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15/07/2018 22:00:00

Report di Goletta Verde in Sicilia. Il 61% di spiagge e litorali aggrediti dal cemento

L’avanzata del cemento negli ultimi decenni ha “inghiottito” in Sicilia 662 chilometri di costa su un totale di 1.088 chilometri. «Il 61% dei litorali sono stati “aggrediti” da interventi antropici, principalmente per usi urbani, residenziali e turistici». È quanto emerge da uno studio di Legambiente, presentato ieri a Messina in occasione del passaggio di Goletta Verde in Sicilia. La storica imbarcazione ambientalista, che ieri pomeriggio ha attraccato a Giardini Naxos, rimarrà nell'Isola fino a mercoledì prossimo.

Secondo il report di Legambiente «una parte consistente dell’urbanizzazione è avvenuta abusivamente e solo in alcuni casi è stata oggetto di condono edilizio». Ben 268 chilometri di costa (il 25%) sono ormai irreparabilmente persi per via della realizzazione di porti, tessuti urbani e altre infrastrutture, per lo più strade che hanno tagliato lunghi tratti di paesaggio naturale e agricolo. In un lasso di tempo di 24 anni, ovvero dal 1988 al 2012, in Sicilia sono scomparsi altri 65 chilometri di costa: cioè il 6% è stato cancellato dal cemento in un periodo in cui erano in vigore dei vincoli paesaggistici.
 

«La sfida che oggi abbiamo di fronte – ha spiegato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – è fare della qualità e diversità dei paesaggi costieri, la leva attraverso cui immaginare il futuro dello sviluppo territoriale e turistico del nostro Paese. Per riuscirci servono scelte chiare di discontinuità con gli ultimi decenni di urbanizzazione, a partire dalla salvaguardia di tutte le aree ancora rimaste integre. Le coste italiane non si possono più permettere di vedere ogni anno sparire chilometri e chilometri di paesaggi. Se il nostro Paese ha fatto finta di non vedere quanto stava accadendo lungo le coste, oggi non può più permetterselo perché ci troviamo di fronte a una fortissima crescita del turismo, con potenzialità di rilancio per alcune regioni italiane, se si punta sulla riqualificazione edilizia e valorizzazione dell’offerta».

Legambiente teme che in Sicilia, a fronte di finanziamenti destinati a tutelare le spiagge dal pericoloso fenomeno dell’erosione, ci sia il rischio che gli stessi finiscano per essere dispersi in una serie di interventi inutili, anzi dannosi per l’ambiente. L’associazione ambientalista ha acceso i riflettori, ad esempio, sull'Isolabella di Taormina (riserva naturale e sito natura 2000), dove il ministero dell’Ambiente ha messo a disposizione della Regione Siciliana e del Comune jonico un finanziamento di 2 milioni 900 mila euro per un piano di interventi di riqualificazione ambientale, «motivato da un presunto processo erosivo in atto e basato su ripascimento artificiale. Si tratterebbe di un intervento che non tiene conto della geologia, della storia e del valore ambientale del luogo e che avrebbe come conseguenza il suo snaturamento». Anche la spiaggia di Pollara (isola di Salina, patrimonio dell’umanità riconosciuto dall'Unesco), resa celebre dal film “Il postino” rischierebbe di subire analoga sorte.

«Troppe volte in passato – ha detto Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – la disponibilità di finanziamenti pubblici ha costituito la leva per eseguire opere dannose che, a loro volta, hanno innescato il bisogno di altri interventi correttivi finendo per alimentare “l’industria delle emergenze”. C’è dunque assoluto bisogno di ripensare la strategia e le modalità degli interventi a mare, con uno sguardo a quello che avviene a terra: vale a dire sulla gestione del territorio costiero che influenza e determina l’equilibrio delle spiagge. In questa corsa al finanziamento può succedere che anche luoghi simbolo della bellezza paesaggistica possano essere stravolti».

Per contrastare l’erosione delle coste, la Sicilia può contare su circa 100 milioni provenienti dal Patto per il Sud e di altri 31 milioni di euro resi disponibili dal Por Fesr Sicilia 2014-2017. In quest’ultimo caso, non si sa ancora chi saranno i beneficiari in quanto l’assessorato regionale Ambiente e Territorio non ha ancora pubblicato la graduatoria. I fondi del Patto per il Sud, invece, sono in capo al commissario straordinario per i rischi del dissesto idrogeologico, Maurizio Croce, che ha affermato: «Condivido i timori di Legambiente, tant’è che con il presidente della Regione, Nello Musumeci, abbiamo firmato il primo “contratto di costa” con 14 Comuni della fascia tirrenica del Messinese. Si tratta di 85 chilometri di costa che vanno da Tusa a Patti. Stiamo dando vita ad una progettazione di area vasta affinché nel complesso le singole amministrazioni comunali non producano più danni che benefici».