Non si torna a votare per l'elezione del consiglio provinciale e del suo presidente, chi era già in odore di campagna elettorale dovrà fare un passo indietro.
La Corte Costituzionale si è espressa dichiarando illegittima la legge regionale dell'agosto 2017, allora Governo Crocetta, che riesumava le ex Province dopo che lo stesso governatore le aveva cancellate con un colpo di spugna, senza preoccuparsi del dopo.
Ci si è ravveduti, evidentemente troppo tardi e in contrasto con la legge nazionale del Ministro Graziano Delrio.
La direzione è quella della spending review della politica, inammissibile che il legislatore siciliano pensasse di andare nel senso opposto rispetto al Governo centrale che non prevede alcun compenso per il presidente della Provincia.
Crocetta e la sua Giunta, invece, avevano indicato una retribuzione, da qui la decisione della Consulta.
Nessuna elezione diretta, dunque, con la partecipazione attiva dei cittadini ma una votazione dei rappresentanti dei Comuni.
Nella sentenza emessa si legge che “La competenza, per l'intervento di riordino delle Province e delle Città Metropolitane, è statale”, si evince anche come gli organismi di Area Vasta “Sono funzionali al perseguito obiettivo di semplificazione dell'ordinamento degli enti territoriali e contestualmente rispondono ad un fisiologico risparmio dei costi connessi all'elezione diretta”.
Insomma, dietro alla norma Delrio non si guarda, l'autonomia della Sicilia non può essere scudo contro gli sprechi della politica.
Illegittima la norma regionale nel punto in cui introduce il compenso per il presidente di Provincia e del Libero Consorzio, la legge nazionale prevede lo svolgimento del servizio a titolo gratuito, l'obiettivo è di “Ridurre la spesa corrente e razionalizzare i costi degli enti locali, con la conseguenza che la Regione a statuto speciale, pur nel rispetto della sua autonomia, non può derogarvi”.
La parola torna all'ARS che dovrà predisporre una nuova legge per l'elezione dei presidente dei Liberi Consorzi, non si sa quanto tempo ci vorrà, nel frattempo gli Enti che sono commissariati potrebbero continuare con le loro deroghe, il mandato dei commissari è in scadenza il 30 settembre.
Nello Musumeci, presidente della Regione, parla di una democrazia violata: “Suona ad offesa della dignità del popolo siciliano".
Per il Governatore c'è una chiara volontà romana che è quella di smantellare l'autonomia dell'Isola: “L'avere di fatto cancellato, con un colpo di spugna, l'articolo 15 del nostro Statuto che riserva alla legislazione esclusiva della Regione la materia di organizzazione e controllo degli enti locali denuncia il malcelato e progressivo tentativo romano di smantellare l'Istituto autonomistico”.
Gli elettori non saranno chiamati a scegliere i loro rappresentanti, il Presidente fa poi riferimento alla salute degli Enti che da anni annaspano: “Con questa sentenza assai discutibile si espropria ai cittadini elettori il diritto sacrosanto di scegliere chi dovrà governare le ex Province, peraltro già da cinque anni condannate alla paralisi, con l'evidente stato di abbandono della viabilità, dell'edilizia scolastica e dei servizi essenziali. A questo punto noi siciliani siamo chiamati a prendere una decisione non più rinviabile: o rinunciamo definitivamente alla nostra Autonomia, accettando il cinismo dello Stato accentratore, o ricorriamo alla magistratura sovranazionale nell'ultimo tentativo di difendere la nostra stessa identità”.
Musumeci insieme a Gianfranco Miccichè, presidente dell'ARS, chiederanno all'intera Aula le azioni da intraprendere.
Soddisfazione per il pronunciamento della Consulta da parte di Leoluca Orlando, presidente dell'ANCI: “Prendiamo atto che con questa decisione della Corte costituzionale anche le ex province siciliane, dopo tante incertezze normative, vengono ricondotte al quadro fissato dalla legislazione nazionale. La sentenza della Suprema Corte Costituzionale fa finalmente chiarezza dopo 5 anni di delirante stato di confusione legislativa ed amministrativa che ha messo in ginocchio gli enti di area vasta, prodotto un proliferarsi di commissari regionali,bloccato la erogazione di servizi e la realizzazione di interventi in tutta la Sicilia. La sentenza ha ribadito che la
riforma è nazionale e non può essere considerata legittima l’applicazione in Sicilia in modo diverso e discriminante dal punto di vista istituzionale,funzionale e finanziario”.
Per Orlando adesso il Governo regionale deve sbrigarsi: “E' necessario preservare un assetto ordinamentale e finanziario stabile che faccia superare questi sei anni di prolungata incertezza e commissariamenti e che faccia uscire da quella che più volte abbiamo definito “stato di calamità istituzionale”.
Giuseppe Lupo, capogruppo PD all'ARS, chiede che si esca dalla gestione commissariale delle ex Province, procedendo alle elezioni di secondo livello degli organi: “ Spero sia chiaro che non ha più senso, come sta facendo il governo Musumeci, attardarsi in visioni nostalgiche che vorrebbero le vecchie Province al centro del nuovo sistema di gestione dei rifiuti tentando di resuscitare gli Ambiti Territoriali Ottimali del passato senza alcuna logica economica e di miglioramento del servizio. Il governo Musumeci ne prenda atto, ritiri la riforma della gestione dei rifiuti evitando il rincaro delle tariffe per i cittadini e apra il confronto con i gruppi parlamentari per uscire dall’emergenza”.
Ad alimentare le illusioni di nuove elezioni per le Province è stato il centrodestra, lo dice Antonello Cracolici, deputato regionale PD, non tenendo conto che la legge cassata è quella messa a punto dal Governo Crocetta, dove Cracolici aveva un assessorato pesante: Agricoltura.
Michele Mancuso, deputato per Forza Italia, parla di occasione mancata per la rappresentanza democratica diretta: “Le sentenze vanno accettate e soprattutto rispettate. Per il popolo siciliano, l'aver perso la possibilità di eleggere le Assisi provinciali a rappresentanza dei territori è un danno di notevole entità sociale. Questo è l'ennesimo effetto negativo del fallimentare Governo precedente, al quale dopo la sentenza sui Commissari della sanità, si aggiunge quello delle ex province".