E' stato arrestato il killer di un imprenditore di mafia ucciso nel 1993. Diego Passafiume fu ammazzato per aver detto no alle richieste estorsive delle famiglie mafiose della zona. Ordinanza di custodia cautelare in carcere per il suo assassino, Filippo Sciara.
E' stato così risolto dal reparto operativo dei Carabineiri di Agrigento e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ilcaso di omicidio avvenuto nell'agosto del 1993 a Cianciana, nell'Agrigentino. Vittima era un imprenditore attivo nel settore del movimento terra, Diego Passafiume, 41 anni, colpevole di aver detto no alle richeste estorsive delle famiglie mafiose della zona.
L'uomo fu ucciso a fucilate davanti ai suoi familiari. Un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, con l'accusa di omicidio, è stata emessa nei confronti di Filippo Sciara, 54 anni, già coinvolto in altre inchieste di mafia e condannato per altri omicidi.
Ecco come il figlio di Diego Passafiume, Francesco, ricorda il padre:
Nel lontano 22 agosto in provincia di Agrigento precisamente a Cianciana , venne ucciso Passafiume Diego nostro padre, in un chiaro agguato di matrice mafiosa. Nostro padre era un piccolo imprenditore di movimento terra che nella zona di Cianciana faceva arte del suo mestiere. Era bravo ed amichevole con tutti. Rinomato per la sua bravura era diventato un concorrente scomodo per i grandi appalti che nel periodo sopra menzionato, interessavano tutta la bassa Quisquina, zona delle colline dove nascevano lavori di grande entità. Dal 1993 al 1997 tutta la zona della bassa Quisquina, era assediata da ricatti e richieste di pizzo. In quel periodo vennero uccisi diversi imprenditori di tutta la provincia di Agrigento perché ritenuti scomodi e nello stesso tempo si rifiutassero di pagare tangenti. Nostro padre è stato vittima di tutta questa organizzazione criminale e nonostante documentazioni schiaccianti di intercettazioni alle famiglie mafiose , indagini con nome è cognome del mandante e dei esecutori dell’uccisione di nostro padre e l’acclarata estraneità all’ambiente malavitoso di nostro padre, confermato anche da “pentiti” non siamo ancora stati riconosciuti “vittime di mafia e criminalità organizzata”. Sono Passati più di 20 anni dalla morte di nostro padre, ed ancora oggi aspettiamo che lo stato italiano faccia luce su nostro padre. Nostro padre era un piccolo imprenditore in un paese sconosciuto della provincia di Agrigento come sconosciuto il suo cognome, ciò non significa che deve essere dimenticato, perché non esistono solo i grandi nomi delle vittime di mafia che negli anni hanno parlato i media televisivi, ma esistono anche persone come mio padre, un piccolo eroe messo nel dimenticatoio, non potendo neanche dimostrare al mondo che ci circonda come anche una piccola vittima possa essere un grande eroe.
Durante le immediate ricerche, i carabinieri ritrovarono, in fiamme, l’auto utilizzata dai killers. L’autopsia confermò che l’imprenditore era stato colpito da tre fucilate, di cui una in pieno volto. Le indagini, sin da subito, si mostrarono alquanto difficili. Venne privilegiata la pista che portava ai sub appalti, settore in cui risultava ben inserito Passafiume. Dalle indiscrezioni allora raccolte, era emerso che l’imprenditore non aveva voluto piegarsi alle regole imposte dalle cosche mafiose in ordine alla spartizione dei sub appalti nel settore del movimento terra e del trasporto di inerti.
Dopo una prima archiviazione delle indagini, a carico di ignoti, l’inchiesta era stata riaperta grazie anche ad alcune dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia. La morsa degli investigatori del reparto Operativo di Agrigento però non si è mai allentata ed infatti, il "cold case" è stato risolto grazie alla raccolta ed all’incrocio di alcuni indizi raccolti nel tempo.
La vera e propria svolta nelle indagini si è avuta nel luglio del 2017, quando i militari dell’Arma, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno acquisito determinanti indizi di colpevolezza nei confronti di un individuo, sospettato di essere l’esecutore materiale del brutale omicidio. "Grazie ad alcuni album fotografici esibiti ad alcuni parenti della vittima, che all’epoca avevano assistito alla tragica scena del delitto, i carabinieri hanno stretto il cerchio dei loro sospetti - viene ricostruito, ufficialmente, dai militari dell'Arma del comando provinciale di Agrigento - nei confronti di Filippo Sciara, agrigentino, 54enne, già affiliato alla 'famiglia' mafiosa di Siculiana, coinvolto anche nella nota vicenda del sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo".
A carico dell'indagato anche le convergenti dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia: Pasquale Salemi, Maurizio Di Gati e Giuseppe Salvatore Vaccaro. Proprio secondo i pentiti sarebbe emerso che "l’omicidio fu commesso nel contesto mafioso territoriale, in quanto Diego Passafiume era ritenuto un imprenditore 'scomodo', che faceva troppa concorrenza alle dinamiche mafiose".
Filippo Sciara - destinatario dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere - è indagato per l'ipotesi di reato di omicidio premeditato, con l’aggravante di aver agevolato l’attività dell’associazione mafiosa denominata Cosa Nostra.