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21/09/2018 15:01:00

Morte kiter allo Stagnone. L'Ast di Marsala chiede più regole

 Più regole allo Stagnone di Marsala. Lo chiede Gaspare Giacalone, il presidente dell'Associazione strutture turistiche di Marsala.

L'attenzione cade su quella zona di Marsala, davanti l'isola di Santa Maria, che è meta prediletta per kiter e dove quest'estate sono morte già tre persone mentre praticavano kitesurf, l'ultima qualche giorno fa. L'Ast chiede al sindaco, alla Capitaneria, all'ex Provincia che gestisce la Riserva, all'Associazione Sport-Turismo Stagnone di Marsala “di attivarsi al più presto per mettere in atto tutte le misure per la sicurezza dei cittadini e degli sportivi, in modo che la nuova stagione si avvii con regole certe e rispettate, riguardanti l’apertura delle scuole di Kite, l’utilizzo dello specchio  d’acqua, coinvolgendo l’Associazione Sport Turismo Stagnone, la Federazione Regionale  o Nazionale e altri soggetti che ne hanno interesse”.

Questa la lettera dell'Ast.

Abbiamo letto su tutti i giornali della morte di un kiter francese, che si è avventurato, in  piena allerta meteo, col suo “aquilone” sulle acque dello Stagnone di Marsala. Ci sono stati altri due decessi in passato: uno per un malore e l’altro per la cinghia troppo  stretta (?). Personalmente non siamo esperti del settore e vogliamo intervenire come semplici  cittadini chiedendoci semplicemente: dobbiamo aspettare qualche altro morto per intervenire con serietà nella zona dello Stagnone e mettere un po’ di ordine?
Su questo sport ha puntato un vasto strato della popolazione cominciando ad introitare  redditi inattesi con l’apertura di attività ricettive nella zona.
Lo sviluppo è stato improvviso ed in un primo momento ci siamo preoccupati della carenza  di idonea viabilità, della mancanza di parcheggi e di strutture ricettive non dignitose, senza  requisiti di legge ed abusive.
Eravamo stupiti come si potesse praticare uno sport così bello ma tanto pericoloso senza  nessuna regola; come chiunque potesse avvinghiarsi sul corpo tutti quei “lacci” e volteggiare nell’aria senza che ci fosse qualcuno che controllasse il grado di competenza e  senza nessuno a terra che potesse dare assistenza in caso di emergenza tecnica e sanitaria.
I pericoli sembrava potessero interessare i bagnanti e non per i kiter. Per i primi si è risolto  facilmente vietando la balneazione, per i secondi siamo all’anno zero. Facciamo l’esempio per i cittadini che usano il mare per la balneazione. Per questi ci sono  bagni pubblici o privati ogni 80 metri di costa, torrette di osservazioni, ci sono bandiere rosse con divieto di balneazione in caso di cattive condizioni meteomarine, ci sono le boe che delimitano le zone di pertinenza dei bagnanti, mezzi e personale della capitaneria di  porto che controllano sulle attrezzature e sull’osservanza delle regole di settore. Ma in una zona così bella, così attraente e così suggestiva ed ora pericolosa quali regole  ci sono, quali controlli ci sono?
Da informazioni assunte viene fuori che in altre realtà (anche italiane) ci sono regole  condivise e rispettate.
In questo tratto di costa (per il fatto che siamo nella Riserva dello Stagnone) nessuna  regola è stata scritta, nessuna torretta è stata installata per monitorare l’attività, non si può utilizzare nessun battello di soccorso e salvataggio, nessuna postazione medica esiste, se  si eccettua il Pronto Soccorso del “Paolo Borsellino” a 20 Km di distanza. Chiunque vuole, si può allontanare verso San Teodoro ed aprire una Scuola di Kite o singolarmente si può  lanciare per fare le evoluzioni che vuole ed andarsi ad unire ad altri centinaia di kiter che già volteggiano (e più forte è il vento più forti sono le sensazioni). E’ arrivato il momento di dire: Basta a tutto questo! Altrimenti ci troveremo con altri morti e  con un territorio svalutato dal punto di vista turistico e non più attrattivo come era considerato fino ad oggi.