Stavano costruendo il porto turistico di Augusta e con un meccanismo ben congeniato e l'utilizzo di una serie di società emettevano fatture per costi e lavori inesistenti. Sono stati arrestati nell'ambito dell'operazione "Xiphonia" della Guardia di Finanza di Siracusa, due noti imprenditori di Augusta. Il loro progetto era destinatario di un contributo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale per 8 milioni di euro, e i fondi erano stati parzialmente erogati a una società di famiglia di uno dei due imprenditori che si occupava dei servizi marittimi. Ai due imprenditori sono stati sequestrati, conti correnti, beni mobili e immobili per 7,5 milioni di euro, ritenuti il profitto della truffa. Assieme ai due finiti agli arresti domiciliari sono state denunciate altre cinque persone coinvolte nel raggiro.
Le indagini del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Siracusa, hanno scoperto un sodalizio criminoso, organizzato in un reticolo di società, che hanno emesso e utilizzato fatture per operazioni inesistenti dirette a rendicontare una serie di lavori in realtà mai realizzati. Le prestazioni, effettivamente eseguite dalle società della medesima famiglia, avevano quindi un valore molto inferiore rispetto a quello presentato a finanziamento.
Il “castello di carte”, predisposto ad arte, è crollato quando gli investigatori hanno verificato la sussistenza delle ragioni economico - imprenditoriali di vari impegni contrattuali, formalizzati solo per gonfiare artificiosamente i costi di realizzazione del porto in modo da determinare l’erogazione di denaro pubblico.
Queste società fatturavano alla committente, che a sua volta “girava i costi” alla titolare del finanziamento, dichiarando nei documenti valori notevolmente sovradimensionati rispetto a quelli reali. Pertanto, nella sostanza, la società operante nel ramo delle costruzioni residenziali assumeva solo formalmente il ruolo di appaltatrice delle opere, così costituendo il “paravento giuridico” perché il progetto criminoso si realizzasse. Il meccanismo consentiva di “gonfiare” sensibilmente costi solo cartolarmente sostenuti, creando un considerevole disallineamento tra il reale impegno economico sostenuto dalla famiglia realizzatrice dell’opera portuale e quello – artificiosamente superiore – documentato dalle fatture presentate alla Regione Sicilia per l’erogazione del contributo pubblico.
Complessivamente, le opere infrastrutturali interessate dal sistema di false fatturazioni sono state quantificate in quasi 22 milioni di Euro e riguardano sostanzialmente l’acquisto di palancole, la fornitura di blocchi di cemento e di pali – tubi camiciati in acciaio, nonché le operazioni relative al nolo a caldo dei mezzi marittimi ed i contratti di dragaggio. Attorno alle figure dei due imprenditori, organizzatori dell’associazione, ruotano inoltre, quali compartecipi, gli amministratori di diritto delle società coinvolte che, attraverso l’emissione e l’utilizzo delle fatture false, hanno reso possibile la realizzazione del disegno delittuoso.
Oltre ai 2 soggetti arrestati, condotti presso le proprie abitazioni in regime di misura domiciliare, sono stati quindi colpiti da misura cautelare interdittiva (divieto di esercitare uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese) per la durata di 10 mesi anche altre 5 persone coinvolte nell’ordito truffaldino. Agli indagati, a vario titolo, vengono contestati i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e 10 quater indebita compensazione.
Infine, per quanto concerne l’erogazione materiale del contributo, l’intento illecito si è realizzato solo parzialmente: infatti liquidata la prima tranche dell’agevolazione pari a Euro 2.666.400 (33,33%), l’erogazione della seconda e della terza tranche, per circa altri 6,5 milioni di Euro, è stata interrotta dalle indagini e dal procedimento di oggi.