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06/08/2018 06:00:00

Giovanni Savalle, da "imprenditore poliedrico" alle truffe e il maxi sequestro

 Quando si mise all’opera per creare il primo resort di lusso a Mazara del Vallo si parlava di Giovanni Savalle come “l’imprenditore che per primo ha creduto nelle potenzialità della Sicilia occidentale”. E ancora in una vecchia intervista venne definito “imprenditore dalla vocazione poliedrica”.

Poi si è scoperto che quello che stava creando, I Giardini di Costanza, sarebbe nato con qualche fattura gonfiata di troppo. Che Savalle - secondo le indagini - avrebbe realizzato quel resort di lusso grazie ad aumenti di capitale fittizi, rimborsi per spese fasulle, truffe per ottenere finanziamenti pubblici.


Veniva intervistato, e rispondeva da grande manager che scoprì un posto abbandonato nelle campagne di Mazara del Vallo, dove creare un resort di lusso da far concorrenza al Verdura, appena nato a Sciacca. Poi arriva il giorno del sequestro. Arriva quel 28 febbraio 2012, quando quello che all’epoca era l’Hotel Kempisky venne sequestrato su ordine della Procura di Marsala. Sei anni dopo la storia si ripete, con un maxi sequestro ben più pesante per Savalle: oltre 60 milioni di euro.
Savalle si è occupato nella sua attività di agroalimentare e di immobiliare, di abbigliamento e di ceramiche, di automobili e servizi, fino al turismo. Ha costruito oltre 1.500 appartamenti nella Sicilia occidentale e un villaggio turistico a Favignana. La sua società, la Mediterranea spa, ha costruito un lussuoso resort a Mazara, "I Giardini di Costanza": 99 stanze, e suite e un centro benessere. Ottenne un finanziamento pubblico di oltre 5 milioni di euro. Condizione necessaria per ottenere i fondi era l’aumento di capitale della società che avrebbe dovuto certificare il buon andamento degli affari. Invece le cose sarebbero andate in modo diverso, dato che gli aumenti di capitale sarebbe stati realizzati grazie a dei rimborsi per spese fasulle, rendicontate da fatture altrettanto gonfiate o del tutto false. Il tutto sarebbe avvenuto all’ombra della mafia, ed è questo che ha fatto scattare il sequestro dei beni.


Tra dichiarazioni di collaboratori, ad iniziare dal calabrese Marcello Fondacaro, e risultati di tante altre indagini sui favoreggiatori di Messina Denaro, sarebbe emerso infatti che l’imprenditore negli anni ha goduto della protezione di influenti esponenti dell’associazione mafiosa come Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro, Rosario Cascio, Giovanni Becchina, Girolamo Bellomo e Giuseppe Grigoli.


«In definitiva Savalle - si legge nel provvedimento di sequestro - nel tempo ha asservito la propria competenza professionale (commercialista e consulente finanziario) alla perpetrazione di traffici delittuosi, dapprima nell'interesse di società da lui create o comunque riconducibili in cui erano presenti suoi familiari o affini che hanno operato sotto la sua regia, e poi nell'interesse di società terze come quelle del gruppo Locorotondo. Sfruttando abilmente il sistema di emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti tra società collegate o comunque riconducibili al medesimo centro di interessi economici, già dagli inizi degli anni 2000 egli è riuscito ad ottenere illecitamente ingenti finanziamenti pubblici simulando fittizi aumenti di capitale sociale, così consentendo alla Società Mediterranea s.p.a., di cui egli è stato per lungo tempo legale rappresentante, di realizzare il complesso turistico alberghiero “Giardino di Costanza" senza che disponesse di adeguati mezzi propri».


Tutto ruota intorno alla Mediterranea Spa, la società che Savalle ha utilizzato maggiormente per i suoi affari. Infatti scrivono i giudici della Sezione misure prevenzione del Tribunale di Trapani che “nella gestione dei tre rami di azienda della Società “Mediterranea s.p.a.” è riuscito ad ottenere cospicui finanziamenti dalle banche senza poi onorare il pagamento delle relative rate, conducendo la predetta società e quelle ad essa collegate al fallimento, peraltro procrastinato nel tempo, non senza cercare di sottrarre la disponibilità del complesso turistico alla società proprietaria mediante un antieconomico contratto di affitto di azienda”. Uno dei finanziamenti ottenuti da Savalle è quello da da "Banca Etruria" grazie ai suoi rapporti privilegiati con un membro del Cda.


E ancora i giudici mettono nero su bianco che “Savalle sfruttando ancora abilmente il sistema di emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti intercorrenti tra società collegate o comunque riconducibili al medesimo centro di interessi economici è riuscito a proseguire nel tempo la sua attività professionale, sottraendola all'imposizione fiscale e mettendola nel contempo al servizio di un altro importante gruppo societario palermitano, come quello del dottor Nicola Giovanni Locorotondo, per la realizzazione degli interessi personali dal medesimo perseguiti attraverso la commissione di fatti penalmente rilevanti in termini di false comunicazioni sociali proprio grazie all'apporto professionale di Savalle. Il complesso di tali circostanze individua "elementi di fatto'' certi, dotati di specifica rilevanza penale, che dimostrano come Savalle, quantomeno a partire dall'inizio degli anni 2000 - ovverosia da quando è stata a avviata la realizzazione del complesso turistico alberghiero "Giardino di Costanza" e senza soluzione di continuità - debba ritenersi "soggetto dedito abitualmente a traffici delittuosi”.

Ecco, forse si intendeva questo per "imprenditore poliedrico".
C’è da dire il sequestro di questi giorni non coinvolge la società che adesso gestisce il Giardino di Costanza, sì sotto sequestro, ma sempre operativo.