Un intervento che dovrebbe essere semplice, per una tendinite alla mano, è diventato un calvario per una ragazza di Marsala. Cure senza esito, terapie cambiate di continuo, un intervento non riuscito, e l’operazione fatta da un medico diverso da quello “incaricato”.
Molte cose strane, insomma, per Nives Del Puglia, una giovane graphic designer di Marsala. Un lavoro per il quale è fondamentale l’uso completo della mano. Ma da qualche mese la sua mano destra non risponde bene ai comandi, ha continui problemi, e l’intervento che le è stato fatto è risultato sbagliato. Adesso Del Puglia ha denunciato i medici che l’hanno presa in cura e operata inizialmente. L’ipotesi di reato è quella di lesione colposa.
Tutto comincia nell’ottobre 2017, quando la giovane accusa un disturbo alla mano destra. Le viene diagnosticata da una dottoressa di Marsala, che poi sarà denunciata, una tendinite di De Quervain, comunemente chiamata “tendinite da mouse”. Una patologia che colpisce soprattutto scrittori, disegnatori, chi mette sotto sforzo le mani e non ha i tendini robusti, quindi giovani donne con polsi sottili.
Nives dopo i primi giorni di fastidio tiene per 30 giorni un tutore per bloccare e tenere a riposo la mano, ma la prima mossa non va a buon fine. Poi, sempre su prescrizione del medico, prende del Kenakort, effettuando tre infiltrazioni fino a dicembre. E' il primo ciclo di punture, ne seguiranno altri nel corso dei mesi a seguire.
Non succede niente. Il fastidio non passa. Allora la professionista indica un intervento che dovrebbe essere di routine, che non dovrebbe comportare complicazioni. Si tratta di una tenolisi del canale. Il problema si risolverebbe in 30 giorni, assicura la dottoressa che l’avrebbe effettuato lei stessa.
Ma le cose non vanno proprio per il verso giusto, inizia il calvario. Il 13 gennaio scorso è il giorno dell’intervento, viene effettuato in una clinica di Trapani. In sala operatoria c’è la dottoressa presso la quale Del Puglia aveva cominciato la terapia, il fratello anche lui ortopedico, un’altra dottoressa e altri addetti.
“Mi hanno fatto una puntura di anestetico tra due dita della mano e dopo un po’ qualcuno si è avvicinato a me, mi si è annebbiata la vista e non ho capito più niente - racconta la ragazza nella querela presentata, assistita dall’avvocato Vincenzo Forti. Ad un certo punto, durante l’operazione, mi sono svegliata con un bruciore alla mano (come se mi stessero buttando qualcosa di rovente) ed ho iniziato a lamentarmi”. Poi Nives si è riaddormentata, e quando l’intervento era finito non riusciva ad alzarsi. Racconta che dovevano farle l’anestesia locale, ma che invece è stata pesantemente sedata. Racconta la giovane professionista che già nel pomeriggio del giorno dell'intervento ha cominciato ad accusare i primi dolori alla mano appena operata. Forse il bendaggio era stretto, si pensa, allora la dottoressa che l’ha presa in cura, prima di farla dimettere, le allarga il bendaggio, le prescrive una terapia antibiotica da seguire - “ma ha detto di ignorare tale terapia” - e gli esercizi da effettuare per il movimento della mano”.
Nelle settimane successive comincia un'escalation di fastidi, formicolii, cure senza esito. Dopo una settimana la ragazza va in una clinica di Marsala per la prima medicazione. Le dicono di tornare il 30 gennaio per rimuovere i punti di sutura. La dottoressa nel frattempo le dice che è guarita, e che deve soltanto passare una crema per la cicatrizzazione.
A febbraio la ragazza operata chiede la cartella clinica, consegnata due mesi dopo. Lì nota qualcosa di strano. I medici anzichè scrivere che la paziente è stata addormentata hanno annotato che è stata fatta soltanto l’anestesia locale. Inoltre la dottoressa che l’aveva presa in cura, e che aveva garantito che fosse stata lei ad eseguire l’intervento, non figura in alcun foglio della cartella clinica e nel registro di sala operatoria. Ad operare la paziente sarebbe stato un altro medico, fratello di quella dottoressa, e che non l’aveva mai visitata prima di quel momento. Infatti nella cartella clinica spunta il suo nome, e non quello della dottoressa. Mancano inoltre timbri e firme di altri medici in alcuni fogli della cartella.
Ma questo pasticcio avrebbe un peso minore se il problema fisico si fosse risolto. Invece la ragazza comincia ad accusare forti fastidi alla mano che era diventata gonfia e di un brutto color violaceo. Viene contattata di nuovo la dottoressa, che non si trova a Marsala, e le indica cosa prendere, via Whatsapp...
Questa nuova terapia ancora non funziona. Nives Del Puglia allora decide di andare dal proprio medico curante che capisce che c’è una grave infezione in corso. Vengono prescritti altri farmaci, poi la ragazza ricontatta la dottoressa che l’aveva presa in cura. Ma sarà il fratello a visitarla presso la clinica marsalese. Qui denuncia la ragazza il medico “”ha brutalmente “spremuto” la ferita, dove vi è stata la fuoriuscita di sangue. In seguito ha realizzato una strettissima fasciatura”. Seguono altre punture, visite, somministrazioni di farmaci e pomate.
Ma i dolori, le scosse con ipersensibilità continuano. La dottoressa dice che la ragazza ha la soglia del dolore bassa, che era guarita, che non doveva più utilizzare il tutore. “Inoltre mi ha detto che ha sbagliato a non ingessarmi dopo l’intervento” si legge nella denuncia. Poi la dottoressa non si fa più sentire. E la ragazza si reca a Palermo per delle analisi più approfondite. Dovrà fare un intervento di riparazione, con possibile trapianto del nervo. Una operazione ben più invasiva della prima, che doveva essere una “formalità”. Ma così non è stato. Adesso tutto è finito in Procura, per quello che potrebbe essere un grave episodio di malasanità.