Sta prendendo forma l’edificio che da un paio di mesi si sta costruendo a ridosso delle Saline Ettore Infersa, davanti la riserva dello Stagnone, a Marsala.
Un edificio costruito nel bel mezzo di una delle zone più belle, suggestive, e delicate del territorio. La laguna dello stagnone è una riserva naturale, ma la costa su cui si affaccia sembra essere terra di nessuno. E non è nuova a questo tipo di speculazioni edilizie.
Cosa sta succedendo?
Da un paio di mesi è cominciata la costruzione di un edificio davanti le saline, accanto la strada che costeggia tutta la riserva. Ne abbiamo scritto diverse volte, e Legambiente è intervenuta facendo ricorso al Tar contro la costruzione e inviando un esposto in Procura.
I lavori però continuano. Quando è stato sollevato il caso i lavori erano fermi alle fondamenta dell’edificio che si voleva costruire. Adesso lo scheletro dell’immobile è praticamente completo, con la stradina interna d’accesso, e i lavori proseguono spediti.
Ma come hanno fatto a costruire un edificio a due passi dalla riserva dello Stagnone, davanti le saline? Chi sta costruendo questo immobile è stato molto astuto e fortunato nel farlo in un lasso di tempo di vuoto normativo, ossia quando il Piano Paesaggistico che dovrebbe tutelare l’area, oltre che regolamentare gli insediamenti produttivi in zone “sensibili” del territorio, non era in vigore.
Dobbiamo intanto considerare che quella zona non è riserva, e non è neanche pre-riserva. “Noi non abbiamo nessuna competenza su quella zona in quanto non ricade nelle fasce protette”, ci dice Roberto Fiorentino, responsabile per l’ex Provincia di Trapani della Riserva dello Stagnone. Infatti la pre-riserva, una zona sulla quale ricade il divieto di inedificabilità, si è ridotta drasticamente a fine anni novanta. Comprende soltanto una striscia tra il bordo della strada e il mare. Al di qua della strada, verso l’entroterra, solo alcune zone sono in pre riserva e quindi vincolati. Non è vincolata quell’area in cui sta nascendo l’edificio, ci dice Fiorentino.
La costruzione dell’edificio è stata però autorizzata dal Comune di Marsala, dal Genio Civile e dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali.
Legambiente ha inviato un esposto in Procura e fatto ricorso al Tar chiedendo la sospensione della autorizzazione ai lavori e di conseguenza la revoca.
Dal ricorso emerge che la proprietaria ha chiesto il permesso a costruire il 23 febbraio 2016. Una prima volta però il Comune di Marsala glielo negò, poi venne accolto in seconda battuta dopo il riesame della domanda. Richiesta accolta dal Comune perchè, si legge, “la richiedente come risulta dalla documentazione esibita ha titolo per ottenere il predetto permesso di costruire nella qualità di proprietaria”. Cosa significa, fin qui è poco chiaro, per questo Legambiente vuole capirci di più. Tra l'altro, sempre secondo quanto emerge dal ricorso dell'associazione ambientalista quel terreno ricadeva in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico e zona agricola secondo il piano comprensoriale del Comune di Marsala.
Inoltre nella autorizzazione a costruire non emergerebbero “le ragioni per cui l'Ente in un primo momento rigettò la domanda e nemmeno quelle per cui successivamente fu accolta”, si legge sempre nel ricorso. Secondo l'associazione ambientalista il permesso di costruzione è illegittimo perchè “le costruzioni debbono arretrarsi di metri 150 dalla battigia”, inoltre “l'immobile in fase di costruzione insiste nella fascia di cosiddetta inedificabilità assoluta”. Secondo Legambiente, inoltre, la distanza va misurata dalla battigia del mare e non dal confine esterno della salina.
In più l'immobile sarebbe stato costruito in violazione del piano paesaggistico di Marsala. Qui si innesca il cavillo che ha permesso di costruire l'edificio.
Il piano paesaggistico disposto dalla Regione Siciliana è stato impugnato davanti al Tar che ne ha disposto la sospensione. Nella sospensiva il Tar si concentrava su alcuni punti, non su quella della tutela dell'ambiente “disponendo – dice Legambiente – una serie di divieti tra cui quello di realizzare nuove costruzioni ed esercitare qualsiasi attività comportante la trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio, ivi comprese l'apertura di nuove strade”. La sentenza del Tar che annullava il piano paesaggistico è arrivata a fine maggio. Il Comune ha autorizzato i lavori l'11 luglio. Il Cga ha sospeso l'annullamento il 25 luglio. Un lasso di tempo di vuoto normativo che ha permesso al proprietario di ottenere l'autorizzazione ai lavori. Quello che si dice tempismo perfetto...
Dicevamo che su questo tipo di costruzioni serve anche il parere della Soprintendenza. Abbiamo sentito il soprintendente ai Beni Culturali e Ambientali di Trapani, Riccardo Guazzelli, che ci ha spiegato che in quella zona, quando la soprintendenza ha dato il parere, non vigeva alcun vincolo. Ha inoltre ribadito che le saline non sono considerate mare, ma a tutti gli effetti terra e questo aumenta sulla carta la distanza e quindi permette costruzioni a ridosso della salina. Non ci sono più quindi i limiti dei 300 metri dalla riserva, come stabilisce la legge, per costruire. “La soprintendenza è molto attenta in questi casi, e in quel periodo si è attenuta a ciò che prevede la legge”, sottolinea Guazzelli.
Allora cosa succederà a ridosso dello Stagnone? E' una zona molto particolare, protetta ma mica tanto. Delicata, ma non rispettata. Dove chi trova lo stratagemma può costruire, grazie a cavilli burocratici, vuoti normativi, che possono far gola agli amanti del cemento.