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17/12/2018 08:55:00

Manovra, Conte minaccia le dimissioni

Il vertice di ieri sera (Conte, Salvini, Di Maio, Tria, Fraccaro) è durato quattro ore, e, secondo il Corriere della Sera, Conte, che aveva incontrato Mattarella nel primo pomeriggio, ha minacciato i due vice premier di dimettersi e solo così li ha convinti ad accettare i tagli da 4 miliardi voluti dall’Europa.

Il risultato sarebbe questo: niente più tassa sulle auto inquinanti - a meno che non siano Suv o macchine di grossa cilindrata -, taglio di due miliardi dei fondi per il reddito di cittadinanza che comunque non partirà prima della fine di marzo, taglio di altri due miliardi anche all’intervento sulla Fornero, cioè alla cosiddetta quota 100 (da 6,7 a 4,7).

Restano i tagli alle cosiddette pensioni d'oro (dal 10 al 40% della parte eccedente i 4.500 euro netti al mese ossia i 90 mila lordi l’anno). «Ci sarà uno sgravio sui contributi Inail a carico delle imprese che partirà da 415 milioni l’anno prossimo per salire a 600 milioni nel 2021. Viene poi alzata da 40 mila a 200 mila euro la soglia massima per l’affidamento diretto degli appalti da parte degli enti locali» scrive Il Corriere della Sera.

Secondo il Corriere sarebbe anche confermata la flat tax per attirare i pensionati stranieri nel nostro Mezzogiorno. Repubblica scrive che «la strada per un accordo tra Roma e Bruxelles appare in discesa».

Confermato il rapporto tra deficit e pil al 2,04%.

Ci sono problemi politici per Di Maio: Di Battista ha annunciato il suo ritorno per il 24 dicembre, Grillo e Casaleggio hanno tenuto una festa-vertice all’ultimo piano dell’hotel Forum e fatto trapelare la loro insoddisfazione per le misure adottate dal governo, troppo poco sensibile ai temi ambientalisti tanto cari ai grillini delle origini. 

Ugo Magri su La Stampa racconta un retroscena sulla campagna acquisti di Berlusconi nei confronti dei Cinque Stelle:

Berlusconi è davvero convinto di poter fare un «ribaltone» parlamentare. Se un paio di settimane fa ne ha voluto mettere al corrente perfino Mattarella, significa che l’uomo si sente a buon punto. Tra l’altro l’ex premier ha una certa esperienza di campagne acquisti (dieci anni fa ne fece le spese Prodi), e insomma non va preso sottogamba quando con gli amici si vanta di avere in tasca 6 grillini pronti a passare con lui in Senato, più altri 6 che sarebbero molto interessati, sebbene non ancora convinti a saltare il fosso. Visti i numeri di Palazzo Madama, dove in base alle più recenti stime la maggioranza è di soli 8 voti, si capisce come mai il Cav sia così pimpante. E non finisce qui. Alla camera pare siano una vera folla i Cinquestelle in crisi d’identità: tra 20 e 25, questo perlomeno captano le lunghe antenne berlusconiane. Uno di loro si è già appalesato giorni addietro, Matteo Dall’Osso. Il deputato M5S è andato ad Arcore per tastare il terreno e ne è uscito con la casacca di Forza Italia.
 
Il mutuo da pagare
La facilità con cui Dall’Osso si è lasciato ammaliare ha convinto Silvio che, ormai, basta scrollare l’albero per raccogliere i frutti. Ma la prova del nove gliel’ha data un pettegolezzo, vergognosamente low profile. Qualcuno dei suoi ha saputo che alla banca interna di Montecitorio (una filiale del Banco di Napoli) c’è stato un vero assalto: almeno 50 deputati grillini avrebbero chiesto o rinegoziato mutui a tassi d’interesse super-vantaggiosi, meno dell’1 per cento nonostante lo spread. Cosa c’entra con i possibili tradimenti? «Questa è gente senz’arte né parte che, se si ritornasse a votare, non saprebbe nemmeno come trovare i soldi per pagarsi le rate», raccontano sia stata la reazione euforica di Berlusconi quando gliel’hanno riferito, «dunque sarebbero disposti a qualunque cosa pur di continuare a prendere l’indennità». Dai sondaggi riservati, che gli fornisce Euromedia Research, l’uomo vede calare i Cinquestelle di mezzo punto a settimana, con regolarità costante. Oggi gli risultano al 24,5 per cento. Scommette che alle Europee faranno un tonfo clamoroso. A quel punto, nella profezia berlusconiana, scatterà il fuggi-fuggi. I grillini col maldipancia (e il mutuo) cercheranno scampo nella scialuppa del Gruppo Misto. Col voto loro e di qualche ex Pd si darà vita a un governo di centrodestra guidato da Salvini che, Berlusconi ne è certo, «non potrà esimersi». E quando tra 4 anni si tornerà alle urne, gli ex grillini «responsabili» verranno tutti ricandidati da Forza Italia, tornata nel frattempo al governo e rilanciata in salute.
 
Sogni a occhi aperti
Ai suoi parlamentari il Cav ha dato istruzione: «Ciascuno adotti un grillino, ci faccia amicizia e al momento giusto tireremo le reti». Il suo entusiasmo per ora contagia soprattutto i «peones» e quelli più ansiosi di mettersi in mostra col boss. Nel gruppo dirigente azzurro domina la voglia di tenere le carte coperte. Giorgio Mulè, portavoce di Fi alla Camera, sfoggia una metafora tutta da interpretare: «Va bene che ci sono i cambiamenti climatici, ma nessuno si sarebbe aspettato che la neve cominciasse a sciogliersi già a dicembre». La primavera è dietro l’angolo, forse nemmeno servirà attendere le Europee.