Dopo la Camera dei deputati anche l’Assemblea regionale siciliana. Il Movimento 5 stelle ha presentato una proposta di delibera all’ufficio di presidenza per tagliare i vitalizi sull’isola. Dove per la verità erano stati aboliti già nel 2012, quando i deputati regionali hanno cominciato a maturare il diritto a un assegno erogato solo dopo i 65 anni di età e solo su base del sistema contributivo. Ogni anno, però, rimangono da pagare i vitalizi maturati negli anni precedenti. Cifre a più zeri visto che in Sicilia grazie alla reversibilità gli assegni vengono percepiti anche dagli eredi dei deputati deceduti. Secondo i calcoli dei pentastellati, pesano ogni anno per 17-18 milioni di euro sui conti dell’isola. “Il vitalizio del primo presidente della Regione viene ancora erogato perché va ai suoi eredi”, ha detto il vicepresidente dell’Ars, Giancarlo Cancelleri.
La proposta: un risparmio da 9 milioni – La proposta del M5s prevede quindi la modifica del regolamento relativo al trattamento pensionistico dei deputati attraverso la rideterminazione della misura degli assegni. “Spero di non sentire più che i vitalizi non ci sono. Dal 2012 sono stati aboliti, ma ci sono quelli dei deputati di legislature precedenti. Abbiamo anche introdotto dei limiti minimi quindi non c’è nessuna vendetta politica. Il minimo per chi ha fatto una legislatura è di 660 euro netti al mese, per chi ne ha fatte due è il doppio. È una proposta estremamente ragionevole che punta a taglia circa 8-9 milioni all’anno. Noi stiamo riconoscendo la reversibilità solo al coniuge del deputato per mettere fine alla vergognosa vicenda del parlamento siciliano nel quale il vitalizio è come il maiale: non si butta via nulla. È praticamente eterno“, ha spiegato Cancelleri.
Il caso: il privilegio esteso agli eredi – Nel 2015, in effetti, ilfattoquotidiano.it aveva raccontato alcuni dei 117 casi di eredi di deputati che incassavano il vitalizio. Per i tre anni trascorsi all’Ars nel dopoguerra dall’avvocato Elios Costa, per esempio, Palazzo dei Normanni riconosceva ogni mese il vitalizio da duemila euro alla moglie, anche ora che dall’elezione del deputato sono trascorsi quasi settant’anni. Lo stesso assegno arrivava ogni mese alle vedove di Michele Semeraro, eletto nel Blocco del Popolo, e di Francesco Lanza di Scalea, che a Palazzo dei Normanni entrò invece sotto le bandiere del Blocco liberarale democratico qualunquista: dopo soli tre anni da deputati, si sono assicurati un assegno mensile quasi perpetuo. Si doveva accontentare di appena mille euro invece Anna Rosa Baglione, rimasta vedova di Franco Bisignano, che all’Ars neanche ci mise mai piede. Si candidò nel 1976 con il Movimento Sociale Italiano, fu il primo dei non eletti e rimase fuori dal Parlamento Regionale. Dopo vent’anni di ricorsi, però, ottenne una sentenza favorevole da parte del tribunale che gli riconobbe liquidazione e il vitalizio poi passato alla vedova.
Le possibilità di approvazione – Sono questi gli assegni che adesso Cancelleri vorrebbe tagliare. Quante sono le possibilità che l’Ars approvi il taglio dei vitalizi visto che il M5s è all’opposizione? “Sono ottimista sul fatto che la nostra proposta possa passare in consiglio di presidenza – ha aggiunto il leader dei pentastellati – Abbiamo presentato questa proposta adesso perché ci sono le condizioni politiche affinché sia approvata. Li ho già chiamati i colleghi, qualcuno mi ha detto: la voto. Tre siamo noi del M5s, uno è di Diventerà bellissima e Musumeci è appena andato a Pontida e sembra vicino alla Lega che è d’accordo sul taglio ai vitalizi, uno è di Fratelli d’Italia che ha presentato in parlamento la norma per il ricalcolo, un altro è Nello Dipasquale del Pd che è quello che mi ha detto che la voterà”. Con sei voti su undici il consiglio di presidenza approverebbe la delibera. “Per quanto riguarda i tempi – ha proseguito Cancelleri- noi abbiamo già detto di calendarizzarla al primo incontro. Ci vorranno però un paio di mesi perché gli uffici facciano i conti effettivi perché prima del 1980 non sono presenti documenti cartacei o digitali”.
Il no di Micciché: “Poi mi mantiene Cancelleri?” – La proposta, però, si scontrerà col parere negativo del presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè. “Questa non è una proposta, è una vendetta contro chi ha fatto politicae io non accetto vendette e demagogia dentro l’Assemblea. Il vitalizio è un diritto acquisito e comunque in molti casi giusto. Io senza il vitalizio non avrei potuto mantenere la mia famiglia dopo aver rinunciato al mio lavoro per fare politica. Lo vogliono tagliare? Bene, finita questa legislatura mi farò mantenere, insieme ai miei familiari, da Cancelleri“, diceva l’esponente di Forza Italia qualche giorno fa. “Lo invito a casa mia, non c’è problema. Non vogliamo affamare nessuno. Non c’è nessuna vendetta. Il vitalizio non è un diritto, è un privilegio”, ha risposto Cancelleri.
Udc e Forza Italia contrari al taglio – Micciché, però, non è l’unico ad essere contrario al taglio dei vitalizi: tutt’altro. “Sappia il presidente dell’Ars che sulle fandonie dei 5 stelle rispetto ai vitalizi potrà contare sull’appoggio leale dei parlamentari”, dice la capogruppo dell’Udc, Eleonora Lo Curto. “Il presidente Miccichè ha difeso un principio che da un punto di vista tecnico appare difficilmente aggredibile e il sondaggio lanciato dai 5 Stelle sembra dare ampia ragione al presidente”, dice l’esponente di Forza Italia, Tommaso Calderone. Il riferimento è per un sondaggio lanciato su facebook dalla pagina del M5s Sicilia, vittima di un boomerang identico a quello che ha colpito la pagina nazionale dei pentastellati. Il social media manager del M5s isolano, infatti, ha chiesto agli utenti del social network di esprimersi: erano d’accordo con Cancelleri per tagliare i vitalizi o con Micciché per tenere i privilegi? Ha vinto Micciché.