvare il suo governo, ovvero intese per impedire ai migranti registrati in un Paese di riversarsi negli altri. Infine Palazzo Chigi chiede campi in Niger e Libia dove accogliere i migranti e scremarli tra rifugiati da portare in Europa e illegali da rimpatriare. A questo scopo l’Ue dovrebbe lavorare con l’Unhcr e l’Oim. Quelli che, nonostante i centri in Africa, dovessero comunque attraversare il Mediterraneo, secondo Roma andrebbero suddivisi in più paesi dell’Unione. Al termine della riunione Conte si è detto soddisfatto, anche se un’intesa appare ancora molto lontana. Per lo spagnolo Sánchez, comunque, sono stati fatti «passi avanti». Per Macron, invece, «la proposta italiana è coerente con l’Ue». 
«Sembra che fra Macron e Conte vi sia stato anche uno scambio di battute non proprio in discesa, proprio sul concetto di titolarità dell’azione di governo in Italia. Conte, riferiscono i suoi, sarebbe stato obbligato a rispondere per le rime: «Io e Salvini siamo uniti, abbiamo un unico obiettivo...» (e non a caso il vicepremier dopo l’incontro dirà «bene Conte»)».