Cade l'accusadi “traffico illecito di rifiuti” per l’81enne imprenditore marsalese di origine ligure Giuseppe Bianchi, fondatore e titolare dell’omonima distilleria.
Nonostante il pm Giulia D’Alessandro avesse chiesto una condanna a un anno e mezzo di reclusione, il giudice monocratico Matteo Giacalone ha sentenziato la derubricazione dell’iniziale accusa in un reato minore, ovvero mancata richiesta di autorizzazione allo scarico. Passando così da delitto a contravvenzione. Con conseguente “non luogo a procedere” per intervenuta prescrizione del reato.
Il giudice ha, quindi, accolto le tesi della difesa (avvocati Paolo Paladino e Maria Letizia Pipitone), secondo la quale, per altro, le sostanze smaltite, borlande e vinacce, non sono inquinanti. “Sono sostanze utilizzate come fertilizzanti in agricoltura biologica” evidenziano i due difensori. “Il reato inizialmente contestato – spiega ancora i difensori – era quello previsto per la cosiddetta ‘terra dei fuochi’, ma in questo caso non c’entrava nulla la terra dei fuochi. Non si tratta, infatti, di sostanze inquinanti. Per altro scaricate in non grandi quantità”. Il reato minore per il quale il giudice ha dichiarato il non luogo a procedere per prescrizione è relativo, sostanzialmente, alle mancate richieste di autorizzazione allo scarico dei liquidi della Sicilia Acquaviti di contrada Digerbato-Bartolotta. L’indagine, inizialmente coordinata dal procuratore di Marsala Alberto Di Pisa e dal sostituto Giulia D’Alessandro, e poi, per competenza, dalla Dda di Palermo, è stata avviata nel maggio 2013, quando la sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala ebbe notizia del possibile illecito smaltimento di scarti industriali da parte delle distillerie “Ge.Dis”, con stabilimento nei pressi del porto di Marsala, e Sicilia Acquaviti. L’inchiesta scattò in seguito della denuncia di quattro ex dipendenti della distilleria Bianchi. Nel processo, è stata naturalmente battaglia tra consulenti tecnici di accusa e difesa (il chimico Vincenzo Nicolì è stato quello della Procura). E per questo il giudice Giacalone è stato costretto a nominare dei periti super partes in grado di dire una parola definitiva. Un compito affidato agli ingegneri toscani Luigi Boeri e Daniele Martelloni.
Adesso, per Bianchi, il lieto fine della vicenda giudiziaria, che tanta amarezza aveva causato nei vertici della società, convinti da sempre della buona fede del loro operato.