Per il dissesto della Banca Popolare di Vicenza il giudice per l'udienza preliminare Roberto Venditti ha rinviato a giudizio l'ex presidente Gianni Zonin e altri 5 imputati. Il processo si aprirà il primo dicembre presso il Tribunale di Vicenza. Accolte 350 costituzioni di parte civile: per le prime udienze se ne attendono altre 150 circa, tra cui il Comune di Vicenza.
La Banca Popolare di Vicenza controlla in Sicilia al 100% Banca Nuova, istituto di credito nato dopo l’acquisto nel 2000 della Banca del Popolo di Trapani da parte di Zonin.
Assieme a Zonin e agli ex amministratori Giuseppe Zigliotto, Emanuele Giustini, Andrea Piazzetta, Paolo Marin e Massimiliano Pellegrini, è stato rinviato a giudizio anche lo stesso istituto di credito, in qualità di responsabile civile.
L'ipotesi di reato formulata dai pubblici ministeri Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori, è di aggiotaggio, ostacolo alle autorità di vigilanza e falso in prospetto informativo.
Tra gli imputati non figura l'ex direttore generale Samuele Sorato, la cui posizione è stata stralciata fino a dicembre, per gravi motivi di salute.
Scrive La Stampa:
Un caso che ha segnato la storia finanziaria italiana degli ultimi anni, con una banca, la Vicenza, che ha interpretato il suo ruolo perdendo di vista la realtà ma agendo con sotterfugi, favori, spregiudicatezza. L’ipotesi di reato formulata dai pubblici ministeri Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori, annovera le fattispecie di aggiotaggio, ostacolo alle autorità di vigilanza e falso in prospetto informativo.
Il giudice dovrà fare luce su un sistema malato e in buona parte basato sulle ormai tristemente celebri «operazioni baciate», fatte di finanziamenti in cambio di acquisti di titoli azionari della banca. All’inizio la cosa riguarda una clientela d’élite, con un rischio praticamente nullo. Ma col passare degli anni - e con l’avanzare della crisi dal 2008 in poi - l’effetto valanga fa sfuggire di mano la situazione finché la banca arriva a forzare la vendita di titoli a chiunque chieda un prestito. Piccolo problema: la Vicenza non è mai stata quotata in Borsa, il prezzo delle azioni lo stabiliva l’assemblea sulla base di una perizia. Così per anni, mentre tutte le banche in Borsa crollano, il titolo della Vicenza resta fermo a 62,50 euro. Poi, nel 2015, il taglio a 48 euro, per arrivare ai 10 centesimi dell’ultimo aumento ad opera del Fondo Atlante. Un bagno di sangue (e purtroppo di realtà) che cancella e lascia nella disperazione migliaia di risparmiatori. Al processo, delle 5000 posizioni iniziali sono state accolte 350 costituzioni di parte civile, suddivise in 60 voluminosi faldoni. Il giudice ha spiegato che se attendono altre 150 circa, e tra esse quella del Comune di Vicenza.