A Castelvetrano c'è un fenomeno singolare. Da qualche giorno, l'illuminazione della via Vittorio Emanuele si comporta in modo strano. I lampioni si accendono di giorno, ma di sera, quelli del marciapiede destro rimangono tutti spenti.
La cosa ha chiaramente destato preoccupazione tra i negozianti, soprattutto per questioni di sicurezza: dopo la chiusura, una buona parte delle attività commerciali rimane nella metà al buio del corso. Ed alcuni stanno facendo una raccolta di firme da inviare alla commissione straordinaria, per chiedere la riaccensione dei lampioni.
Il fenomeno però non sarebbe legato al risparmio, ma a dei guasti che l’azienda esterna che si occupa dell’illuminazione cittadina, la City Green Light, starebbe cercando di riparare.
Inoltre non è legato soltanto al corso Vittorio Emanuele, ma anche ad altre zone della città,
come via Cordova, via Crispi e via IV novembre. Di giorno, fanno sapere gli uffici tecnici del comune, le luci si accendono proprio per le attività manutentive volte alla ricerca del guasto.
Ma al buio rimangono anche tante zone tra Triscina e Selinunte, oltre alla via Campobello e la via Tagliata. In questi casi, alla base dei black out ci sono i furti di rame, già denunciati alle forze dell’ordine.
A rendere le cose più complicate, ci sarebbe un debito di 2 milioni e 300 mila euro che il comune di Castelvetrano avrebbe accumulato nei confronti della City Green Light, ex Gemmo, negli ultimi tre anni. E secondo l’azienda esterna, che serve più comuni della provincia di Trapani, Castelvetrano sarebbe quello più indebitato.
In passato, la Gemmo stava per fallire proprio a causa dei comuni che non pagavano e, con un impasto societario, appoggiandosi a delle banche, riuscì ad andare avanti.
Ma chi dovrebbe ripristinare i cavi di rame che sono stati rubati? Dovrebbe pensarci la stessa City Green Light o, in alternativa, altre ditte incaricate dal comune previa progettazione. E ci vogliono soldi. Soldi che non ci sono.
Stessa cosa per i guasti. Anche perché una vera manutenzione straordinaria, così almeno ci riferiscono dall’ufficio tecnico, non viene fatta almeno dai primi anni ‘90. Le linee elettriche, ormai vecchissime, in molti punti hanno perso il loro potere isolante e per sostituirle ci vorrebbero investimenti di milioni di euro. Soldi che non ci sono.
E quanti pali della luce ha la città di Castelvetrano, comprese le borgate di Selinunte e Triscina?
Circa 4500, per 7000 punti luce. Praticamente quanto il comune di Monza che conta più di 120 mila abitanti. La città degli ulivi e dei templi avrebbe quindi un’estensione territoriale enorme rispetto ai suoi abitanti che… dovrebbero pagare le tasse.
I motivi di quest’estensione anomala non possono che essere ricondotti all’abusivismo delle seconde case (con intere aree urbanizzate) e alle nuove lottizzazioni abitative nelle periferie della città.
Ma se ai pali della luce non viene fatta la manutenzione, poi bisogna dismetterli, soprattutto per evitare che cadano rovinosamente sulle auto o, peggio, sui pedoni.
E allora, nel corso degli anni, sono stati dismessi più di 400 pali e a breve ne verranno demoliti più di 200.
Certo, a fronte di 6500 pali che mancheranno, c’è un progetto per rimetterne almeno 300. Ma ci vorrebbero 380 mila euro. Soldi che non ci sono.
E poi ci sono i semafori. Anche quelli non funzionano. Il progetto di manutenzione c’è da un bel po’, ma ci vogliono i soldi. Soldi che non ci sono.
Qualcuno si chiederà: perché per le demolizioni delle case abusive i soldi si sono trovati e per gli altri problemi no? La risposta è semplice: si tratta di un fondo di rotazione che lo Stato anticipa e che può essere usato solo per le demolizioni, per altro da restituire avvalendosi sugli stessi proprietari.
Insomma, con un disavanzo di 26 milioni di euro, viene da pensare che per risollevare la città, più che un commissario o un sindaco, ci vorrebbe un re. Ci vorrebbe Re Mida.
Egidio Morici