Intestazione fittizia di quote societarie e beni aziendali è il reato contestato a due fratelli di Rosario Firenze, il 47enne imprenditore edile castelvetranese che lo scorso 26 marzo è stato condannato a 11 anni di carcere per associazione mafiosa, turbativa d’asta e intestazione fittizia di beni ad altri.
I due fratelli, i gemelli Giovanni e Massimiliano Firenze, di 45 anni, sono sotto processo davanti al Tribunale di Marsala. E nell’ultima udienza, in aula, hanno dichiarato: “Non abbiamo mai avuto rapporti con Matteo Messina Denaro e con la sorella Anna Patrizia, anche se nostro fratello Rosario è compare di quest’ultima”. Un “dettaglio”, quest’ultimo, che aveva svelato anche il defunto dichiarante Lorenzo Cimarosa.
I fratelli Firenze sono rimasti coinvolti nell’operazione antimafia di carabinieri e Dda “Ebano”, del 14 dicembre 2016. Rosario Firenze fu arrestato, mentre i suoi fratelli Giovanni e Massimiliano ricevettero solo un avviso di garanzia.
Per gli inquirenti, “Saro” sarebbe uno degli imprenditori più vicini al clan del boss latitante Matteo Messina Denaro. E sotto l’ala di Cosa Nostra si sarebbe aggiudicato diversi appalti pubblici. E ai suoi fratelli minori, sempre secondo la Dda, avrebbe intestato fittiziamente quote delle società e beni aziendali.
Adesso, però, davanti il Tribunale di Marsala, Giovanni e Massimiliano Firenze, difesi dall’avvocato Giovanni Lentini, hanno cercato di rintuzzare l’accusa, spiegando le varie trasformazioni delle società di famiglia e affermando di avere ereditato le loro quote dal padre. Secondo l’accusa, invece, sarebbe stato commesso il reato di intestazione fittizia. E ciò “al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali ed al fine di agevolare le attività dell’associazione mafiosa denominata cosa nostra”.
Secondo la Dda, in particolare, Rosario Firenze avrebbe “attribuito fittiziamente la titolarità delle quote sociali e l’amministrazione della FIRENZE VINCENZO srl al fratello Firenze Massimiliano”, nonché “la titolarità delle quote sociali e l’amministrazione della F.G. srl al fratello Firenze Giovanni”. Ed inoltre “la titolarità di beni aziendali e utilità della società Firenze Vincenzo srl alla F.G. srl con una cessione di ramo d’azienda”. L’arco temporale dei fatti contestati va dall’ottobre 2008 all’aprile 2015.
Nel processo si sono costituti parte civile il Comune di Castelvetrano, rappresentato dall’avvocato Francesco Vasile, e, indovinate un po'?, l’Associazione Antimafie e Antiracket “La verità vive Onlus”, rappresentata dall’avvocato Peppe Gandolfo, dominus dell'associazione, presieduta dalla parlamentare Piera Aiello, e specializzata nella costituzione in serie come parte civile nei processi, pur senza aver mai fatto, as esempio,alcuna attività a Castelvetrano, e senza mai aver rappresentato o aiutato un commerciante o un imprenditore a denunciare l'estorsione....