L’operazione antimafia Cupola 2.0, che ieri a Palermo ha portato in carcere 46 esponenti di quattro mandamenti mafiosi palermitani, rispetto alle tante altre che in questi anni l’hanno preceduta questa volta riporta alcune importantissime novità in seno a Cosa nostra.
La prima è che è tornata a riunirsi la commissione provinciale di Palermo, fatto che non accadeva formalmente dal 1993, dall’arresto di Riina; la seconda è che per la prima volta dalla morte dello stesso Totò Riina, avvenuta il 17 novembre dello scorso anno, i componenti della commissione lo scorso 29 maggio hanno eletto a capo della Cupola appena ricostituita, Settimo Mineo, 80 anni, ufficialmente gioielliere, ma con un "curriculum" mafioso di decenni e capo del mandamento di Pagliarelli. E’ lui il nuovo capo di Cosa nostra e a lui era stato rilasciato il passaporto per volare negli Stati Uniti. Il blocco per un problema al visto ha fatto da presupposto per l’arresto di ieri.
Gli altri capi mandamento arrestati - Con Mineo sono stati arrestati anche i tre componenti della Cupola, rappresentanti del mandamento di Porta Nuova, Gregorio Di Giovanni; di Misilmeri-Belmonte, Filippo Salvatore Bisconti; di Villabate, Francesco Colletti. Come Mineo, tutti scarcerati di recente dopo aver scontato condanne per mafia.
L’intercettazione che incastra i boss - È stato il capo mandamento di Villabate Francesco Colletti a svelare l’ultimo mistero dei boss, e non sospettava certo di essere intercettato. Al suo autista, Filippo Cusimano, ha raccontato della riunione della commissione provinciale a cui aveva partecipato alcune ore prima, il 29 maggio. “Si è fatta comunque una bella cosa - diceva orgoglioso - per me è una bella cosa questa… molto seria… molto… con bella gente… bella. Grande. Gente di paese… gente vecchi… gente di ovunque”. E poi aggiungeva dettagli sui partecipanti, dettagli che hanno incastrato Mineo e gli altri.
Centralità della commissione palermitana - Cosa nostra, dopo anni, dunque ha ricostituito la storica Cupola. Dalle indagini è emersa "la centralità della commissione a Palermo, non più la provincia, non più Corleone ma la città Palermo", afferma il procurator De Raho che poi conclude: "Adesso c'è da prendere Messina Denaro, che è al di fuori della commissione provinciale e sul quale c’è tantissima attenzione. Lo Stato non può più ritardare".
La ricostituzione di Cosa Nostra - La riorganizzazione ha avuto inizio, come detto, il 29 maggio scorso. I capi delle famiglie di Palermo si sono riuniti per eleggere il nuovo padrino, l’erede di Totò Riina, morto un anno fa. Inoltre si è ricostituita la commissione provinciale e l’organismo di rappresentazione delle famiglie, che poteva essere convocato solo dal padrino in carica. Quindi morto Totò Riina, a quel punto si è reso necessario iniziare le operazioni di ricostituzione della Cupola di Cosa Nostra.
Cupola 2.0 – Le indagini coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Francesca Mazzocco, Amelia Luise, Dario Scaletta, Gaspare Spedale e Bruno Brucoli hanno ricostruito, gli assetti dei clan palermitani di Porta Nuova, Pagliarelli, Bagheria, Villabate e Misilmeri. La Commissione provinciale di Cosa nostra, sarebbe stata riconvocata il 29 maggio scorso: una riunione, un summit che riporta alla vecchia mafia. Come ispirata alla tradizione sembra essere l'organizzazione della nuova commissione provinciale guidata da Mineo che punta anche al ritorno forte delle estorsioni classiche ma che punta all’affare delle scommesse online.
Le accuse - I boss sono stati fermati per associazione mafiosa, per traffico di droga e la gestione delle scommesse online, business che avevano portato alla cosca milioni di euro. Inoltre sembra che Cosa Nostra si sia infiltrata molto bene nell’ambiente economico-legale e nelle relazioni. Le intercettazioni infatti hanno permesso di scoprire imprenditori che cercavano i boss per risolvere alcuni loro problemi, tra cui recupero crediti e mediazione nelle controversie.
Chi è il nuovo capo di Cosa Nostra - Settimo Mineo, 80 anni, - lo "zio Settimo" - incoronato capo della commissione provinciale di Palermo, tra i 46 fermati dell'operazione dei carabinieri 'Cupola 2.0, e' ritenuto l'erede di Toto' Riina, morto un anno fa. Quel posto di capo dei capi era vacante, infatti, dal 17 novembre 2017. Mineo, boss del mandamento di Pagliarelli, con un negozio di gioielleria nel centro storico di Palermo, in corso Tukory, e' stato designato capo della Cupola palermitana (e successore di Riina) il 29 maggio scorso, sei mesi e 12 giorni dopo la morte del padrino corleonese. Di Settimo Mineo, parlò anche Tommaso Buscetta. Nel 1984, al giudice Falcone che lo interrogava dopo l'arresto, lo "zio Settimo" rispose: "Non so di che parla, cado dalle nuvole". Fu poi condannato a 5 anni al maxi-processo e, riarrestato nel 2006, era tornato libero dopo una condanna a 11 anni. Carismatico e con doti di mediazione, l'anziano boss di Pagliarelli non usava telefonini per il timore di essere intercettato e si muoveva a piedi, anche per andare a trovare altri capi famiglia. In una Cosa nostra stordita dai numerosi arresti e alla ricerca di un riferimento saldo, Mineo e' apparso come una opportunità affidabile.
Una vita passata in Cosa Nostra. Mineo in passato ha rischiato di morire. Nel 1982 in un agguato davanti alla sua gioielleria ha rischiato di essere ucciso. In quell’occasione morì solo il fratello Antonino. All’epoca c’era tensione tra la famiglia Mineo e Motisi, ma il giovane Settimo seppe essere molto diplomatico. Queste sua caratteristica permise a Totò Riina di notarlo con interesse. Mineo fu condannato a 7 anni che poi furono ridotti a 5 anni e 4 mesi dopo essere stato chiamato in causa dal primo pentito di mafia Leonardo Vitale all’inizio degli anni Settanta e successivamente da Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno. Nel 2006 però iniziò a scontare un’altra pena di 11 anni. In carcere non ha mai ceduto e ha continuato a sostenere la sua innocenza. Quando è tornato in libertà ha trovato una situazione movimentata tra le famiglie di Palermo poiché vecchi boss venivano liberati e nuovi capi arrestati. Per questo motivo aveva riassunto il ruolo di mediatore equilibrato fra famiglie.
Tutti gli arrestati nell’operazione Cupola 2 - Settimo Mineo, 80 anni Palermo, Stefano Albanese, 34 anni di Termini Imerese, Giusto Amodeo, 48 anni Misilmeri; Filippo Annatelli, 55 anni di Palermo, Gioacchino Badagliacca, 41 anni, Palermo, Filippo Salvatore Bisconti, 58 anni, Belmonte Mezzagno, Giuseppe Bonanno, detto Andrea, 57 anni, Misilmeri, Giovanni Cancemi, 48 anni, Palermo, Francesco Caponnetto, 48 anni, Palermo, Francesco Colletti, 49 anni Palermo, Giuseppe Costa, 36 anni Villabate, Maurizio Crinò, 47 anni Misilmeri, Rosalba Crinò, 29 anni Villabate, Filippo Cusimano 42 anni, Misilmeri, Rubens D’Agostino, 43 anni Palermo, Giuseppe Di Giovanni, 38 anni Palermo, Gregorio Di Giovanni, 56 anni Palermo, Filippo Di Pisa, 45 anni Misilmeri, Andrea Ferrante, 43 anni, Palermo, Francesco Antonino Fumuso, 51 anni, Villabate. Vincenzo Ganci 52 anni Misilmeri, Michele Grasso, 43 anni Palermo, Simone La Barbera, 56 anni Mezzojuso, Marco La Rosa, 37 anni Palermo, Gaetano Leto, 38 anni Palermo, Michele Madonia, 48 anni Palermo, Giusto Francesco Mangiapane, 42 anni Ciminna, Matteo Maniscalco, 63 anni, Monreale, Luigi Marino 44 anni Palermo, Pietro Merendino, 53 anni Misilmeri, Fabio Messicati Vitale, 44 anni Villabate, Giovanni Salvatore Migliore, 50 anni Belmonte Mezzagno, , Rosolino Mirabella, 32 anni Palermo, Salvatore Mirino, 51 anni Palermo, Massimo Mulè, 46 anni Palermo, Domenico Nocilla, 72 anni Misilmeri, Carlo Noto 62 anni Misilmeri, Nicolò Orlando, 52 anni Misilmeri, Salvatore Pispicia, 51 anni nato a Palermo, Stefano Polizzi, 63 anni Bolognetta, Gaspare Rizzuto, 36 anni Palermo, Michele Rubino 58 anni Palermo, Giovanni Salerno, 68 anni Palermo, Pietro Scafidi 26 anni Misilmeri, Salvatore Sciarabba, 68 anni Palermo, Salvatore Sorrentino, 53 anni Palermo, Giusto Sucato, 49 anni Misilmeri, Vincenzo Sucato, 74 anni Misilmeri, Salvatore Troia, 58 anni Villabate.