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02/08/2018 16:31:00

DA GEREMIA A SAVIANO

ESISTE, ANCORA OGGI, L’AZIONE PROFETICA?

Sermone al culto della chiesa valdese di Marsala

Ci viene proposto, per oggi 29 luglio 2018, di commentare l’inizio del libro di Geremia, uno dei tanti libri profetici contenuti in quella raccolta di testi della tradizione ebraica, poi fatta propria dai cristiani, chiamata “Bibbia”. E’ un testo strano, ma, nella sostanza, ci dice come Geremia abbia compreso e vissuto la sua “vocazione” a fare il profeta, malgrado proprio non ne avesse voglia.

La parola del Signore mi fu rivolta in questi termini: “ prima che io ti avessi formato nel grembo di tua madre, io ti ho conosciuto; prima che tu uscissi dal suo grembo, io ti ho consacrato e ti ho costituito profeta delle nazioni”. Io risposi: “ Ahimè, Signore, Dio, io non so parlare, perché non sono che un ragazzo”. Ma il Signore mi disse: “Non dire – sono un ragazzo – perché tu andrai da tutti quelli ai quali ti manderò e dirai tutto quello che io ti comanderò. Non li temere, perché io sono con te per liberarti”, dice il Signore. Poi il signore stese la sua mano e mi toccò la bocca; e il Signore mi disse: “ Ecco, io ho messo le mie parole nella tua bocca. Vedi, io ti stabilisco oggi sulle nazioni e sopra i regni, per sradicare, per demolire, per abbattere, per distruggere, per costruire e per piantare” (Geremia 1,4-10)

 Nell’ultimo versetto di questo testo, con sei verbi, è sintetizzato il compito del profeta: SRADICARE – DEMOLIRE – ABBATTERE – DISTRUGGERE – COSTRUIRE – PIANTARE.

Riccardo Di Segni, che è stato rabbino capo di Roma, così sintetizza l’opera di un profeta biblico: “Il profeta nella Bibbia non è colui che, come banalmente si afferma, prevede il futuro. E’ l’uomo che parla a nome di Dio, di cui esprime la volontà e le concezioni anche contro la volontà dello stesso profeta…. Geremia accetterà questo impegno con la forza di un soldato mandato a combattere, con la sensazione di eseguire un sacro dovere superiore, ma senza entusiasmo, anzi con un tormento interiore incomprimibile. I temi della predicazione e della critica di Geremia sono sociali e religiosi. In sostanza Geremia segue la linea segnata dai suoi predecessori, sulla preminenza dell’impegno sociale nella vita religiosa. Non serve a nulla fare sacrifici e atti rituali, se si accetta una società altrimenti violenta e basata sull’ingiustizia…. Durante il regno di Sedecia, ultimo re di Giuda, Geremia intervenne perché fosse rispettata la norma biblica dell’emancipazione degli schiavi dopo un periodo di sette anni; un impegno iniziale, sottoscritto dal re, fu nella pratica disatteso”..

Già, a quei tempi c’erano gli schiavi. A quei tempi? E oggi?

La missione del profeta appare ECCEZIONALE all’interno della storia dell’antico popolo ebraico. Nel cristianesimo, che nasce e cresce, alle sue origini, dentro la società e cultura ebraica, avviene una trasformazione profonda: profetizzare è NORMALE nella comunità cristiana; è uno dei “talenti”, che si manifestano nella chiesa, una “vocazione”, uno dei “carismi” ( cioè un dono, una capacità particolare che una persona scopre e coltiva nella propria vita). Per fare che? Per intervenire su due temi, che rimangono essenziali nel cristianesimo, come nell’ebraismo: 1) la fedeltà al proprio Dio, combattendo ogni tendenza ad abbandonare l’insegnamento di Gesù per rivolgersi ad adorare idoli; 2) la giustizia sociale, che non può essere perseguita con scelte emotive, occasionali ma che deve esprimersi in gesti concreti, secondo una progettualità rivolta alla costruzione di quella società della giustizia e della fraternità, che Gesù chiama “regno di Dio” e che sintetizza in poche frasi: “Ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi” ( Matteo 25, 35-36)

Queste due dimensioni sono presenti oggi? Gli IDOLI? Certo che ci sono. Provo ad elencarne qualcuno. Ma ognuno di noi, riflettendo un po’ sulla propria vita e le vite che lo circondano può individuarne di piccoli e di grandi. Persino la tua automobile può diventare il tuo idolo. Sembra esagerato, però mi torna in mente quell’episodio di cronaca in cui una persona esce furibonda dalla propria auto che è stata danneggiata da un’altra auto, aggredisce l’automobilista colpevole fino a provocarne la morte. Tra i grandi idoli nostri contemporanei: il denaro, l’accumulazione di ricchezza, senza limiti e a qualunque costo; il potere, anch’esso senza limiti e a qualunque costo; l’”apparire”, la fama ( non importa come ma voglio il mio milione di contatti nel Web, anzi dieci milioni, cento milioni!); tutte quelle persone che non ammettono che il proprio compagno o la propria compagna possa cambiare e decidere di rompere la relazione e insistono fino a perseguitare o uccidere, stanno trattando il proprio io come l’idolo cui tutti debbono inchinarsi. La caratteristica comune a tutti gli idolatri è l’essere ossessionati dal proprio idolo che li rende incapaci di relazioni umane rispettose e alla pari.

La GIUSTIZIA SOCIALE credo sia la dimensione in cui si decide il futuro della nostra società, nel senso di società globale, poiché tutte le società delle Terra sono ormai interconnesse e si condizionano e sostengono reciprocamente. E se sono dominanti gli “idoli”, che abbiamo appena ricordato, l’ IN-GIUSTIZIA verso i più deboli, singole persone o intere comunità diventa, anch’essa, dominante.

Come Geremia nell’antica società ebraica, coloro i quali riescono a vedere i pericoli che corre la convivenza civile, i rischi di scivolare verso società che esaltano le chiusure, le intolleranze, la forza e la guerra ( come nei primi anni del Novecento), costoro sono spinti a compiere gesti profetici, cioè a tentare di demolire, abbattere queste violenze, queste discriminazioni e contemporaneamente a compiere dei gesti che servano a costruire esperienze nuove, a piantare i semi di una convivenza basata sul rispetto della dignità di ogni uomo. E mentre l’antico profetismo ebraico era esercitato nell’ambito di una fede , oggi assistiamo a un profetismo diffuso, a volte individuale a volte espressione di una comunità, con l’intrecciarsi di gesti e testimonianze che sorgono in dimensioni religiose o non religiose, del tutto laiche.

Concludo con tre esempi di gesti o azioni profetiche.

A) nella nostra piccola realtà (Trapani e Marsala): circa dieci anni fa la minuscola chiesa locale valdese decise che era giusto benedire il matrimonio di una coppia omosessuale, poiché la fraternità testimoniata da Gesù non ammette esclusioni ed esalta ogni gesto d’amore. Allora fummo, in Italia, la prima chiesa cristiana a fare un gesto del genere, Dentro la chiesa valdese nazionale si innescò un duro dibattito. Oggi, la benedizione di una coppia costituita da persone dello stesso sesso è diffusa non solo nella chiesa valdese ma in molte altre chiese protestanti, nel mondo, in cui si sono sviluppati cammini simili.

  B) in una grande realtà sociale, a Roma, nel 1976, nasce la “Casa Internazionale delle Donne” ( che in questi giorni l’Amministrazione comunale di Roma sta sfrattando dall’edificio pubblico in cui opera da decenni). Qual è la sua attività? In una nota su un quotidiano viene così sintetizzata: “ La casa protegge le donne, le sostiene nel far valere i loro diritti con la parole, la storia, gli atti. L’associazione Vita di donna in questi anni ha curato, consigliato, sostenuto, incoraggiato migliaia di donne che avevano bisogno di informazioni scientifiche indipendenti e di pareri autorevoli gratuiti. Ha collaborato con la Asl di Roma 1 e con l’ambulatorio dell’elemosineria apostolica, con i volontari di Regina Coeli, e tramite loro cura donne senza fissa dimora e assiste quelle che richiedono asilo per mutilazioni genitali. Tutto ininterrottamente gratis o a offerta libera” (Elisabetta Canitano, Il Manifesto, 28 luglio 2018)    

Il carattere comune di queste azioni completamente diverse è costituito dall’essere opera di una collettività e dall’essere “propositivi”, cioè praticare un comportamento che prefigura una società più giusta.

C) Naturalmente esiste un profetismo alla Geremia, che individua gli errori della società, denuncia i pericoli, si scontra con il potere ( che a volte è un Potere Criminale e a volte è lo stesso Potere dello Stato ), grida l’urgenza di un cambiamento. Nel nostro Paese anche questa azione profetica è oggi fortemente presente e non si rinchiude mai nei limiti ( artificiali) di uno Stato. Basti pensare alle azioni ( non solo discorsi) contro la guerra di Emergency e di Gino Strada. Ma in questi momenti chi si sta scontrando con un Potere che strumentalizza la disperazione dei migranti, rifiutati e lasciati morire nelle acque del Mediterraneo, perseguita i pochi e poveri Rom e Sinti, non informa i cittadini ma deforma la realtà a proprio vantaggio, è uno scrittore che da anni non teme lo scontro con i poteri criminali, Roberto Saviano. Concludo con le parole “profetiche” che aprono la lettera che Saviano ha pubblicato su Repubblica del 25 luglio: “ Dove siete? Amici scrittori, giornalisti, cantanti, blogger, intellettuali, filosofi, drammaturghi, attori, sceneggiatori, produttori, ballerini, medici, cuochi, stilisti, youtuber, oggi non possiamo più permetterci di essere solo questo. Oggi chiunque abbia la possibilità di parlare a una comunità deve sentire il dovere di prendere posizione. Ogni parola ha una conseguenza, certo, ma anche il silenzio ha conseguenze, diceva Sartre. E il silenzio, oggi, è un lusso che non possiamo permetterci”.

 Giovanni Lombardo