Il bilancio della Regione deve essere sottoposto ad una manovra correttiva. Lo dice la Corte dei Conti siciliana, che bacchetta Musumeci per l'aumento della spesa corrente. Ma il presidente rimanda le accuse al suo predecessore, Rosario Crocetta: "Prendiamo atto delle cose che non vanno, e siamo qui per porre ordine ai conti della Regione. In particolare i magistrati contabili chiedono maggiore controllo sulle società partecipate, perchè teniamo in vita enti inutili". La Corte dei Conti riconosce poi il lavoro di Miccichè, presidente dell'Ars, per la riduzione delle spese del parlamento siciliano, e sottolinea ancora una volta il ritardo della Sicilia nella gestione dei fondi europei.
La gestione dei fondi europei «è in allarmante ritardo». Si profila quindi il rischio di una «consistente perdita di risorse finanziarie, con un ulteriore incremento delle differenze economiche territoriali» con il resto del Paese, «una mancata crescita delle imprese, dell’apparato produttivo regionale e delle famiglie».
In ballo ci sono 9,73 miliardi di euro per il programma 2014/2020. Per non perderli occorre che il governo regionale adotti «misure correttive» e acceleri il «ritmo di spesa" indirizzandolo verso iniziative più produttive.
Sale la spesa corrente in Sicilia e passa da 13 miliardi e 143 milioni di euro, a 14 miliardi e 110 milioni, mentre quella in conto capitale si riduce passando da un miliardo e 609 milioni a 795 milioni e raggiunge il minimo storico assoluto. Si legge nella relazione della Corte dei Conti per la Sicilia sul rendiconto generale per l'esercizio finanziario della Regione del 2017. La Corte "pertanto, non puo' che esprimere una valutazione negativa in merito all'andamento degli investimenti che stride con i fondamentali dell'economia siciliana e con il noto gap infrastrutturale con il resto del Paese". Il rendiconto presenta un avanzo di competenza di 421 milioni di euro da attribuire essenzialmente al risultato della gestione dei fondi vincolati il cui risultato positivo di 458 milioni compensa il saldo negativo dei fondi regionali (-36 milioni). Con riferimento alla gestione di competenza, l'equilibrio di parte corrente si attesta a +1.822 milioni, quello di parte capitale +2.564 milioni, mentre quello finale e' pari a +4.385 milioni. La gestione in conto residui mette in evidenza, rispetto all'esercizio precedente, una sensibile riduzione dello stock di tali poste al 31 dicembre del 2017 in valore assoluto e percentuale, piu' accentuata per quelli attivi (da 4.196 a 3.499 milioni di euro, pari a -17%) rispetto a quelli passivi (da 2.989 a 2.547 pari al -15%). Il saldo di tale gestione registra un disavanzo di 131 milioni di euro imputabile alla variazione in diminuzione dei residui attivi, pari quasi al doppio delle cancellazioni di quelli passivi. Le dinamiche descritte caratterizzano anche l'ultimo triennio.
Segna un arresto la riduzione della spesa per il personale della Regione siciliana. Secondo la relazione "è vero che gli impegni per retribuzioni e contributi sociali registrano una riduzione al 4,5%, attestandosi a 791 milioni di euro, ma sono compensati dagli incrementi (+4,1%) di spesa per le pensioni. E quindi la contrazione annua della spesa complessiva per il personale in servizio e in quiescenza "è stata di scarsa rilevanza (-0,8%)". Il dato non comprende tra l'altro l'ulteriore aumento della spesa pensionistica sostenuta dal Fondo pensioni Sicilia per il personale del cosiddetto contratto 2. L'entità della spese per il personale dipende dalla consistenza, ancora molto alta, dei dipendenti che sono 14.797.
Ma occorre considerare altre 2.885 unità che, a vario titolo, sono retribuiti con fondi regionali. Il personale è lievemente diminuito ma resta, a giudizio della Corte, sempre il più alto d'Italia: un quarto dei dipendenti di tutte le Regioni. Troppi anche i dirigenti: alla Regione ce n'è uno ogni 10 impiegati. Il dato è migliorato ma sempre alto.