Sfruttavano la manodopera di braccianti agricoli africani, rumeni tunisini e in minima parte anche italiani. Gli schiavi vivevano in condizioni miserabili, e pagavano per dormire due euro a notte.
Quattro imprenditori sono stati arrestati dalla Squadra Mobile di Ragusa a Vittoria. Sette le aziende agricole irregolari per via della presenza di molti lavoratori in “nero”, per gli alloggi dei lavoratori fatiscenti e abusivi, per la violazione delle norme di sicurezza sul lavoro e del codice dell’ambiente. I poliziotti hanno anche accertato l’impiego di minorenni privi di qualsiasi dispositivo di protezione mentre irrigavano con fertilizzanti, tossici per l’uomo, mentre nelle abitazioni abusive vivevano interi nuclei familiari con neonati, tutte situazioni segnalate ai servizi sociali del comune di Vittoria.
I controlli sono durati due settimane e sono stati condotti insieme all’Asp , all’Ispettorato del Lavoro, all’Arpa e la Polizia Municipale di Vittoria.
Lo sfruttamento lavorativo in provincia di Ragusa è particolarmente diffuso, difatti tutte e sette le aziende non rispettavano le norme vigenti in ordine alle modalità di assunzione, sicurezza sui luoghi di lavoro, salubrità degli immobili adibiti abusivamente ad alloggi ed in alcuni casi anche violazioni in materia di edilizia e ambiente.
Oltre ai quattro imprenditori arrestati la Polizia ha anche denunciato altre quattro persone. I braccianti erano costretti ad accettare condizioni lavorative sfavorevoli: erano pagati 75 cents all’ora in nero senza sistemi di protezione individuale, senza servizi igienici e senza formazione per l’utilizzo di anticrittogamici.
Quasi tutti gli immobili sottoposti a controllo presenti all’interno delle aziende agricole sono stati costruiti abusivamente, altre alcune aziende avevano creato degli invasi per la raccolta delle acque piovane per l’irrigazione senza alcuna autorizzazione. Tra i casi di sfruttamento più gravi riscontrati quello di un ragazzo italiano di 16 anni mai assunto e identificato mentre stava irrigando con un potente fertilizzante le coltivazioni. Il giovane non era stato dotato di alcun dispositivo di protezione, neanche di mascherina e guanti in lattice. Uno degli imprenditori aveva il coraggio di chiedere anche 2 euro al giorno per l’affitto dei tuguri. In pratica il datore di lavoro decurtava dalla paga giornaliera di 30 euro, 2 euro per l’affitto di quella che non può essere chiamata casa.
I NUMERI DEI CONTROLLI. I braccianti sottoposti a controllo sono stati in tutto 66, 45 uomini e 21 donne: otto italiani, 32 rumeni, 14 tunisini, due algerini, sei gambiani e quattro senegalesi. Tutti gli operai erano sottopagati (3 -4 euro l’ora), molte volte neanche assunti, mai dotati di sistemi di protezione individuale. Il 90% non è mai stato sottoposto a visita medica. Solamente due aziende possedevano una cassetta di primo soccorso, non esisteva nessun servizio igienico per i lavoratori, che inoltre non avevano avuto nessuna formazione per l’utilizzo di anticrittogamici. Per chi non aveva alcuna possibilità di vivere in una casa all’esterno dell’azienda gli immobili forniti dai datori di lavoro ed utilizzati come abitazioni erano del tutto abusivi ed insalubri.
All’interno di queste strutture vivevano interi nuclei familiari (anche con neonati) ed il datore di lavoro chiedeva anche 2 euro al giorno di affitto, decurtandoli dalla paga giornaliera di 30 euro. Una delle aziende, nonostante dovesse svolgere attività di coltivazione, fabbricava abusivamente e con macchine costruite artigianalmente oggetti di metallo utili per la coltivazione in serra. L’azienda si occupava anche di riciclare rifiuti speciali non pericolosi ma aveva di fatto creato una discarica abusiva, che è stata sequestrata. Alcune aziende avevano creato invasi per la raccolta delle acque piovane per l’irrigazione senza alcuna autorizzazione ed in violazione delle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.