La strage di Casteldaccia, dove la piena del fiume Milicia ha travolto una villetta uccidendo 9 persone, ha fatto tornare in primo piano il tema dell’abusivismo edilizio in Sicilia.
Una casa, quella in cui sono state sterminate due famiglie, costruita sull’alveo del fiume, e totalmente abusiva, insanabile perchè realizzata in una zona ad inedificabilità assoluta. Su di essa pende un ordine di demolizione mai eseguito.
L’inchiesta aperta dalla Procura di Termini Imerese determinerà l’esatta dinamica della vicenda, anche se si prospettano tempi lunghi. Si setacciano carte, documenti, in un’indagine che al momento è rubricata contro ignoti per disastro colposo e omicidio. In primo piano però c’è l’abusivismo edilizio.
“In molti casi – ha detto giorni fa il procuratore Ambrogio Cartosio – c’è stata una certa compiacenza nei confronti degli abusivi. Ma c’è anche un problema tecnico, che è il reperimento delle risorse. Bisognerebbe istituire un fondo che contenesse le risorse per procedere alle demolizioni, un fondo da mettere a disposizione delle Procure”.
Ma ci vogliono milioni e milioni di euro, perchè almeno in Sicilia il fenomeno dell’abusivismo edilizio ha proporzioni enormi, e quella delle demolizioni è una procedura che fatica a compiersi per vari motivi.
Il Corriere della Sera giorni fa ha pubblicato un grafico, con i dati Istat, Cresme e Legambiente, su abusivismo e demolizioni in Italia e nelle regioni.
Nel nostro Paese delle 71.450 ordinanze di demolizione emesse negli ultimi 14 anni, l'80 per cento sono ancora da eseguire. Il dato si riferisce al periodo gennaio 2004-giugno 2018. E parla per la Sicilia di 6.637 ordinanze di demolizione emesse di cui 1.089 eseguite. L'83,6% delle ordinanze nell'Isola sono rimaste ferme nei cassetti. Peggio, in percentuale, solo Lazio e Campania. In Sicilia, dal 1985 a oggi quasi il 60% delle case abusive è in attesa di sanatoria.
La Sicilia è terra di abusivismo edilizio, nel suo complesso, ma esistono sacche in cui il fenomeno è ancora più intenso. Le zone costiere del Palermitano, i paesi dell’Agrigentino, come Palma di Montechiaro, dove gli edifici abusivi da abbattere sono almeno 9.998, 1,2 a famiglia. In provincia di Trapani c’è il caso Triscina, frazione balneare totalmente abusiva di Castelvetrano, in cui ci sono oltre mille case abusive insanabili. Per tentare di abbatterne solo 85 il Comune ha chiesto un mutuo da 3 milioni di euro alla Cassa depositi e prestiti. Il problema sono i soldi, e i comuni non ne hanno. Per legge la casa abusiva la dovrebbe abbattere il proprietario, una volta arrivata la sentenza definitiva. Se il proprietario non demolisce allora deve intervenire il Comune, ma è raro che questo avvenga in maniera celere. A Marsala, ad esempio, nel 2011 il Comune ha cominciato a demolire le case abusive costruite sulla costa. In 7 anni sono state demolite una cinquantina di case, per lo più ruderi, tra abbattimenti privati e pubblici.
Ma spesso i sindaci sono sovraesposti, e appena iniziano a parlare di demolizioni rischiano anche ripercussioni fisiche.
Proprio su questo il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha chiesto un intervento del governo nazionale. "In Sicilia - ha detto il governatore siciliano - abbiamo ventiseimila e seicento casi di abusivismo non sanabile. Ho chiesto al Governo centrale, scrivendo al presidente Conte, di trovare una soluzione affinché i sindaci non siano sovraesposti, in una terra in cui in alcuni contesti può diventare veramente difficile fare gli abbattimenti. L'abbattimento delle case, oltre al sindaco, potrebbero farlo la prefettura, il genio militare o le Procure. Serve creare un fondo nazionale per far fronte alle spese".
Sull’emergenza abusivismo in Sicilia ha parlato, con dati alla mano, Paolo D’Anca, segretario di Filca Cisl Sicilia, il sindacato degli edili: “La tragedia di Casteldaccia deve far riflettere sui danni causati dall’abusivismo edilizio che in Sicilia sfiora il 49%. Questo dato è inaccettabile, le istituzioni e la politica facciano la loro parte, schierandosi apertamente contro chi costruisce nell’illegalità“.
D’Anca mette sotto accusa “l’incuria e l’indifferenza rispetto a un’emergenza come quella dell’edilizia abusiva. Piangiamo queste povere vite spezzate come abbiamo pianto i morti di Giampilieri, quelli di Scaletta Zanclea e di altri eventi disastrosi simili a questi- continua D’Anca – pensando ogni volta che probabilmente questi drammi avrebbero potuto essere evitati. La magistratura farà luce su questa vicenda ma anche solo ragionando in termini di buon senso, si capisce come costruzioni cosi’ vicine all’alveo di un fiume fossero a rischio“.