C’erano anche le opere pubbliche del comune di Castelvetrano, acquisite in sub-appalto da Nicolò Clemente (arrestato per mafia il 6 luglio scorso) e Rosario Firenze. Opere aggiudicate da imprese di fuori che, in un modo o nell’altro, sono finite ad “aver bisogno” dell’intervento di Clemente.
Un intervento che a volte veniva suggerito proprio dai funzionari del Comune, con il quale l’imprenditore edile, affermano gli inquirenti, aveva un rapporto privilegiato (insieme con Firenze).
Il caso più esemplificativo è quello dei lavori di completamento della piazza Giovanni Paolo II, a Triscina, nell’area conosciuta come Villa Quartana, su cui da anni sorge il Teatro Arena.
Ad aggiudicarsi l’appalto con un vertiginoso ribasso di quasi il 46 %, era stata, nel 2011, un’impresa di Messina, per un importo di 575.195,45 euro su una base d’asta di 1.263.750,74 euro. Alla gara aveva partecipato anche Clemente con la sua impresa, ma il suo 38% di ribasso non era stato sufficiente per l’aggiudicazione.
A raccontare i retroscena che lo avevano visto interessato a ll’esecuzione dei lavori, “disvelando le coperture di cui lo stesso poteva godere nell’ufficio tecnico comunale” è lo stesso Nicolò Clemente.
Un racconto ad una persona non meglio identificata, che le microspie degli investigatori registrano dalla sua Mitsubishi Pajero, nel dicembre del 2015.
Dopo l’inizio dei lavori, l’impresa aggiudicataria avrebbe manifestato delle difficoltà a proseguire l’opera e si sarebbe rivolta ai tecnici comunali, che l’avrebbero indirizzata ad affidare parte dei lavori a Clemente, al quale avrebbero garantito anche di fargli recuperare le somme del ribasso d’asta.
Di seguito il racconto dello stesso Clemente:
“Questo (l’imprenditore della ditta assegnataria, ndr) si rende conto che va a sbattere al muro, è giusto?... E se ne va al Comune a fare storie… chiacchiere cose… Quelli al comune gli dicono… dice… ‘ma perché non parli con Clemente?… Lui – dice - con il 38% lo faceva’… dice… ‘eh – dice – ma io qua sono con il 46’… dice ‘ma noi l’arriviamo a recuperare questa differenza di soldi che voleva Clemente, che erano altri 120 mila euro, una cosa del genere’. Minchia, questo si presenta e mi dice sa… dice… dice… così e così… sono il tizio… dice … siccome… dice… non so se lei sa… dice… ho avuto qualche problema in cantiere con gente di Palermo, cottimisti, cazzi, mazzi… E ma… gli ho detto… ma lei si è buttato lì in questa maniera, gli ho detto, per forza problemi lei deve avere… Dice… effettivamente li sto avendo… dice… siccome ora… dice c’è che…dice… anche dal Comune mi hanno detto che la possibilità di recuperare altri 120 mila euro del ribasso… dice… si possono recuperare…”
Clemente, allora, avrebbe incontrato i tecnici comunali, che gli avrebbero fornito ampie assicurazioni:
“Minchia, a questo punto vado al Comune e vado a parlare col direttore dei lavori con l’ingegnere… gli ho detto ‘ma qua è venuto questo qua di Messina, com’è questa storia qua?’… Dice… ‘allora… se tu capisci che ce la puoi fare, dovremmo vedere questo lavoro di portarlo a bordo’… ‘ma – gli ho detto – ma come gliela devo fare, che qua ci mancano 120 mila euro’… dice ‘e questi si recuperano perché, fra l’altro, ci sono carenze progettuali… dobbiamo vedere come sistemarle… come farle… come dirle’… Allora, gli ho detto, se le 120 mila euro si possono recuperare dal ribasso… gli ho detto… il discorso può cambiare perché ce ne andiamo sempre a quel 38% che avevo messo io… gli ho detto… però dovete fare capire a lui (ndr, all’imprenditore che si era aggiudicato l’appalto) che non deve cercare niente… noi non gli facciamo fare brutta figura, gli finiamo il servizio, ma i soldi devono passare a noi. Va bene… va bene… e si inizia questo lavoro in questa maniera… Il progetto fatto sottosopra no carenze… c’era un progetto da rifare… il progetto a cose giuste si doveva fare di sana pianta…”
Egidio Morici