di Katia Regina. La sua vocazione artistica si manifesta presto, a otto anni se lo contendono alcuni gruppi musicali per farlo cantare durante le feste delle contrade cittadine.
Il teatro irrompe nella sua vita grazie alla frequentazione della parrocchia di Sant’Anna, in quegli anni una vera e propria palestra per diversi giovani marsalesi sedotti dal fascino della recitazione. Alcuni di questi ne faranno una scelta di vita. Pietro Titone non scorderà il teatro neppure durante la lunga pausa che lo vedrà impegnato negli studi universitari.
Torna a casa con una laurea in ingegneria, inizia la sua carriera professionale e riprende a coltivare la sua grande passione. Inizia la sua collaborazione da consulente musicale con la compagnia storica marsalese Russo-Giacalone. Da allora non ha più smesso di frequentare le scene, diventando autore e regista di musical che hanno sempre registrato una grande partecipazione di pubblico.
Questa volta ha alzato il tiro, la sfida ha richiesto un impegno notevole, Pipino il Breve, in scena questa sera alteatro Impero, un musical davvero impegnativo a cominciare dal numero di personaggi in scena, oltre quaranta, la stragrande maggioranza dei quali professionisti sì, ma in altri ambiti.
Una sfida formidabile dirigere tanti strumenti umani, condurli verso un’armonia piena, corale. Un tragitto irto di ostacoli quello che segna il percorso di preparazione di quest’opera del maestro Tony Cucchiara, spiega Pietro Titone, per farla breve ci limitiamo a dire che trovare il protagonista non è stato semplice, una sorta di superstizione di macbethiana memoria, detto ciò, gli addetti ai lavori comprenderanno la gravità, i curiosi invece potranno informarsi sulla rete. La Chanson de Roland è dunque il motivo portante, la stessa che ha ispirato i quadri raffigurati negli antichi carretti siciliani.
E la Sicilia è protagonista di questa commedia musicale, attraverso i suoni, i colori e il vernacolo. Marsala è una città ricca di fermenti artistici, ma bisogna pur considerare che la qualità è cosa ben diversa dalla quantità, afferma il maestro Titone, che si pronuncia anche in merito alla questione Moni Ovadia. La città non ha mai avuto un direttore artistico, precisa, pertanto c’era da aspettarselo che non avrebbe reagito bene dinnanzi alla nomina di un estraneo, seppur qualificato. Le dinamiche di un territorio non dovrebbero mai essere trascurate da chi amministra, lo dimostra bene quanto è accaduto con le due rassegne teatrali volute dal direttore artistico.