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29/10/2018 09:04:00

Cinque Stelle, rivolta contro Di Maio

 Si segnalano difficoltà del vicepremier Di Maio all’interno del suo partito. Gli si rimproverano, da parte di questo o di quel gruppo grillino, il condono per le case abusive di Ischia, il via libera al gasdotto Tap (c’è stata una manifestazione di 500 persone nel Salento con l’invito ai deputati grillini eletti laggiù di dimettersi, roghi di bandiere pentastellate, ecc.), le frasi polemiche contro Mario Draghi, non condivise neanche da Marco Travaglio.

C’è poi la manifestata opposizione interna guidata da Roberto Fico contro i provvedimenti di marca leghista, non solo per quanto riguarda la pace fiscale, ma anche per il decreto sicurezza, su cui Salvini, alla Camera, sembra intenzionato a far mettere la fiducia. Ci sono anche ritardi gravi, di cui non è responsabile però il solo Di Maio: le nomine alla Rai (per il Tg1 si sta valutando anche la candidatura del direttore del sito Fanpage, Francesco Piccinini) quelle del presidente della Consob (però il vecchio presidente Mario Nava s’è dimesso soprattutto per volontà di Di Maio). Sul partito incombe la crisi di Roma: diecimila persone hanno manifestato sabato contro la Raggi (goccia che ha fatto traboccare il vaso: il caso Désirée), e la sindaca ha malamente risposto: «Sono nostalgici di mafia capitale». La sindaca è a forte rischio dimissioni, se il 10 novembre dovesse essere condannata per il caso Marra (vedi in Terza Pagina l’articolo di Antonio Padellaro). Infine rappresenta un pericolo per Di Maio il ritorno a casa di Di Battista, che ha astutamente saltato un giro (mentre Di Maio è al termine dei due mandati ammessi dalle regole grilline), e vuole riprendere nel partito il posto che crede gli spetti.

Uno scontro è in atto a Torino dove il consiglio comunale, in assenza della sindaca Chiara Appendino, a Dubai per cercare investitori, dovrebbe votare oggi un documento contro la Tav. Il M5s, fortemente appoggiato sul punto da Marco Travaglio, ha però contro in questo caso tutte le organizzazioni cittadine (Unione industriale, Amma, Ascom, Confesercenti, Confartigianato, Cna, Collegio costruttori e Confapie soprattutto la Lega, Salvini in testa- La Stampa, però, con un editoriale di Luigi La Spina, paventa che Salvini ceda e rinunci, per salvare Di Maio e il governo, al progetto dell’alta velocità.

Il problema del M5s con il gasdotto Tap
Nonostante in campagna elettorale avesse assicurato che il progetto sarebbe stato bloccato in due settimane, Luigi Di Maio deve cedere sulla realizzazione del Tap, il gasdotto che dal 2020 dovrebbe portare il gas dall’Azerbaigian in Puglia. Questo ha provocato l’ira dei militanti pugliesi, una ribellione che non fa rumore per le proporzioni, ma perché crea un precedente. Ieri alla manifestazione No Tap a San Foca di Melendugno (Lecce) c’erano meno di 500 persone e alcuni attivisti hanno bruciato la bandiera del Movimento e le foto che ritraevano i volti dei parlamentari grillini eletti in Salento, compresa quella del ministro del Sud Barbara Lezzi. «Posso assicurare che non è semplice dover dire che sulla Tap ci sono delle penali per quasi 20 miliardi di euro. Ma così è, altrimenti avremmo agito diversamente» ha provato a spiegare Di Maio. In realtà un comunicato ufficiale dello stesso ministero smentisce questa versione: nel testo di settembre si precisa che l’opera non è sostenuta da finanziamenti pubblici, quindi non sono previste penali dirette; gli eventuali costi che il governo si troverebbe a dover sostenere (e non saremmo lontani dai 20 miliardi) non riguardano inesistenti penali, ma le richieste di risarcimento delle aziende che hanno investito nel progetto: non solo avrebbero buttato i loro soldi, ma dovrebbe rinunciare ai previsti guadagni.
 
Il nuovo summit Di Maio-Salvini
Incontro domenicale a Palazzo Chigi per Di Maio e Salvini. Sul tavolo le nomine Rai («ma se ne stanno occupando Salini e Foa, come è giusto», ha detto il leader della Lega), la tensione su Tap e Tav, la manovra. «Abbiamo parlato di economia. Nessuna banca sarà in difficoltà, siamo positivi e lavoriamo in sintonia», ha detto Salvini. Quanto alle banche, il viceministro Garavaglia non ha chiarito come il governo intenda intervenire dopo il giudizio negativo di Standard and Poor’s e le eventuali reazioni dei mercati previste per oggi : «Siamo convinti che il sistema sia molto solido, quindi che l’intervento non sia necessario e speriamo che la febbre passi presto».