La manovra non arriverà nell’aula del senato oggi, com’era previsto, ma solo venerdì, dato che dall’Europa non è ancora arrivato il via libera e si continua a trattare.
La commissione Bilancio di Palazzo Madama inizierà questa mattina i lavori e così al voto arriverà un testo corretto dai commissari, un maxi-emendamento su cui sarà posta la fiducia e che includerà le correzioni dei saldi della manovra chieste da Bruxelles, gli emendamenti del governo e quelli di maggioranza e opposizione.
Questo testo dopo l’approvazione del senato tornerà alla camera per il via libera definitivo tra Natale e Capodanno. Intanto la commissione europea non ha ancora escluso la possibilità di una procedura d’infrazionde, ha chiesto altri chiarimenti e concesso però più tempo al governo: la manovra italiana non è per ora all’ordine del giorno della riunione di mercoledì, l’ultima dell’anno.
Il Tesoro ha inviato intanto a Bruxelles il nuovo schema della legge di bilancio, con i tagli anche alle misure bandiera di Lega e M5s. Sono previsti due miliardi in meno per quota 100 sulle pensioni.
«I quasi mille parlamentari che abbiamo eletto a marzo, e che ci costano un miliardo e mezzo all’anno per tenerli lì, approveranno la legge di Bilancio a scatola chiusa, senza discuterla, forse senza nemmeno averci dato un’occhiata. Non ne avranno la possibilità perché la manovra 2019 va per forza approvata entro fine mese, sennò l’Italia piomberebbe nel limbo dell’esercizio provvisorio e forse nel caos dei mercati finanziari. Mancano solo 13 giorni alla scadenza, festività comprese. Eppure il testo definitivo ieri non era ancora pervenuto in Senato perché lo stavano correggendo a Bruxelles; e quando finalmente tornerà indietro, forse oggi, l’esame in commissione si annuncia come un semplice «pro forma»; così pure in aula, dove il dibattito verrà strozzato dal voto di fiducia. Poi, dopo Palazzo Madama, nuovo giro alla Camera per il timbro finale; e anche lì sarà un prendere o lasciare, con l’aggravante che l’8 dicembre scorso i deputati avevano già approvato un testo rivelatosi farlocco, quindi senza fiatare ne dovranno votare uno nuovo, largamente riscritto secondo i dettami europei. Di questo passo il Parlamento muore. A cosa serve mantenerlo in vita, se nelle sue aule nemmeno si discute come spendere i soldi dei cittadini, dove andarli a rastrellare, se è giusto o no gravare di debiti le generazioni future?» questo il commento di Lucio Magri sulla Stampa.
Mano dura sulle pensioni?
«Novità per l’adeguamento delle pensioni al carovita (indice Istat). Adeguamento che resterà parziale, soprattutto per gli importi più elevati, nei prossimi quattro anni. Con il maxi-emendamento governativo atteso nelle prossime ore, dovrebbe arrivare uno schema di indicizzazione ancora su cinque fasce e adeguamento pieno solo per le pensioni fino a tre volte il minimo (1.530 euro lordi al mese), seguito da una stretta che cresce con il crescere dell'assegno, fino al 50% per importi sopra 6 volte il minimo. E il taglio delle pensioni più elevate potrebbe partire dai 100mila euro lordi annui anziché da 90mila» scrive Il Sole 24 Ore.
Di Maio su Facebook ha fatto sapere che l’ecotassa sulle vetture inquinanti colpirà solo «chi deciderà di acquistare un Suv diesel o a benzina o una supercar». In questo modo, secondo il vicepremier, sarà finanziato il bonus fino a 6.000 euro per le macchine elettriche e non inquinanti. In realtà, fa notare Carmine Fotina sul Sole, stando all’ultima modifica la tassa scatterebbe oltre i 155 C02 G/km, «limite nel quale non si possono annoverare solo auto di lusso o Suv come dichiarato dal ministro Di Maio. Finirebbero nella griglia del malus, per fare alcuni esempi, alcuni modelli della 500L a benzina e auto di livello appena superiore, che possono rappresentare un segmento di mercato interessante per categorie sociali come imprenditori e professionisti».