Continuiamo il nostro approfondimento sulla relazione semestrale della Dia relativa alle organizzazioni mafiose in Italia.
La prima parte la potete leggere qui. Riprendendo con i dati sui controlli, altro aspetto importante nella lotta alla criminalizzata organizzata nel nostro Paese, assumono quelli effettuati sui cantieri delle opere pubbliche.
Disposti dai Prefetti rappresentano uno dei più incisivi strumenti a disposizione per far emergere possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nelle fasi di realizzazione di un’opera pubblica. Nel corso del secondo semestre del 2017, la DIA ha partecipato agli accessi in 37 cantieri, procedendo al controllo di 1.168 persone fisiche, 315 imprese e 850 mezzi.
I dati evidenziano un elevato numero di accessi disposti dalle prefetture dell’Italia centrale, connesso principalmente all’esigenza di controllo sulla cantieristica relativa alla ricostruzione dei territori colpiti dagli eventi sismici del 2009 e del 2016. Non congruo appare invece il dato relativo alle regioni dell’Italia settentrionale, con particolare riferimento all’assenza di accessi in Lombardia ed Emilia Romagna, aree geografiche che pur si caratterizzano per l’elevato livello di investimenti economici. Per quanto riguarda, infine, l’Italia meridionale, emerge in modo negativo il dato riferibile a quelle regioni ad alta concentrazione mafiosa, in particolare Campania, Calabria e Sicilia, comunque interessate da appalti anche in grandi opere pubbliche.
Soggetti denunciati - Nei grafici che seguono viene presentato l’andamento dei soggetti denunciati e arrestati ex art. 416-bis c.p.747 e la successiva ripartizione su base regionale, con la Sicilia che ha 378 soggetti coinvolti, la Calabria 267, la Campania 236 e la Puglia 95.
Soggetti denunciati con aggravante mafioso - Fortemente indicativi sono i dati relativi ai soggetti cui è stata contestata l’aggravante del “metodo mafioso” che vedono, anche in questo caso, una netta preponderanza delle contestazioni riferibili alle regioni di origine delle consorterie.
Voto di scambio politico-mafioso - Le statistiche relative allo “scambio elettorale politico-mafioso” considerate per l’intera annualità 2017 (n.55 denunciati), testimoniano il permanere di un pericolo latente nell’ambito delle amministrazioni pubbliche, che nel prossimo futuro potrebbe tradursi in nuovi casi di scioglimento di Enti Locali.
Dall’analisi delle motivazioni che hanno portato, anche nel secondo semestre del 2017, allo scioglimento di diversi Enti locali, lo scambio elettorale politico – mafioso è un reato-contratto, con un patto che prevede, da una parte (quella che ambisce ad una “carica politica”) l’accettazione della promessa di voti, procurati avvalendosi del metodo mafioso, mentre l’altra (quella mafiosa) mira ad ottenere in cambio “l’erogazione o la promessa di erogazione di denaro o altra utilità”. Si tratta, quest’ultima, di una condizione minima perché “è necessario prendere atto del nuovo "rapporto camorra cattiva politica" che non si nutre più – o non si nutre tanto – del tradizionale “voto di scambio”, ma si estrinseca nella elezione di rappresentanti direttamente espressi dagli ambienti criminali”.
La partita si gioca, oggi più che mai, su più fronti, con il concetto allargato di “altra utilità” da tenere sotto costante attenzione investigativa, perché coinvolge “la promessa di altri comportamenti indebiti e vantaggiosi per il clan, come l’assegnazione di appalti, l’assunzione di lavoratori ecc.”
Condotte che, specie nel caso dell’assegnazione degli appalti, si rivolgono alle commesse non solo più redditizie, ma che allo stesso tempo determinano effetti sul piano sociale, sia in termini di consenso per le cosche, sia in termini di benessere per la collettività.
Acquisire il controllo dello smaltimento dei rifiuti, ad esempio, consente, oltre a lauti guadagni, di avere una capillarità “porta a porta” della presenza criminale, cui poter far leva anche generando artatamente disagi con la mancata raccolta.
CRIMINALITA' STRANIERA - Lo scenario criminale nazionale continua ad essere segnato da una forte interazione tra sodalizi italiani e di matrice straniera, e va assumendo connotazioni particolari a seconda dell’area geografica in cui tali sinergie vengono a realizzarsi.
Nelle regioni del sud Italia i gruppi stranieri agiscono, tendenzialmente, con l’assenso delle organizzazioni mafiose locali mentre, nelle restanti regioni, tendono a ritagliarsi spazi di autonomia operativa, che sfociano anche in forme di collaborazione su piani quasi paritetici. In tale contesto, il traffico di stupefacenti, quello delle armi, i reati concernenti l’immigrazione clandestina e la tratta di persone da avviare alla prostituzione e al lavoro nero (anche attraverso il “caporalato”), la contraffazione, i reati contro il patrimonio e i furti di rame, sono solo alcuni dei settori dell’operatività della criminalità straniera in Italia. Dall’analisi raccolte nell'ultimo semestre 2017, i principali gruppi coinvolti mostrano uno spiccato interesse per il traffico e lo spaccio di stupefacenti, realizzato anche interagendo con soggetti italiani e di altre nazionalità.
FAVOREGGIAMENTO IMMIGRAZIONE CLANDESTINA - Accanto al narcotraffico ed alla contraffazione su scala mondiale, gestiti da ramificate holding malavitose transnazionali, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con tutta la sua scia di reati “satellite”, per le proporzioni raggiunte, e grazie ad uno scacchiere geo-politico in continua evoluzione, è oggi uno dei principali e più remunerativi business criminali - che troppe volte si coniuga tragicamente con la morte in mare di migranti, anche di tenera età - puntualmente intercettato dalle indagini delle Forze di polizia, che trovano infine conferma in importanti procedimenti giudiziari. In tale contesto, il 10 ottobre 2017, la Corte d’Assise di Milano ha condannato all’ergastolo un cittadino somalo, responsabile di aver trasferito diversi connazionali verso la Libia - attraverso l’Etiopia e il Sudan - e di averli segregati all’interno di campi di raccolta illegali, sino a quando le famiglie dei migranti, non avessero saldato il debito di 7.000 dollari. Venivano violentate e torturate per sollecitare i pagamenti, determinando anche il decesso delle vittime. L’imputato somalo è stato ritenuto responsabile di aver trasferito i migranti dai campi illegali di detenzione verso le coste libiche, per il successivo imbarco sui natanti diretti in Italia.
E nei giorni scorsi su questo fronte è stata sgominata a Palermo una banda dedita al traffico e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Nove le persone arrestate ed un divieto di dimora a Palermo operati al termine di un’inchiesta durata 2 anni. Guardia di Finanza e Polizia di Stato hanno disarticolato un sodalizio criminale operante tra Palermo e la provincia di Trapani, dedito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina composta, tra gli altri, da commercialisti, titolari di Centri di Assistenza Fiscale ed altri soggetti che hanno inoltrato, nell’ultimo triennio, numerosissime istanze all’Ufficio Immigrazione della Questura di Palermo per il rinnovo/ottenimento del permesso di soggiorno di soggetti extracomunitari supportandole sulla base di false dichiarazioni fiscali e fittizie assunzioni.
Più in generale, le organizzazioni criminali straniere rappresentano, da un lato, la diretta emanazione di più articolate e vaste organizzazioni transnazionali, dall’altro l’espressione autoctona di una presenza sul territorio nazionale, stratificatasi nel corso del tempo: in entrambi i casi, le attività criminali censite dalle inchieste giudiziarie rappresentano solo uno spaccato, minimale, delle potenzialità operative di una criminalità straniera integrata e ramificata in tutto il mondo, in grado di gestire efficacemente le filiere illecite.
continua...