Progetto rivoluzionario, innovativo, “moderno”, che “guarda al futuro”, per menzionare le parole usate in più occasioni dall’amministratore delegato (società Unità di Misura - progetto Best), Gianluca Moro, o una semplice discarica chiamata ‘miniera artificiale’? Dopo la prima parte, pubblicata ieri da Tp24.it, oggi spieghiamo meglio cosa avrebbero voluto fare i milanesi, esperti e ‘futuristi’ di rifiuti a due passi da questo territorio.
IL PROCESSO PRODUTTIVO – Secondo gli esperti delle due società milanesi (Unità di Misura e Montana S.p.a) – che presentarono l’idea progettuale, nel 2013, presso l’aula consiliare mazarese, in adunanza pubblica – il processo produttivo, sarebbe consistito nel conferimento dei rifiuti indifferenziati, frazione organica compresa, in un’unica vasca (otto in totale). Essa si sarebbe poi composta da una serie di celle più piccole, attraversate da alcuni tubi orizzontali, volti ad immettere costantemente al loro interno il percolato (liquido derivante dalla presenza di acqua a contatto con la parte organica dei rifiuti). Grazie a tale fluido, che tanti problemi causa nella gestione delle discariche, la parte organica dell’immondizia – attraverso un processo accelerato di deperimento in assenza d’aria (anaerobico) – avrebbe dovuto favorire la generazione di gas metano ed anidride carbonica. Il primo dei due, grazie ad alcune condotte poste all’interno del ‘reattore’, sarebbe stato raccolto ed indirizzato ad un impianto, all’interno della struttura stessa, per essere bruciato generando così energia elettrica.
IL ‘LANDFILL MINING’ (MINIERA ARTIFICIALE) – La singola cella “dopo circa sei - sette anni – affermò allora, Marco Condorelli, project manager del progetto ‘Best’ di Mazara – subisce il processo di apertura ed estrazione delle materie prime rimaste”. La differenziata, in pratica, viene effettuata alla fine e non all’inizio, recuperando le materie riciclabili: plastica, alluminio, ferro, vetro ed altro, alla fine della digestione e produzione del bio gas.
“IL PERCOLATO MIGLIORA SE FILTRATO DAI RIFIUTI” – La zona ove sarebbe dovuto sorgere l’impianto – con l’avallo dell’amministrazione comunale, che siglò oltre cinque anni or sono un protocollo d’intesa con Unità di Misura s.r.l. – è quella al limite tra i comuni di Mazara e Campobello, nei pressi della discarica rifiuti di Campana Misiddi, gestita in passato dall’Ato Tp 2 Belice Ambiente. Il geologo della Montana S.p.a., Piero Simone, interpellato durante la riunione pubblica del 2013 su che fine avrebbe fatto il percolato, potenzialmente nocivo, alla fine del processo produttivo, rispose così: “La qualità del percolato migliora col tempo, grazie al continuo contatto e filtraggio che riceve dai rifiuti stessi”. Avrete ulteriori necessità idriche per garantire le giuste quantità di percolato? “A scopo cautelativo – assicurò Simone – è previsto un pozzo industriale, ma nella discarica a fianco sono presenti, al fondo, 15 mila tonnellate di percolato: potremo usare quello”. E così si spiegherebbe forse anche il perché siano stati acquistati e in largo anticipo, proprio lì, i terreni che avrebbero dovuto accogliere la ‘miniera’? Quindici mila tonnellate di percolato – ‘a gratis’ – dove li trovi oggi giorno? Pare che, però, anche per stavolta tutto questo ‘prezioso’ percolato dovrà continuare a riposare laddove è sempre stato, secondo Piero Simone, e cioè nella discarica di Campana Misiddi.
Alessandro Accardo Palumbo
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