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15/11/2018 06:00:00

Abusivismo di Triscina. Game over? Triscinamare demolisce da sé le tre villette fronte mare

  Giù le villette abusive di Triscinamare. Michele Giacalone abbatte da sé le tre casette fronte mare della sua struttura ricettiva che erano state costruite praticamente sulla spiaggia.

Dopo più di 20 anni, quest’autodemolizione rappresenta da un lato la caduta di un sistema che per troppo tempo ha legittimato e difeso l’abusivismo. Dall’altro mette fine alle vane speranze dei proprietari delle prime 85 case che a breve le ruspe di Stato dovrebbero cominciare a demolire.

I costi degli abbattimenti, come è noto, pur se anticipati dal comune attraverso il fondo di rotazione dedicato, sono a carico dei proprietari. Ed alcuni si stanno affrettando a provvedere in modo autonomo, in modo da ridurli notevolmente. I costi delle ruspe di Stato sono infatti molto più elevati, dal momento che devono rifarsi al prezziario regionale.

 

Una scelta forzata, quella di Giacalone, che nel suo caso ha impedito che i manufatti, non  ottemperando all’ordine di demolizione, venissero acquisiti al patrimonio indisponibile del comune.

Ciò  avrebbe vanificato la concessione rilasciata in passato per l’intera struttura, condizionata di fatto all’abbattimento di quelle villette davanti al mare, prive di autorizzazione.

Circa un mese fa era infatti stata notificata al comune la sentenza del Tar, in cui il ricorso presentato era stato considerato irricevibile ed i motivi alla base infondati.

 

Si tratta di un caso emblematico – ha commentato Salvatore Caccamo, presidente della commissione straordinaria che amministra da giugno del 2017 il comune di Castelvetrano dopo lo scioglimento per mafia - in cui le amministrazioni precedenti, non soltanto quindi quella dell’ultimo sindaco Errante, hanno fatto finta di niente. Un’inerzia totale che si è protratta per oltre 20 anni, nonostante il provvedimento di demolizione. Per cui credo che la demolizione di queste tre villette assuma un significato molto più pregnante rispetto all’abbattimento di tutte le altre 85 case messe insieme”.

 

La demolizione di queste tre villette sanciscono di fatto la fine di un sistema. Oggi, si sta facendo ciò che la politica non ha avuto il coraggio di fare, alla luce soprattutto della propria corresponsabilità nella  proliferazione di un’illegalità così diffusa da diventare normale. Un’illegalità certamente lontana dagli affari delle speculazioni edilizie, ma agita da così tante persone che, a scontentarle, ci si sarebbe potuta giocare qualsiasi elezione.

E le tre villette di Triscinamare sembrano davvero essere state un baluardo di illegalità difeso con le unghia e con i denti non soltanto dai suoi proprietari.

Al punto che nel 2012, un giornalista locale scriveva che Triscina “frazione balneare fra le più abusive d’Italia, è ormai esempio di innovazione e tutela ambientale grazie a Giacalone, del residence Triscinamare”. La struttura sarebbe stata dotata di un impianto di depurazione all’avanguardia a ciclo continuo (costato 130 mila euro), la cui acqua in uscita, con l’aggiunta di cloro si sarebbe potuta perfino bere. Il depuratore era stato progettato da una società di Assisi, la Gost, alla quale all’epoca il comune di Castelvetrano dava 235 mila euro per la gestione biennale dei due depuratori municipali, quello di via Errante Vecchia e quello di Marinella di Selinunte.

 

Altro che abusivismo! Triscinamare nel 2012 era diventato dunque un esempio di difesa dell’ambiente, con una madrina d’eccezione: Angela Giacalone, assessore al turismo della neogiunta Errante e figlia del proprietario dello stesso residence. 

E questo depuratore innovativo sarebbe servito anche per quelle tre villette costruite a pochi passi dalla battigia. Villette che nel febbraio 2010 furono attaccate dalla forza delle mareggiate che avevano mandato a gambe all’aria i relativi pozzi neri a dispersione, infilati sotto la sabbia.

 

E quando qualcuno nominava Triscina come patria dell’abusivismo, apriti cielo.

Memorabili le reazioni ad un articolo di Matteo Marchetti del Corriere della Sera, reo di aver definito la borgata come interamente abusiva. Replicarono da un sito locale d’informazione sia l’allora sindaco Felice Errante, che Angela Giacalone nel ruolo di assessore al turismo. Il primo scrisse che tutto era cambiato rispetto a vent’anni fa, perché intere aree erano state sanate. Mentre la seconda sottolineò che il fatto che le case avessero la corrente elettrica, la rete idrica e quella telefonica, era “una chiave di lettura inconfutabile che le suddette case, oramai sono in regola”. 

 

Insomma, se nel 2012 l’evoluzione di Triscina stava nella sua trasformazione da  “lido degli abusi” a “lido dei condoni”, oggi si fa sul serio e almeno le case insanabili sui quali pende l’ordinanza di demolizione cominciano ad andar giù.

Quello di Triscinamare, infatti, non è il solo caso di demolizione in proprio (in questo caso, limitatamente alla parte abusiva della struttura). Ce ne sono altri. Per esempio, una casa fronte mare nella via 125, dove il materiale di risulta è in corso di trasferimento in discarica autorizzata. L’imprenditore che se ne sta occupando per conto di un proprietario di Trapani, è molto chiaro: “Hanno sperato fino alla fine, ma adesso non c’è più niente da fare. Se questa casa l’avesse demolita lo Stato, il proprietario avrebbe dovuto pagare 18 mila euro. Un costo che, paragonato a quello di un’impresa privata, è davvero elevato”.

 

I lavori di demolizione dovrebbero iniziare ormai a breve, dopo la sottoscrizione del contratto con la Cogemat di Trapani, avvenuta il 5 ottobre scorso. Da troppo tempo però, si parla di abbattimenti a macchia di leopardo, dal momento che le case costruite prima della legge del 1976 sull’inedificabilità assoluta entro i 150 metri dal mare, rimarrebbero comunque in piedi. Ci siamo allora chiesti quante macchie possa avere questo leopardo. Anzi, l’abbiamo chiesto al commissario Caccamo, che ci ha risposto così: “E’ un dato ancora da accertare, siamo nella fase di verifica, ma circa 270 case abusive lungo la costa, nel 1978 non c’erano ancora. E siamo a due anni dalla legge sull’inedificabilità assoluta”.

 

Sono case che appartengono anche a  professionisti, noti imprenditori e amici del potere politico, perfettamente consapevoli di quello che stavano facendo. Persone nascoste in ultima fila, perché nella prima ci sono coloro che non sapevano, a cui si è permesso di costruire per poi metter loro il cappio alla gola: vota per me che ti salvo la casa dalla demolizione. 

E allora rimane l’eccellente sintesi fatta da quel residente che, nel 2000, intervistato in un servizio Rai di Michele Santoro, disse: “Triscina è nata come cucca politica!”.

Ovvio che le demolizioni non sarebbero potute mai cominciare con un sindaco politico. E la  “cucca”, finita da un bel po’, ha lasciato il posto ai suoi effetti collaterali più distruttivi.

 

Egidio Morici