Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
03/10/2018 06:00:00

Flop di Orgoglio Castelvetranese. Meno di 100 all’assemblea cittadina per l’ospedale

E’ ridicolo che in un’assemblea come questa ci siano 100 persone. I cittadini della valle del Belice sono più di centomila, ma qui non ci sono nemmeno quelli di Castelvetrano. Ancora tanti non riescono a capire come l’ospedale di Castelvetrano sia un bene di tutti”.

E’ l’intervento di un cittadino, Massimo Montalbano, all’assemblea pubblica di domenica scorsa presso il cinema di Antonio Vaccarino, contro il declassamento dell’ospedale, organizzata dal comitato Orgoglio Castelvetranese.

Nonostante la pubblicità sui siti locali d’informazione, il passaparola, gli inviti ai club services e gli annunci dagli altoparlanti sull’auto in giro per la città, l’assemblea è stata un flop; la collettività non ha risposto alle aspettative del comitato. Una collettività che, secondo il presidente Toni Colaci, “è disgregata, non esiste e bisogna costruirla”.

Purtroppo non sono presenti tante associazioni – ha aggiunto - nonostante qui ci sia una forma di associazionismo esasperata che non mi sono mai riuscito a spiegare. Qualcuno l’altro giorno mi ha detto che molto spesso le associazioni a Castelvetrano sono nate per scopi speculativi, perché c’erano dei contributi da prendere. Mi sono allora spiegato perché a Castelvetrano ci siano 100 associazioni e ci troviamo in queste condizioni”.

In realtà però, il rapporto tra il comitato Orgoglio Castelvetranese e le associazioni non è mai stato lineare. All’inizio, infatti, il comitato era nato come un insieme di associazioni, poi sono sparite le sigle associative, e si è trasformato in un gruppo di semplici cittadini. Infine, la maggior parte di coloro che appartenevano alle associazioni, si sono allontanati.

Ma il comitato, nei prossimi giorni, aprirà le sue porte ad altre ammissioni – ha sottolineato il presidente Colaci - purché si condivida uno spirito di assoluta neutralità partitica e di partecipazione, dal più umile dei cittadini al più importante professionista”.

E se non ci sono le associazioni, all’assemblea di domenica scorsa c’era la telecamera del Partito Radicale, grazie alla tessera dell’avvocato Franco Messina, vicepresidente e leader del comitato. Nell’incontro hanno detto la loro anche i sindaci Nicola Catania di Partanna e Giuseppe Castiglione di Campobello di Mazara, delegati dai sindaci della valle del Belice.

Nicola Catania ha informato di aver inoltrato formale richiesta per un tavolo politico istituzionale, dopo un’intensa interlocuzione telefonica per le vie brevi col ministero della Salute.
Vi dico pure che il primo firmatario della lettera – ha precisato - dopo averne condiviso il percorso, è il presidente della commissione prefettizia, il dottore Salvatore Caccamo. Il quale si è unito insieme a noi, perché ritiene di poter elaborare una proposta che possa essere condivisa nel tavolo istituzionale per antonomasia, cioè quello del ministero che ha l’ultima parola su questa vicenda. Io sono stato delegato ad essere presente qui, anche dal dottore Caccamo”.

Insomma, un percorso parallelo, ma istituzionale. “Scusate se nel far questo – ha aggiunto Catania - cerchiamo anche di mantenere un tono basso, senza proclami, senza grandi annunci. Certamente le proteste pubbliche non possono che aiutarci in questo compito e noi possiamo farci carico anche delle istanze dei cittadini. Questa può essere un’occasione di confronto, ma le sedi istituzionali sono altre”. Infine, riferendosi a Mazara del Vallo, ha considerato “improduttivo creare contrapposizioni con altre parti del territorio. Si tratta di cittadini che hanno analoghi diritti a quelli di Castelvetrano e delle altre città”.

Anche il sindaco Castiglione sembra essere dello stesso avviso: “Il problema non è relativo al primato di Mazara o a quello di Castelvetrano. Perché se vi leggo una lettera della IV commissione consiliare di Mazara, anche loro stanno protestando, benché DEA di primo livello, per il declassamento di quattro reparti”.

Di tutt’altro tenore invece il punto di vista dell’avvocato Messina: “Il nostro territorio sta subendo un attacco delinquenziale. Un attacco ingiustificabile e predatorio alla nostra struttura sanitaria che è della valle del Belice. Noi non stiamo attaccando nessuno, ma siamo attaccati e ci dobbiamo difendere; la nostra è una legittima difesa… Noi non abbiamo intenzione di depredare Mazara, è Mazara che intende depredare noi”.

E dopo il solito mantra sulle 30 mila persone per bene di Castelvetrano, che non si meritano di essere considerati tutti mafiosi, evasori o abusivi (e giù applausi, come ai tempi del vecchio sindaco Errante che diceva più o meno le stesse cose), sul grande schermo del cinema ecco le slide che paragonano le due strutture sanitarie di Mazara e di Castelvetrano. Cose che l’avvocato Messina ha rispiegato, come già fatto in altre occasioni: l’area su cui sorge il nostro ospedale è di 43 mila metri quadri, mentre la loro è di soli 11 mila; noi abbiamo l’elisoccorso che fa i voli notturni nella stessa sede dell’ospedale e loro ce l’hanno solo diurno e molto distante dalla struttura sanitaria; noi abbiamo il parcheggio e loro no. Anzi ne starebbero realizzando uno privato nelle vicinanze, che però, secondo l’avvocato, non sarebbe previsto dal piano regolatore della città.

Presentata anche l’idea della pezza nera a lutto, da posizionare agli ingressi della città, con la scritta “Castelvetrano, città cancellata”, che però non è piaciuta molto a qualcuno che, intervenendo, ha suggerito di aggiungere anche “sulla via della rinascita”.

Alla luce di questo flop, non possiamo fare a meno di chiederci perché al corteo del 16 giugno (definito dal comitato un “corteo antimafia”) c’erano più di mille persone e all’assemblea cittadina di domenica scorsa erano soltanto in 100.
C’è più interesse a manifestare contro la mafia, piuttosto che contro il declassamento dell’ospedale? Ovviamente no.
La risposta a questa domanda è in uno status persecutorio, condiviso massicciamente sui social, che fu alla base della formazione del comitato e della decisione di quel corteo quasi a tema aperto, al quale ognuno ha voluto attribuire il proprio significato.
Lo riportiamo di seguito:
Ieri, nel corso della trasmissione Uno mattina su Rai Uno, abbiamo assistito all’ennesimo attacco gratuito e palesemente diffamatorio alla città ed ai suoi cittadini. Io ho le mani e la coscienza pulita e non ci sto ad avere appiccicata addosso un’etichetta come quella ricevuta ieri e nell’ultimo anno, il prossimo passo quale sarà? Marchiarci a fuoco con la stella di David? Cari concittadini dimostriamo la nostra assoluta estraneità ad ogni mentalità mafiosa, dimostriamolo mettendoci la faccia: #sonocastelvetranesemanonsonomafioso”.

Egidio Morici