Dopo le tensioni sui mercati dei giorni scorsi e le polemiche con l’Unione Europea, il governo ha rivisto i numeri del deficit per i prossimi anni. Come reazione, lo spread ha chiuso in calo a 283 punti. La nota di aggiornamento al Def prevede adesso un rapporto deficit/Pil «al 2,4% nel 2019, al 2,1% nel 2020 e all’1,8% nel 2021», come ha spiegato il premier Conte nella conferenza stampa di ieri sera. Il rapporto debito/Pil è stimato in calo «dall’attuale 130,9% a sotto il 130% nel 2019 e al 126,5% nel 2021», anche se l’esecutivo non ha comunicato i numeri precisi relativi alle stime sulla crescita per il 2019, 2020 e 2021. Le clausole di salvaguardia relative all’Iva, però, saranno cancellate solo per il 2019 e resteranno invece in vigore per il 2020 e il 2021. Non ci sono numeri certi infine sulle coperture. Salvini assicura che la flat tax si farà subito e saranno stanziati 7 miliardi per abolire la legge Fornero. Invece dal M5s fanno sapere che reddito e pensione di cittadinanza avranno a disposizione 9 miliardi, più un miliardo per i centri per l’impiego (numeri che in serata quelli della Lega hanno confermato). Il nuovo strumento dovrebbe partire entro i primi tre mesi del 2019, sarà «erogato su una carta e questo non permetterà l’evasione o spese immorali» dice Di Maio.
«La soglia di non ritorno dello spread, per i Cinque Stelle, è 400 punti base (siamo a 300): “Se non tocchiamo quella quota, non faremo altre concessioni”»
A proposito del reddito di cittadinanza: «I soldi che saranno «scaricati» sulle tessere elettroniche, a cominciare da quella sanitaria, non sono, infatti, “soldi veri”: daranno accesso, per un tempo limitato, a una gamma limitata di beni e servizi. Poi, se non saranno utilizzati, non potranno essere risparmiati, magari per affrontare una spesa più consistente dopo qualche mese, ma scompariranno dalla tessera. Con la tessera, il soldo non “gira” come ha invece invocato ieri il vicepresidente del Consiglio Salvini, semmai girano i beni previsti dal governo; il suo collega Di Maio si è scagliato contro le “spese immorali” che non saranno possibili con la carta e anzi “tracciate” in un battibaleno da un potentissimo meccanismo elettronico. Si potrebbe, al limite, arrivare al punto che, perché un povero possa permettersi un bicchier di vino con il reddito di cittadinanza, occorra il consenso del governo» scrive Mario Deaglio sulla Stampa
Salvini attacca di nuovo Juncker
Per il secondo giorno di fila Matteo Salvini ha attaccato duramente il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. «Questo signore è il capo del governo di 500 milioni di europei, un signore che arriva da un paradiso fiscale come il Lussemburgo», ha detto il viceministro leghista a Mattino Cinque. «Se cercate su Google “Juncker sobrio” o “barcollante”, vedrete immagini a volte impressionanti». Più in generale, la tesi di Salvini è la seguente: «Nell’Ue c’è qualcuno che punta a mettere in ginocchio l’Italia per comprare sottocosto le aziende sane che sono rimaste, quello che i nostri nonni hanno costruito con fatica».
Contemporaneamente, dal commissario agli affari economici Pierre Moscovici è arrivata una dura critica al governo italiano: «Come gli ungheresi anche gli italiani hanno optato per un governo decisamente euroscettico e xenofobo che, sulle questioni migratorie e di bilancio, sta cercando di sbarazzarsi degli obblighi europei».