I mesi di marzo ed aprile sono stati molto difficili per l'Amministrazione Comunale, guidata dal sindaco Alberto Di Girolamo.
Finita la campagna elettorale, per le elezioni politiche, la segreteria del Partito Democratico ha aperto una guerra nei confronti della Giunta, chiedendo il ritiro dei tre assessori targati PD: Annamaria Angileri, Agostino Licari, Clara Ruggieri.
Il documento che ne è venuto fuori, e che vedeva come uno dei primi firmatari Antonio Vinci, ex capogruppo, rappresentava un forte atto di accusa nei confronti dell'Amministrazione per tutte le cose che non erano riusciti a fare.
Grandi dissidi e faide interne hanno poi portato alla sfiducia di Vinci che ha perso la carica di capogruppo e della stessa Antonella Milazzo, allora segretaria del circolo, che si dimise.
Il sindaco Di Girolamo annaspava, quella relazione di direzione di partito rappresentava la sfiducia da parte dello stesso partito che lo ha eletto. Un problema che avrebbe significato accendere i riflettori su Marsala, la quinta città della Sicilia, che non sarebbe stata più a trazione PD.
Le lettere di presa di distanza, in quelle settimane, e le relative dimissioni di molti componenti della segreteria hanno fatto tutto il resto. Non si condivideva, ma si giudicava pesantemente, l'operato politico della segretaria.
Effettivamente non era, così come non lo è adesso, il momento politico sociale per attuare caos e pantomime per rivendicazioni di poltrone. Il sindaco ha cercato copertura nei vertici regionali e provinciali, trovandola.
Il partito nel mese di aprile venne commissariato con Domenico Venuti, componente della segreteria regionale. Cambiarono gli equilibri, c'è chi da accusatore senza freni, come Vinci, si è trasformato in agnellino smarrito.
Tutto torna in ordine, il sindaco ha trovato copertura per se stesso e per la sua Giunta, contento di avere una nuova capogruppo in consiglio, Federica Meo, e altri due consiglieri allineati e coperti, Mario Rodriquez e Calogero Ferreri.
Gli oppositori tutti messi all'angolo. Pochi giorni fa Alberto Di Girolamo fa tutto da solo: delegittima la sua posizione e la sua stessa Giunta. Partecipa alla prima uscita pubblica di una associazione voluta e fondata dalla Milazzo: MarsaLab. Nessuno si sforzi a cercare una logica, non c'è. Il sindaco si presenta e omaggia colei che lo ha sfiduciato e che voleva la testa di tre esponenti della sua squadra, facendo l'elenco di tutte le cose che in città non andavano.
Capiamo il caldo, anche se l'estate non è proprio rovente, ma con quale faccia adesso il Primo Cittadino potrebbe chiedere nuovamente aiuto politico se è lui stesso, con le sue avventate azioni, a delegittimare il suo percorso?
Si dirà, farfugliando, che il sindaco è sindaco di tutti. Quando non si sa cosa dire allora si scade nella banalità dei luoghi comuni, effimeri e privi di contenuto.
Non è solo l'Amministrazione che naviga a vista è anche la politica che vorrebbero attuare: non c'è una linea, non seguono nulla se non il vento.
Sono trascorsi appena tre mesi ed è finito tutto a tarallucci e vino, lo sapevamo. Chi cerca di capirci qualcosa è già andato avanti: ha capito tutto.
E la situazione non è migliore se si guarda direttamente alla platea dei presenti, tutta l'ex segreteria a dimostrazione del fatto che la coerenza è una parola sul vocabolario, per il resto ci sono i sorrisi. Nessuna doppia faccia, semplicemente faccia tosta.
Se si facesse una anemnesi della politica locale non bisognerebbe stupirsi del perchè si disertano le urne, e perchè questa Amministrazione non ha credibilità per i cittadini. Troppe le situzioni concrete disattese e altrettante situazioni politiche buttate alla rinfusa, a casaccio.
Il sindaco ha avuto tra le fila dei suoi consiglieri una forte opposizione, ha chiesto un passo indietro del capogruppo e lo ha ottenuto. E adesso a quali coperture potrà aggrapparsi? La presenza di Di Girolamo al Monumento ai Mille ha reso vani gli sforzi fatti per l'assalto alla diligenza. A volte si impone la logica della doppia verità, equivoca dal suo interno, incapace a tracciare e seguire una strada.
E' solo la politica delle tribù.
Rossana Titone