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17/10/2018 09:02:00

Il pasticcio sull’abolizione del numero chiuso a Medicina

 Nel comunicato stampa che annuncia la manovra economica il governo ha inserito a sorpresa l’abolizione del numero chiuso nei corsi di laurea in Medicina.

Il problema è che il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e quello della Salute Giulia Grillo non ne sapevano nulla. I due hanno spiegato di aver solo chiesto l’aumento di accessi e contratti per le borse di studio.

Scoppiato il caso, è arrivata la nota di Palazzo Chigi che si corregge: l’abolizione del numero chiuso non avverrà subito, è un obiettivo di medio termine per il quale sarà avviato un confronto con i rettori.

Studenti candidati quest’anno ai corsi di laurea in Medicina: 67.005. Studenti ammessi: 9.779. «La Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg) ha calcolato che, entro il 2028, andranno in pensione 33.392 medici di base e 47.284 medici ospedalieri, per un totale di oltre 80mila professionisti. Molti di questi non verranno rimpiazzati: tra 10 anni mancheranno circa 22mila medici di base e una cifra vicina alle 20mila unità tra i medici ospedalieri, se si considera che sarebbero necessari 2.000 posti in più ogni anno nelle scuole di specializzazione. Più laureati in medicina dunque servono, eccome»  scrive Libero. 

Commenta Massimo Gramellini sul Corriere della Sera:

Al punto 22 del proclama economico annunciato l’altra sera dalle forze della Revolución si sancisce l’abolizione del numero chiuso nelle facoltà di Medicina «per permettere a tutti l’accesso agli studi», cioè per allungare la lista dei disoccupati aventi diritto al reddito di cittadinanza. Stupore e panico, anche perché per una volta Toninelli non c’entra niente. Qualche ora dopo i ministri competenti (è una battuta) offrono l’interpretazione autentica di un testo fin troppo chiaro: l’abolizione del numero chiuso sarebbe un «obiettivo politico di medio periodo» (quando, secondo Keynes, saremo tutti morti) e «un auspicio». Ma poiché il punto 22 è scritto all’indicativo presente («si abolisce») dobbiamo dedurne che anche tutti gli altri punti del proclama all’esame dei mercati siano solo degli auspici: le mance assistenziali, la flat tax a rate, il condono ma buono, le accise sulla benzina che in un video memorabile Salvini promise di tagliare il giorno dopo le elezioni («zac, zac») e naturalmente l’abolizione della Fornero, che infatti è stata appena definita da un sottosegretario nello stesso modo: un auspicio.
Come Di Maio, fine classicista, sa fin troppo bene, nell’antica Roma l’auspicio era una divinazione tratta dal volo degli uccelli e dall’osservazione dei fenomeni più spaventosi della natura: i tuoni, i fulmini, gli improvvisatori nei posti di responsabilità. Metterci qualcuno che sappia distinguere una legge dello Stato da un auspicio sarebbe di buon auspicio.