Sentenze pilotate, finisce in manette l’ex giudice del Consiglio di Giustizia Amministrativa Siciliana Giuseppe Mineo. E' stato candidato alle elezioni per il consiglio comunale di Catania del 10 giugno nella lista della Lega.
Il prezzo della sua corruzione, erano spinte per la sua promozione nel solco di una promettente quanto rapida carriera. Mineo due anni fa era stato addirittura indicato tra i nuovi giudici del Consiglio di Stato nonostante la giovane età (44 anni quando la soglia minima è 55) e il fatto che fosse stato sanzionato per il ritardo con cui depositava le sentenze. Alla fine, per quell’intoppo disciplinare, fu escluso dal massimo organo della giustizia amministrativa.
Quella singolare “promozione” nella lista dei 10 nomi fatti dal governo – secondo la ricostruzione delle indagini – veniva assicurata dagli avvocati che stanno confessando agli inquirenti i retroscena dell’inchiesta sulle “sentenze aggiustate” al Consiglio di Stato e al Cga siciliano, dopo gli arresti avvenuti a febbraio. Le testimonianze dei legali Piero Amara e Giuseppe Calafiore, finiti in manette insieme all’ex pm di Siracusa Giancarlo Longo hanno dato nuovo impulso all’indagine fino al provvedimento odierno, emesso dal gip di Messina su richiesta della Procura diretta dal procuratore Maurizio de Lucia.
Mineo si sarebbe interessato perché le imprese “Open Land Srl” e “AM Group Srl”, controllate dai costruttori Frontino, fossero favorite nei ricorsi che avevano intentato contro il Comune e la Sovrintendenza di Siracusa. Il giudice sarebbe dovuto intervenire perché venisse sovrastimato il risarcimento del danno che Comune e Sovrintendenza dovevano alle due società. A fare agli inquirenti messinesi il nome di Mineo è stato l’avvocato Amara, ex legale dell’Eni che da mesi rende dichiarazioni alle Procure di Messina e Roma. Era lui al vertice del sistema corruttivo che manovrava la giustizia e gli affari a Siracusa. Le sue rivelazioni sono al vaglio anche della Procura di Roma che ha aperto un’inchiesta su presunti casi di corruzione al Consiglio di Stato.
In cambio del suo interessamento nella causa di cui era peraltro giudice relatore Mineo, docente universitario nominato al Cga in quota dell’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo, avrebbe chiesto denaro per un amico: l’ex presidente della Regione Giuseppe Drago, poi deceduto nel 2016. Mineo e il politico erano legati da una stretta amicizia. All’ex presidente della Regione sarebbero stati fatti avere 115mila euro: la somma sarebbe stata versata dalla società “Ocean One Consulting Srl”, riconducibile agli avvocati Amara e Calafiore, su un conto maltese intestato all’imprenditore siracusano Alessandro Ferraro, anche lui già coinvolto nell’inchiesta messinese su Longo. Ferraro avrebbe poi girato la somma a Drago.