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17/10/2018 15:46:00

Concorsi truccati nelle forze dell’ordine, 15 arresti: svelata la “cricca dell’algoritmo”

Quindici arresti: uno in carcere, gli altri ai domiciliari. Le accuse spaziano dall’associazione a delinquere alla corruzione, dalla truffa alla rivelazione del segreto d’ufficio. Sono rivolte alla ‘cricca dell’algoritmo’, i possessori e venditori – a caro prezzo, fino a 50mila euro – della formula segreta per superare i quesiti del concorso per accedere all’Esercito ed avviarsi verso la vittoria, e così conquistare l’agognato “posto fisso”, come rivelato nel luglio 2016 da alcuni articoli su ilfattoquotidiano.it.

Il nucleo tributario della Guardia di Finanza di Napoli agli ordini del colonnello Domenico Napolitano ha eseguito 15 provvedimenti cautelari firmati dal Gip Linda Comella. Le 400 pagine circa dell’ordinanza sono il culmine di un’inchiesta avviata dal pm Stefania Buda e conclusa dal pm Giancarlo Novelli, sotto il coordinamento del procuratore capo di Napoli Giovanni Melillo. Tra gli arrestati ci sono un generale dell’Esercito in pensione, Luigi Masiello, un dipendente civile del ministero della Difesa, Giuseppe Zarrillo, e un artigliere, Sabato Vacchiano, che un’annotazione della Finanza firmata dal comandante dell’epoca del nucleo tributario, il colonnello Giovanni Salerno, indica come gestore di fatto di una scuola di preparazione ai concorsi nel napoletano. Vacchiano è l’autore di una strabiliante telefonata a Zarrillo, intercettata dagli inquirenti e pubblicata due anni fa su ilfattoquotidiano.it: tramite il cellulare di Zarrillo poggiato su una scrivania e messo in viva voce, Vacchiano raccontava agli studenti di una classe come funziona l’algoritmo per superare il test. “Mi sentite ragazzi? La cosa è semplice, tutto si basa su quattro numeretti”. Seguiva una lunga spiegazione, in pratica una vera e propria lezione sui segreti della formula magica per vincere. Sono 43 i vincitori di concorso in maniera fraudolenta. In casa di uno degli arrestati sono stati trovati 65mila euro in contanti.

Gli inquirenti hanno lavorato intorno a nove concorsi banditi dal luglio 2015 fino all’anno successivo: tre per entrare nell’Esercito, tre per entrare nei Carabinieri, due per entrare nella Polizia e uno per entrare nella Guardia di Finanza. Gli arresti eseguiti oggi riguardano però le trame illecite intorno a uno solo di questi concorsi: il VFP4, la ferma volontaria quadriennale nell’Esercito. È il concorso per il quale venivano distribuiti ai concorrenti i fogli di quesiti a risposta multipla le cui risposte esatte combaciavano con l’algoritmo “messo in vendita” dagli indagati. Funzionava perfettamente. Ed infatti tra i 15 arrestati figura anche la talpa della società privata che aveva sottoscritto il contratto di fornitura dei test.

Le indagini hanno preso il via nel febbraio 2016 dopo la denuncia di Giacomo S., un cliente mancato di Masiello. Secondo la denuncia sporta dal ragazzo, il generale, propostosi come “preparatore privato”, avrebbe provato a convincerlo a pagargli 25mila o 50mila euro in cambio del suo intervento per fargli superare il concorso per l’arruolamento di 490 allievi marescialli del Carabinieri. La tariffa variava a seconda dell’impegno assunto: con 25mila euro si comprava la ‘raccomandazione’ alla commissione esaminatrice dopo le prove scritte, con la somma raddoppiata c’era il ‘pacchetto completo’, comprensivo della vittoria sicura.


L’esposto ricostruisce i contatti, mediati da un terzo personaggio, e due appuntamenti tra S. e Masiello nello studio del generale, cinque giorni prima e il giorno prima del concorso. La prima volta, il generale consegna all’allievo alcune tracce da svolgere. La seconda volta, gliele visiona e gli dice che una di quelle tracce sarebbe stata estratta il giorno dell’esame. E gli fornisce una dritta: “ricopiare le prime e le ultime cinque righe del tema” che gli fornirà via mail. Rappresentano, a suo dire, “il segnale” per la commissione esaminatrice. La mail viene inviata. S. la riceve, la stampa e se la conserva. La allegherà alla denuncia. Masiello viene iscritto nel registro degli indagati, l’accusa originaria è di istigazione alla corruzione. Scattano le intercettazioni ed emerge l’esistenza di un gruppo di procacciatori d’affari intorno ai concorsi per entrare nelle forze dell’ordine. Partita da un concorso dei carabinieri, l’indagine si allargherà al concorso per l’Esercito. Quello dell’algoritmo.